Inquinamento luminoso: ne soffrono gli animali, le piante, il mare e persino l’uomo che non riesce piu’ “a riveder le stelle.”

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22.02.2023

L’inquinamento luminoso è un fenomeno che sta aumentando soprattutto nelle aree fortemente urbanizzate e che sta destando attenzione a livello globale, tanto da essere stata istituita in Italia una giornata nazionale contro l’inquinamento luminoso, che ricade il 17 ottobre. Per inquinamento luminoso si intende qualunque alterazione di luce naturale presente di notte nell’ambiente esterno e di cui l’uomo è responsabile

La prima ad essere colpita dall’abuso sfrenato di fonti di luci in zone urbane ed extraurbane è sicuramente la biodiversità di tutto il mondo. 

Le luci, oltre ad essere un fattore inquinante per i residui chimici ed il calore che rilasciano, hanno come primo immediato impatto la riduzione della visibilità del cielo stellato. Oltre a privare l’umanità della vista della Via Lattea, l’inquinamento luminoso crea problemi ai flussi migratori degli uccelli stagionali che si orientano a seconda della disposizione delle stelle nella volta celeste. Gli uccelli, essendo animali che regolano il loro ciclo circadiano sulla presenza o meno di luce (ovvero il ciclo di alternanza giorno-notte necessario affinché si abbiano determinati processi biologici), in prossimità di centri abitati tendono a non andare a dormire e dedicarsi alle attività diurne a ciclo continuo. Galli e pettirossi stressati dalle troppe luci scambiano la notte per il giorno e diventano l’ossessione di chi non riesce a dormire. Questo è stato il caso degli stormi stanziali nei pressi della piazza antistante il Duomo di Milano che non cessavano di cantare nonostante le ore notturne.

La luce dei lampioni ha effetti simili sugli insetti notturni come le falene, che vedendo la luce in maniera polarizzata, scambiano la luce artificiale per quella lunare, subendo alterazioni nel loro ciclo biologico di riproduzione e crescita. Sviluppandosi prima o dopo ed essendo la principale preda dei pipistrelli, questi ultimi potrebbero non trovare abbastanza cibo per l’ibernazione e diventare sempre più rari in determinati ambienti. 

Innumerevoli sono, inoltre, le fatalità a cui altri animali ed uccelli notturni vanno incontro in seguito all’abbaglio causato da insegne luminose, fari e lampioni, in quanto i loro occhi non sono abituati a fonti di luci così intense.

Un abuso dell’illuminazione porta scompigli anche negli oceani perché i fasci di luce destabilizzano lo zooplancton che discende nelle profondità marine durante la notte e risale in quelle diurne, diventando così facile preda di meduse e altri piccoli pesci carnivori e diminuendo drasticamente. Lo stesso discorso vale anche per tutta la flora che ci circonda: uno studio svolto presso l’Università degli studi di Padova ha riscontrato che l’esposizione alla luce artificiale notturna delle foglie delle piante di magnolia provoca una riduzione della fotosintesi clorofilliana, con conseguente riduzione della produzione di ossigeno.

In che modo, invece, l’uomo subisce, in quanto animale, gli effetti dell’inquinamento luminoso?

I ricercatori della University of Exter, nel Regno Unito, hanno dimostrato che l’esposizione continua a fonti luminose genera gravi conseguenze che si ripercuotono sulla vita e sulla salute umana. Per l’uomo riuscire ad avere il buio, che concilia il sonno e aiuta a ridurre lo stress, è diventato sempre più difficile. Infatti, anche l’essere umano se esposto per periodo prolungato a fonti luminose riscontra alterazioni nel bioritmo, facendo insorgere anomalie nella produzione di serotonina e melatonina: la ghiandola pineale produce quest’ultimi durante la notte ed è per questa ragione che l’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità, considera l’inquinamento luminoso un fattore potenzialmente cancerogeno. 

Inoltre, l’alterazione del ritmo circadiano nell’essere umano, si ripercuote negativamente sulla qualità del sonno, causa l’insorgenza di patologie fisiche quali il diabete, l’abbassamento delle difese immunitarie e patologie psicologiche come alterazione degli stati emozionali e depressione. 

Tra le annoverate conseguenze di un’esposizione eccessiva alla luce artificiale, vi sono anche quelle di tipo culturale: la perdita del contatto diretto dell’uomo con il cielo, da sempre un punto di riferimento per le attività umane, ha causato un impoverimento rispetto alle culture degli antichi popoli orientali che avevano una visione areale delle costellazioni e dei corpi celesti di 360 gradi rispetto ai nostri 180 e che basavano l’orientamento e le loro attività agricole sull’osservazione delle stelle. Basti pensare che in molte grandi città e metropoli del mondo gli abitanti non hanno mai visto una stella e che il blackout a Los Angeles, a seguito dell’ultimo violento terremoto, è diventato un vero e proprio “evento” perché ha permesso agli abitanti di vedere il cielo per intero, nuovamente e chiaramente visibile nella sua bellezza, fra sconcerto e incredulità. 

In questo contesto, altrettanto drammatico è il caso dell’Italia che si posiziona in cima alle statistiche come uno dei Paesi più industrializzati e la cui popolazione, circa l’80%, non riesce a vedere la Via Lattea. Inoltre, vi è stato un passaggio dalle vecchie lampadine a quelle a LED il cui utilizzo ha graziato solo le tasche dello Stato italiano, ma non la nostra salute: la componente blu della luce fredda a LED, infatti, stanca di più gli occhi. Oltre all’illuminazione pubblica, il fenomeno dell’inquinamento luminoso è causato anche dall’illuminazione privata: insegne, luci decorative sui balconi lasciate accese e altre fonti, fanno lievitare gli sprechi e i costi, contribuendo agli effetti negativi già esposti. 

Come abbiamo visto, l’inquinamento luminoso è un grave problema e deve essere risolto ricorrendo anche a soluzioni semplici e piccole, ognuna differente in base all’ambito di riferimento. Per esempio, per ovviare a questi problemi si potrebbe pensare di migliorare il confort visivo utilizzando luci dalle tonalità più calde seppur a discapito dell’efficienza, o di rielaborare i piani urbanistici, come negli altri Paesi europei, in modo da distribuire meglio l’illuminazione delle strade per una minore dispersione e un maggiore risparmio energetico. Ciononostante, le diverse soluzioni non mettono d’accordo tutti giacché ci sono troppi interessi e gli strumenti legislativi sono disomogenei e cambiano di regione in regione. Dovrebbero partire dall’alto”, dal governo centrale, le nuove regolamentazioni per fronteggiare il fenomeno dell’inquinamento luminoso ed essere diffuse omogeneamente su tutto il territorio  nazionale  in modo da  sollecitare le singole regioni, che non si sono ancora attivate, a mettere in campo gli adeguamenti e i nuovi progetti di illuminazione che non sprechino energia e che allo stesso tempo salvaguardino l’uomo, la natura e tutte le specie viventi.

Elena Iuliano, Gaia Noboa – Officina Civile

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