Il Paese del precariato
11.05.2023
L’Italia è il Paese del precariato, delle incertezze lavorative, soprattutto per le giovani generazioni.
Ragazzi altamente formati, che hanno seguito tutti i gradi di istruzione, che hanno conseguito lauree e master si trovano a dover cercare un’occupazione che la maggior parte delle volte non è soddisfacente e non garantisce una reale e sicura occupazione. Infatti, spesso siamo di fronte a contratti a termine, stage fittizi o mal retribuiti.
Chi ha un contratto percepisce stipendi che gli consentono a malapena di sopravvivere, soprattutto se vivi in una grande città dove i prezzi degli affitti sono alle stelle.
I dati INPS sul precariato
L’Osservatorio INPS ha pubblicato nel mese di gennaio 2023 dei dati che sono alquanto allarmanti. Il 71% di rapporti attivato è temporaneo.
Nel mese di gennaio 2023 sono calate le assunzioni a tempo indeterminato (162.693 contro le 166.592 dello stesso mese del 2022) così come assunzioni a termine (283.412 contro le 292.228 dello stesso mese del 2022), calano anche le assunzioni in apprendistato.
Sono aumentate solo le assunzioni stagionali e le assunzioni con contratto intermittente rispetto al 2022. Parliamo sempre di contratti temporanei, che difficilmente vengono rinnovati alla loro scadenza.
Tra il mese di gennaio 2022 e gennaio 2023 sono aumentate le cessazioni di rapporti a termine (176.404 contro i 175.429 del 2022) e le cessazioni dei rapporti con contratto intermittente (49.030 contro i 47.869 del 2022).
Per i giovani lavoratori dipendenti o autonomi, con età tra i 20 e 24 anni, il reddito medio annuo è pari a 11.875 euro per i ragazzi e, come spesso accade in Italia, le ragazze hanno delle retribuzioni inferiori, con un reddito medio di 9.911 euro.
Stiamo parlando di cifre da soglia della povertà.
La fascia di età successiva tra i 25 e 29 anni ha un reddito leggermente più elevato attestandosi su poco più di 15.000 euro annui come reddito imponibile da lavoro.
A conti fatti i giovani in questa fascia di età arrivano circa a 1000 euro al mese.
Il problema dei contratti
Il problema principale e più grave del nostro Paese è dato dal tipo di contratto perché i dati mostrano una fotografia drammatica: nella fascia di età tra i 20 e 29 anni più di 220.000 ragazze e ragazzi hanno firmato contratti a intermittenza, contratti a chiamata ricevendo una retribuzione che potremmo definire ridicola.
Altra piaga è quella del lavoro stagionale soprattutto quello legato alla stagione estiva (comparto del turismo, ristorazione, alberghiero).
Purtroppo, un’altra piaga è rappresentata dai professionisti a partita IVA (parliamo di avvocati, ma anche ingegneri, di architetti) e anche in questo caso vi sono dati che mostrano come la retribuzione, rispetto alla media, sia molto bassa.
A rischio povertà
Sono tutti a rischio povertà e conducono una vita sempre “sul filo del rasoio”.
Come mai in Italia Governo e Parlamento non sono in grado di agire e introdurre, a livello legislativo, misure che garantiscano una vita dignitosa ai cittadini?
Il costo della vita è sempre più elevato, ma gli stipendi sono sempre gli stessi se non addirittura più bassi o saltuari. Come mai facendo un confronto con altri stati UE vediamo questo enorme divario tra loro e l’Italia?
Il confronto con l’Europa
Parliamo di Stati come Francia, Germania, Belgio che riescono ad avere misure che consentono ai cittadini- in particolare i più giovani- degli stipendi dignitosi, di poter vivere da soli, di poter costruire un futuro.
L’Italia resta sempre ferma nello stesso punto, anzi compie passi indietro impedendo alle giovani generazioni di crescere ed essere autonomi.
Che il nostro non sia un Paese per giovani, lo si è capito da tempo. Come possa diventarlo, al fine di non disperdere le migliori risorse che comunque l’Italia continua a sfornare, non è dato ancora saperlo.
Giulia Cavallari, Giovane Avanti!
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