Il copywriter: una vecchia, nuova figura

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30.09.2022

Tazza di caffè alla mano e portatile nell’altra, spesso seduti in un bar o in uno spazio di co-working. Questo nell’immaginario comune è il classico ritratto del copywriter freelance. Chi? Il Copywriter, una figura professionale annoverabile tra le nuove professioni (anche se non è proprio così, ma lo vedremo dopo) che comunica attraverso le parole, aiutando organizzazioni private e pubbliche a migliorare la propria comunicazione e a vendere attraverso un messaggio studiato ad hoc per loro. Una professione che richiede creatività, conoscenze linguistiche e, soprattutto, in materia di marketing.

Le origini della giornata mondiale: un’ode al caffè

Ancora il caffè come protagonista. Si perchè la scelta della giornata di celebrazioni viene proprio dalla routine quotidiana di ogni copywriter, che trascorre la sua giornata di lavoro tipo seduto davanti a un portatile con al fianco una inseparabile tazza di caffè. L’iniziativa parte da un’associazione studentesca polacca (Coffeewriters UMK) che, proprio in virtù di questo, decise di farla cadere il 30 settembre, ovvero alla vigilia della Festa internazionale del caffè del 1 ottobre.

La storia del copywriting

Nuove professioni con vecchie origini. Il mondo digitale in cui ci muoviamo ha cambiato, come è ovvio, lo svolgimento della professione del copywriter, con molte più piattaforme e segmentazione dei mercati. Ma se in virtù di questo possiamo annoverare il copywriter tra le nuove professioni, ciò non è esattamente corretto dal punto di vista storico. Infatti la professione risale addirittura a fine Ottocento quando John Emory Powers fu assunto a tempo pieno da Lord&Taylor e Wanamaker’s come produttore di testi pubblicitari per lanciare i prodotti dei due negozi. Fu Powers quindi a inventare la professione e a delineare le prime linee guida per i suoi successori: concentrazione sul linguaggio usato, utilizzo dell’iperbole (ancora oggi centrale nella pubblicità) e scelta oculata dei font. Da cosa venne il successo iniziale della professione? Un dato su tutti: il fatturato di Wanamaker’s raddoppiò durante il periodo di lavoro di Powers.

Il copywriter oggi

Rivoluzione digitale, diffusione del web e nuove piattaforme. È facile immaginare quanto possa essere esplosa la diffusione di questa professione nel nuovo millennio. Ad oggi la figura del copywriter è fondamentale per ogni azienda, soprattutto per quanto riguarda la modulazione dei messaggi pubblicitari e la persuasione all’acquisto.

Oltre al copywriting classico, la digitalizzazione ha visto nascere nuovi rami specializzati della professione, ovviamente legati al mondo del web.

Ad esempio il Digital o Web Copywriter, che si occupa della redazione di testi per qualsiasi piattaforma online o applicazione interattiva, come ad esempio contenuti per siti web o blog, descrizioni prodotti di un eCommerce, landing page, newsletter, social network. A sua volta dal D.C. sono nati altri rami di specializzazione, come il Social Copywriter, che ha competenze specifiche nella scrittura di testi efficaci per i social network, o il SEO Copywriter, che si occupa della creazione di contenuti testuali ottimizzati per i motori di ricerca, o ancora l’UX Copywriter, che si occupa dell’ottimizzazione dei micro testi presenti sui siti web o eCommerce, ad esempio le Call to Action, i messaggi, i chatbot etc. L’ennesimo esempio non solo di quanto si sia evoluta la professione in più di un secolo di attività, ma di quanto questa sia centrale nel mondo iperdigitalizzato di oggi.

Ma una cosa è rimasta ferma all’Ottocento: la stabilità della professione. Spesso, nonostante anni di formazione (anche di alta qualità) e competenze trasversali importanti, la professione viene esercitata come freelance, quindi con zero stabilità, zero tutele e, purtroppo, talvolta anche con remunerazioni non soddisfacenti.

Abbiamo parlato di cos’è e di quanto sia importante nel mondo odierno la figura del copywriter, ora è il momento di sensibilizzare l’opinione pubblica (oltre alla classe politica!) che questa, come tutte le “nuove” – o evolute – professioni merita tutele e diritti al pari di ogni altro lavoro.

Riccardo Imperiosi, Giovane Avanti

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