I bias cognitivi

4' di lettura
Mi piace!
100%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

29.11.2022

La mente umana è strana e spettacolare allo stesso tempo. Tanto che riesce a influenzare le nostre decisioni e i nostri pensieri attraverso degli errori cognitivi, che ci semplificano la vita, almeno quanto ce la rendono più difficile. Stiamo parlando dei bias cognitivi.

Cosa sono?

Possiamo definirli come “giudizi (o pregiudizi) che non corrispondono necessariamente alla realtà, sviluppati sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro e che portano, dunque, ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio”. Di fatto sono scorciatoie (o inclinazioni) mentali: non a caso in provenzale antico il termine bias significa proprio obliquo, inclinato.

Come nascono nella mente?

Quotidianamente il nostro cervello è sottoposto a delle sollecitazioni: criticità, problemi, scelte da prendere richiedono un approccio euristico, ovvero un approccio logico che, attraverso tecniche e processi creativi, porta ad una soluzione. Non è naturale pensare sempre in modo logico e scientifico, anzi per il nostro cervello è molto oneroso e insostenibile. Per questo ci affidiamo all’approccio euristico, che in molti casi è il più veloce. Quando questo ci induce in errori di valutazione, allora ci troviamo di fronte a un bias cognitivo.

Le tre categorie di bias più importanti

Premessa: è molto difficile categorizzare in modo assoluto e perfettamente efficace dei fenomeni mentali che pur avendo un’origine simile sono molto diversi tra loro. Possiamo, però, suddividere queste scorciatoie mentali in tre macrocategorie.

La prima comprende i bias che cercano di dare un senso al mondo: non abbiamo mai tutte le informazioni necessarie alla perfetta comprensione della totalità dei fenomeni e neanche quelle per prendere una decisione che matematicamente è la migliore, allora tendiamo a mettere insieme le informazioni sparse che sono in nostro possesso e con quelle a costruire il senso della questione, eventualmente riempendo i “buchi” con informazioni inventate. Un esempio è il bias della falsa memoria, che va a costituire un ricordo non autentico, nato magari dall’aggregazione di ricordi reali ma frammentati.

La seconda comprende le scorciatoie e sono quelli che ci ‘aiutano’ a filtrare le informazioni: al cervello arrivano miliardi di stimoli e informazioni ogni minuto, ma quelle che attirano la nostra attenzione molte volte sono le più bizzarre, strane, divertenti o antropomorfe. Non avendo la capacità per affrontarle tutte, ci concentriamo su queste (un esempio è proprio il Bizarreness Effect). Inutile dire l’importanza che questi bias hanno nel mondo del marketing e della pubblicità.

La terza categoria comprende quelli che ci suggeriscono le cose che dovremmo ricordare e quelle che invece possiamo accantonare negli angoli più remoti della mente. Per velocizzare il processo di memorizzazione – come detto le informazioni che arrivano al cervello sono troppe – spesso usiamo delle generalizzazioni, che sono poi alla base del ragionamento per stereotipi. Uno dei bias più importanti in questa categoria è l’Implicit stereotype, che ci porta ad attribuire determinate caratteristiche ad un individuo che si trova all’interno di un determinato gruppo sociale.

Quali sono i più comuni?

Oltre a quelli già citati, quasi quotidianamente ci imbattiamo in altri bias che influenzano fortemente le nostre decisioni, anche in ambito politico o lavorativo. Vediamo quali sono:

  • Dunning – Kruger effect: porta persone realmente competenti a sottovalutare le proprie competenze e, al contrario persone meno competenti a sovrastimare le proprie conoscenze. Il pericolo derivante da questo bias è aumentato esponenzialmente con i social network, basta pensare alla diffusione dei complottisti o dei negazionisti in periodo pandemico e vaccinale.
  • Self – serving bias: quando le cose vanno bene è merito nostro, quando vanno male è colpa altrui. Soprattutto in ambito scolastico e formativo è molto pericoloso.
  • Gambler’s Fallacy bias: “la prossima volta andrà meglio”, ma non è assolutamente detto che se una situazione non si è realizzata in passato allora debba necessariamente realizzarsi in futuro. Questo bias dà speranza alle persone, forse il rischio è darne troppa.
  • Confirmation bias: è la scorciatoia che ci porta a cercare costantemente conferma delle nostre idee, ignorando informazioni che potrebbero smentirle o metterle in discussione. Si tratta di un bias pericoloso, che ci fa avere una visione distorta del mondo.
  • Overconfidence bias: è quello che ci fa sottostimare l’impegno necessario alla realizzazione di un compito, semplicemente ci fa credere di essere più bravi di quel che si è.
  • Halo effect: ci porta ad associare le caratteristiche positive di qualcuno anche ad altri ambiti non direttamente collegati a quelle caratteristiche. La conseguenza è fidarci di chi ci piace di più e non dei migliori dati o informazioni a nostra disposizione. L’esempio lampante sono gli influencer che parlano di politica.

La nostra mente, lo abbiamo detto, è strana. Conoscere queste scorciatoie può essere il motivo per ragionare un minuto in più sulle questioni, per non fermarsi alla prima spiegazione che il cervello ci offre, per non credere di avere la visione assoluta del mondo e della società.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

Articoli Correlati