Giornata mondiale dell’habitat

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03.10.2022

Ogni anno il primo lunedì di ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’habitat, istituita nel 1985 e arrivata quest’anno alla 36esima edizione. Lo scopo è quello di stimolare una riflessione sullo stato delle città nel mondo e sul diritto fondamentale a un’abitazione sicura di ogni cittadino. Il tema scelto quest’anno è “Fai attenzione. Non lasciare indietro nessuno e nessun luogo”, che pone l’attenzione sulle crescenti disuguaglianze nelle condizioni di vita in tutto il mondo. Tali disuguaglianze, complici crisi climatiche senza precedenti, conflitti che aumentano sempre più di numero e di gravità, la recente crisi pandemica (leggi di più), stanno rendendo sempre più difficile l’accesso ad abitazioni dignitose e ad altri servizi di base, difficoltà che aumentano se consideriamo l’ondata di urbanizzazione rapida e non pianificata che affligge molti stati.

L’ONU e la giornata

L’impegno dell’ONU in materia non inizia con l’istituzione di questa giornata: già dieci anni prima, nel 1975,  l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite creò la Fondazione delle Nazioni Unite per l’Habitat e gli Insediamenti Umani (UNHHSF). La Fondazione fu il primo organo ufficiale dedicato all’urbanizzazione, il cui compito era quello di fornire assistenza tecnica ed economica ai programmi nazionali per l’urbanizzazione, specialmente nei paesi in via di sviluppo. L’anno successivo, alla Conferenza internazionale delle Nazioni Unite di Vancouver, fu chiamata “Habitat I” e portò alla creazione della Commissione delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, un ulteriore passo avanti rispetto alla Fondazione. Ma per il primo impegno concreto dei Paesi Membri si dovette attendere altri vent’anni: infatti solo nella Conferenza del 1996 fu stilato un documento politico, denominato “Agenda Habitat” e firmato da 171 Paesi Membri, che conteneva più di 100 impegni e 600 raccomandazioni.

Infine il 1 gennaio 2002 la Risoluzione dell’Assemblea Generale A/56/206 diede vita a UN-Habitat, il programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani. In quegli anni furono messe a punto raccomandazioni chiave, azioni e nuove strategie con l’obiettivo di raggiungere gli standard di sviluppo urbanistico e delle abitazioni per i 15 anni successivi. Un impegno che viene da lontano e continua a svilupparsi di giorno in giorno, pensando al futuro: non a caso il tema di quest’anno, “Non lasciare nessuno indietro”, è l’impegno primario dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Le disuguaglianze globali e la sfida dell’ONU

Ad oggi, secondo il Segretario Generale dell’ONU Guterres, più di un miliardo di persone – cifra in costante aumento – vive in insediamenti sovraffollati con alloggi inadeguati. L’accesso alla casa (il diritto all’abitazione), all’energia elettrica, all’acqua, alla sanità, ai trasporti e in generale ai servizi di base è sempre più appannaggio di pochi fortunati – a livello globale – ed è per questo necessario aumentare gli investimenti a proposito, soprattutto quelli volti a ridurre i vertiginosi divari che persistono tra aree rurali e aree urbane, tra regioni sviluppate e in via di sviluppo. Per far questo l’ONU propone delle sfide dure ma interessanti, che puntano su inclusività, sicurezza, resilienza e sostenibilità: “Città, paesi e comunità possono diventare modelli per soluzioni innovative con lo scopo di affrontare le disuguaglianze, assicurare un tetto ad ogni persona, far fronte alla crisi climatica e trainare una ripresa dalla pandemia che sia verde e inclusiva. Le politiche devono essere incentrate sulla persona, devono promuovere modelli sostenibili di consumo e produzione, nonché privilegiare infrastrutture green e resilienti.”

Il diritto all’abitazione

Per diritto all’abitazione (o “all’alloggio”) si fa riferimento al diritto sociale, culturale ed economico ad avere un adeguato e sicuro alloggio o riparo. A questo diritto fa riferimento l’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e l’articolo 11 della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, in relazione ad un adeguato standard di vita. Nella Costituzione Italiana è richiamato all’art. 47: “è doveroso da parte della collettività intera impedire che delle persone possano rimanere prive di abitazione”.

Diritto a cui però troppo spesso miliardi di persone non hanno accesso. Secondo la Relatrice speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla casa Leilani Farha sono più di 1,8 miliardi le persone in tutto il mondo che non dispongono di alloggi adeguati, più di un miliardo quelle che vivono in insediamenti informali, oltre agli oltre 150 milioni di senzatetto. Farha che assume una posizione molto critica verso i governi nazionali, colpevoli secondo lei di “aver smesso di considerare la casa un diritto umano, lasciando che diventasse un business per i privati”, tornando a quel concetto espresso anche dal Segretario Generale sull’urbanizzazione forzata e non pianificata.

Riflettere sull’importanza dell’habitat per l’essere umano è fondamentale. Anche perchè, forse a discapito dell’immaginario comune, in Italia questo diritto spesso non c’è: su circa la metà dei comuni italiani (3.851 su 7.904) sono state rinvenute in totale oltre 90 baraccopoli, simbolo di una società in cui condizioni economiche precarie e l’assenza di un adeguato welfare statale portano a discriminazioni ed emarginazione. Impegnamoci tutti, a partire dai territori, a tornare a un mutualismo che provi a eliminare le disuguaglianze, a pianificare correttamente gli spazi urbani e l’accesso ai servizi, semplicemente a immaginare un mondo più equo dove nessuno venga lasciato indietro.

Riccardo Imperiosi, Giovane Avanti

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