Giornata mondiale della sicurezza degli alimenti: quanto impatta nel mondo l’insicurezza alimentare e cosa possiamo fare per ridurla?

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07.06.2022

Oggi, 7 giugno, ricorre la Giornata mondiale della sicurezza alimentare, proclamata nel 2019 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per mantenere alta l’attenzione sul tema della sicurezza alimentare.

Per sicurezza alimentare si intende il rispetto, in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione, dei requisiti di igiene atti a garantire la salubrità degli alimenti e quindi l’assenza di contaminazioni che possano esporre i consumatori al rischio di tossinfezioni alimentari: batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche entrano nel nostro corpo attraverso cibo o acqua contaminati. Migliorare l’accesso al cibo sano vuol dire migliorare la salute delle persone e la loro aspettativa di vita. Un terzo delle malattie cardiovascolari e tumorali è prevenibile grazie a una corretta alimentazione.

Ogni anno, secondo l’ONU e la FAO, sono circa 600 i milioni di casi di malattie di origine alimentare che, manco a dirlo, colpiscono soprattutto donne e bambini delle popolazioni al centro di conflitti e migrazioni, dove la malnutrizione è all’ordine del giorno. I decessi sono più di 400 mila, di cui addirittura il 40% riguardante bambini sotto i cinque anni.

Nel mondo, quasi una persona su tre, circa 2,37 miliardi, non ha avuto accesso a un’alimentazione adeguata nel 2020. Un aumento di quasi 320 milioni di persone in un solo anno, mentre la denutrizione riguarda tra le 720 e 811 milioni di persone nel mondo.

Sicurezza alimentare: cosa possiamo fare?

Per ridurre la malnutrizione l’ONU ha individuato dei punti chiave:

  • garantire alle persone più povere o fragili accesso a cibo sicuro e nutriente;
  • combattere la malnutrizione e le malattie che provoca la denutrizione, in particolare nei minori;
  • incentivare produzioni agricole sostenibili e garantire sostegno e crescita economica a piccoli produttori, facendo politiche per l’accesso a terreni, risorse, attività produttive in favore di donne, indigeni e imprenditori e imprenditrici locali, oltre a un aiuto per prestiti, gestione economica e formazione;
  • passare a un sistema di produzione alimentare sostenibile e che protegge l’ambiente e le biodiversità; creare banche delle semente e delle piante a livello regionale, nazionale e mondiale, e garantire l’accesso alle conoscenze scientifiche sviluppate a tutte le popolazioni;
  • aumentare la ricerca agricola, lo sviluppo di tecnologie per poter migliorare anche la produttività e investire di più per supportare lo sviluppo agricolo nei Paesi meno sviluppati.

Ma noi nel concreto come possiamo aiutare a ridurre gli sprechi alimentari? Ad esempio diminuendo lo spreco di cibo in casa, comprando prodotti di stagione e da produttori locali, donando ciò che non usiamo alle associazioni che aiutano chi ha bisogno, sostenendo il mercato equo e solidale e infine supportando le associazioni che sostengono i Paesi in via di sviluppo.

 

Giovane Avanti!

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