Investire nell’educazione per un futuro sostenibile

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24.01.2024

Il 24 gennaio si celebra la Giornata Internazionale dell’Educazione, un momento cruciale per riflettere sull’importanza di garantire a tutti l’accesso a un’istruzione di qualità. Questa giornata serve come richiamo al fatto che l’educazione non è solo un mezzo per acquisire conoscenze, ma un diritto fondamentale che dovrebbe essere garantito a ogni individuo. Diritto che, purtroppo, spesso in svariate zone del mondo continua a latitare.

L’educazione come diritto universale

Nonostante i progressi, milioni di persone in decine di paesi vivono ancora senza l’opportunità di accedere a un’educazione fondamentale. Secondo l’UNICEF – in riferimento ai loro dati del 2023 – ci sono comunque buone notizie, visto che “l’umanità non ha mai visto tanti bambini e ragazzi accedere all’educazione”. Il progresso in tal senso non deve comunque far cantare vittoria: infatti un bambino su quattro rimane privo d’accesso all’istruzione primaria nei paesi più poveri e nel mondo sono 617 milioni i bambini che non raggiungono livelli di competenze adeguati. Guardando all’istruzione primaria, “sebbene siano stati compiuti progressi significativi […] con l’87% dei bambini che vi hanno accesso, ben 64 milioni ne restano esclusi: circa la metà sono bambine”.

Le disuguaglianze: genere, contesto, ricchezza nell’istruzione primaria

Guardando i dati dei tassi di frequenza scolastica per bambine e bambini in età di scuola primaria – generalmente tra 6 e 11 anni – forniti da UNICEF su scala globale, ci accorgiamo di come il divario di genere e quello relativo al contesto abitativo non pesino eccessivamente: nel primo caso il divario è solo dell’1% (86-87) nel secondo anche ma con numeri diversi (93-92, col contesto rurale in vantaggio su quello urbano). Il divario più pesante è quello relativo alle disuguaglianze economiche: tra il quintile più povero e quello più ricco c’è il 20% di differenza, dal 74% al 94%.

Se il divario di genere non è così pesante per la scuola primaria, lo stesso non si può dire se si considera il percorso totale dell’istruzione: nel mondo sono 129 milioni le ragazze fuori dalla scuola: 32 milioni dalla scuola primaria, 30 milioni dalla scuola secondaria inferiore (le nostre medie) e 67 milioni dalla scuola secondaria superiore. Le ragioni sono molte: matrimoni infantili, povertà, retaggi culturali che relegano la donna ad un ruolo esclusivamente domestico, violenza di genere. Ma anche le diverse condizioni di sicurezza o igieniche delle scuole, fino agli stereotipi di genere e al sessismo.

L’educazione in Italia e i programmi scolastici

L’educazione nel nostro Paese sta attraversando un momento non semplice. Sono molte le problematiche, diventate ormai strutturali, che ci stanno trascinando agli ultimi posti di quasi tutte le classifiche europee: l’abbandono scolastico, l’orientamento professionale e universitario scarso o assente, le enormi difficoltà del personale negli istituti – molto spesso dovute a organici con poche unità rispetto al necessario – lo scarso livello di competenze raggiunte dopo il completamento del ciclo d’istruzione e, infine, un modello scolastico che sta lentamente scivolando verso l’anacronismo. Non è un mistero che molti dei programmi scolastici (talvolta persino i piani di offerta formativa) debbano essere rinnovati. Come? Ad esempio puntando di più sul progresso tecnologico, visto che governare l’intelligenza artificiale sarà sempre più fondamentale nel prossimo futuro, anche e soprattutto in chiave occupazionale; ma anche impartendo lezioni di educazione finanziaria: ad oggi diventa sempre più semplice affacciarsi al mondo degli investimenti, senza contare il vero e proprio bias che ci fa rateizzare ogni minima spesa, facendoci perdere di vista l’ammontare totale; oppure, considerato il divario, gli stereotipi e la violenza di genere, l’educazione sessuale e affettiva; infine – ma gli esempi potrebbero essere infiniti – l’educazione ambientale e alla transizione verde dovrebbe essere prioritaria per affrontare i cambiamenti culturali e produttivi necessari ad oggi. Sono tutte materie che vanno ad accrescere la persona, non solo lo studente di un determinato indirizzo. Che poi dovrebbe essere il fine ultimo dell’istruzione in sé.

Le metodologie didattiche

Così come i programmi e i POF hanno bisogno di essere aggiornati perché la scuola riesca a stare al passo coi tempi – che corrono sempre più veloci – anche le metodologie didattiche presentano la stessa necessità. Indubbiamente sono stati fatti passi avanti in tal senso: pensiamo alle lavagne multimediali, ai tablet che entrano sempre più nelle scuole, alle lezioni a distanza introdotte durante la pandemia. Ciò che possiamo fare, oltre come detto ad integrare l’intelligenza artificiale per governarla e integrarla nei metodi d’apprendimento – per evitare che essi vengano sostituiti proprio con l’IA – è rendere ancora più inclusiva la scuola, eliminando ogni tipologia di barriera anche nelle metodologie didattiche.

L’importanza degli insegnanti

Chi accompagna ragazzi e ragazze nel percorso dell’istruzione, chiaramente di ogni grado, sono gli insegnanti. Sono una figura centrale, imprescindibile per la scuola e come tale vanno tutelati, proprio per tutelare tutto il sistema scolastico. Non possiamo continuare ad assistere ad insegnanti, magari fuorisede, che sono costretti a rinunciare all’incarico perché con lo stipendio non riescono ad affrontare tutte le spese. È inaccettabile vedere professori e professoresse ancora precari dopo anni e anni di servizio pubblico. Così come è inaccettabile che un insegnante si trovi decine di classi assegnate, avendo un surplus di lavoro difficile da affrontare senza far calare la qualità dell’insegnamento stesso.

In conclusione, investire nell’educazione è investire nel futuro. Dalla riduzione delle disparità globali al rinnovamento del sistema educativo italiano, è necessario un impegno concreto. La Giornata Internazionale dell’Educazione ci spinge a creare una società più equa, sostenibile e informata attraverso un’istruzione di qualità. L’educazione è la chiave per affrontare le sfide del ventunesimo secolo e costruire un mondo migliore per le generazioni future.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

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