ALLA SCOPERTA DELLA CULTURA ITALIANA
27.01.2024
“Dai campi di concentramento ai centri della comunità ebraica: un viaggio nei luoghi della memoria in Italia”
Il 27 gennaio è, ormai, una data canonicamente associata alla memoria delle vittime dell’Olocausto, il più grande sterminio di massa mai conosciuto dall’umanità in periodi recenti, frutto della follia nazista sulla convinzione della purezza della razza ariana.
Dal 2005, anno di istituzione di questa commemorazione, da parte delle Nazioni Unite, la Giornata della Memoria raccoglie al suo interno profonde riflessioni su un’orribile pagina di storia del ‘900, caratterizzata da pregiudizi, discriminazioni e atrocità nei confronti della comunità ebraica, esclusa dalla società civile, confinata in campi di concentramento e di sterminio ed obbligata a lavorare in condizioni disumane prima di trovare, salvo rare eccezioni, una morte dolorosa e ingiusta.
L’Italia fascista di Mussolini, insieme alla Germania nazista di Hitler, ha dato purtroppo il suo pesante contributo alla diffusione dell’antisemitismo, pubblicando, nel 1938, le “Leggi razziali”, una serie di provvedimenti legislativi che miravano a limitare la libertà e l’esercizio civile della comunità ebraica, iniziando una serie di deportazioni che portarono all’internamento di milioni di ebrei nei campi di concentramento di tutta Europa.
L’Italia, ancora oggi, in molti luoghi, presenta ancora tracce di quella tragedia senza tempo: siti che raccontano la follia e le atrocità dell’Olocausto, nella speranza che la civiltà contemporanea non dimentichi mai le ingiustizie dello sterminio degli ebrei e acceleri la trasformazione verso una società inclusiva, libera da pregiudizi e aperta al dialogo e al rispetto reciproco con le altre culture.
La Risiera di San Sabba
Tra questi luoghi c’è sicuramente la Risiera di San Sabba, a Trieste, un centro di detenzione per migliaia di ebrei deportati da tutta Italia e buona parte d’Europa: nata come struttura per la pilatura del riso, sul finire dell’Ottocento, venne dismessa poco prima dell’affermazione della dittatura fascista in Italia, e convertita in caserma, durante il regime.
A partire dal 20 ottobre 1943, questa struttura accolse centinaia di ebrei e oppositori politici del regime nazista; non si trattava di un vero e proprio campo di lavoro, quanto di un centro di prigionia in attesa dell’esecuzione capitale: qui i detenuti, dopo aver trascorso alcuni giorni ammassati in celle strettissime, senza aver nemmeno accesso ai servizi per i propri bisogni, venivano condotti nella “Cella della Morte” dove venivano orrendamente giustiziati, principalmente per gassazione oppure per mutilazione alla nuca.
Ancora oggi, passando per i tetri corridoi di questo edificio, sembra ancora di sentire le urla e i lamenti di decine di persone innocenti, giustiziate perché considerate diverse, inferiori e pericolose per la razza ariana.
Il campo di concentramento di Fossoli
Spostandoci in provincia di Modena, ecco un altro luogo che ancora oggi testimonia la barbarie dell’Olocausto: il campo di concentramento di Fossoli, nei pressi di Carpi.
Questo larghissimo complesso venne istituito nel 1942 dall’esercito italiano come centro di prigionia per esiliati politici ed oppositori del regime, e, a partire dal dicembre del 1943, venne convertito in campo di concentramento per gli ebrei deportati: si trattava di un centro di transito, in cui i detenuti erano obbligati a lavorare in condizioni massacranti per 12/13 ore al giorno, senza nemmeno una pausa per il rancio; progressivamente, constatata la loro crescente debilitazione ed incapacità di lavorare, i prigionieri venivano infine inviati nei campi di sterminio, per essere uccisi.
Il Memoriale della Shoah e il Binario 21
Per trovare un altro luogo che racconta, ancora oggi, le orrende vicende dell’Olocausto, ci spostiamo a Milano, al di sotto della stazione centrale, dove si trova il “Memoriale della Shoah”: istituito nel 2013, è uno spazio dedicato alla comprensione delle atrocità dello sterminio nazista.
Un murales, all’ingresso, reca la scritta “Indifferenza”, che, secondo la senatrice a vita Liliana Segre, rappresenta il caposaldo della discriminazione e delle atrocità contro gli ebrei nel periodo dell’Olocausto, conduce all’interno del sito, dove un ulteriore pannello raccoglie i nominativi di centinaia di ebrei deportati, mentre, all’interno di una sala dedicata, vengono proiettate testimonianze-video dei sopravvissuti.
Tutto ciò fa da anticamera al celebre “Binario 21”, un tronco ferroviario ancora oggi occupato da carri merci, dove, ai tempi delle deportazioni, gli ufficiali della polizia fascista e alcuni membri incaricati della Gestapo, schedavano gli ebrei prima di rinchiuderli all’interno dei vagoni, perché venissero trasferiti ai campi di concentramento e di sterminio.
Questo binario era sotterraneo, ed in origine veniva utilizzato per il caricamento dei treni merci destinati al servizio postale, ma, con l’avvio delle deportazioni di massa, questi vennero utilizzato come “prigioni” su rotaia, per trasportare gli ebrei verso i loro luoghi di detenzione forzata: una volta stipati e chiusi i vagoni, la piattaforma delle rotaie veniva sollevata verso il piano principale della stazione, dove i ferrovieri agganciavano i carri ad un’apposita motrice, consentendo la partenza del convoglio.
Tutte queste operazioni avvenivano esclusivamente nel piano sotterraneo della stazione, per nascondere alla popolazione quanto contenuto all’interno del treno.
Ancora oggi, a distanza di quasi 80 anni, passeggiando per questo sito, si continua a percepire la paura, l’ansia e il terrore di migliaia di uomini, donne e bambini ebrei che venivano caricati a bordo di questi vagoni chiusi, verso una destinazione a loro ignota, ma ad oggi, tristemente celebre.
I luoghi della speranza
Tuttavia, contro l’orrore e la spietatezza dei regimi dittatoriali fascista e nazista, esistono anche luoghi di speranza e di congregazione per la minoranza ebraica, che, al contrario, vogliono ribadire con orgoglio la presenza di questa comunità e la loro perfetta integrazione nel tessuto sociale del nostro paese, a dimostrazione tangibile che le diversità religiose e culturali siano un elemento da accettare e condividere, e non da reprimere.
Il Tempio Maggiore
Tra questi c’è la Sinagoga di Roma o “Tempio Maggiore”, nel cuore del ghetto ebraico di Roma, a poche decine di metri da Trastevere: è un elegante edificio, a base quadrata, in stile eclettico, con dettami classici ed orientali; costruito a partire dal 1901, venne completato e consacrato nel 1904 dal rabbino maggiore di Roma, Vittorio Castiglioni, mantenendo, per i successivi 3 decenni, il ruolo di centro culturale e religioso della comunità ebraica della capitale. Con le leggi razziali, il tempio venne sequestrato e chiuso al pubblico, prima di riprendere il suo esercizio nel dopoguerra.
Il Tempio Maggiore è stato anche il luogo dello storico incontro del 13 aprile 1986, tra Papa Giovanni Paolo II e l’allora capo-rabbino della comunità ebraica romana, Elio Toaff.
L’interno, riccamente decorato con affreschi, vetrate policrome e marmi pregiati, è a croce greca, e presenta sul piano absidale l’Aron Haqodesh, l’armadio sacro della religione ebraica ed un organo a canne monumentale.
Molte delle decorazioni marmoree presenti nella struttura, inoltre, sono state trasferite dalle “Cinque Scole”, le 5 vecchie sinagoghe del ghetto ebraico della Capitale, dismesse in favore di un’unica struttura che fungesse da centro culturale e spirituale per la comunità ebraica, quale è il Tempio Maggiore.
Negli spazi retrostanti alla Sinagoga, è inoltre possibile visitare il celebre museo ebraico di Roma, un complesso che racchiude testimonianze storiche e culturali della comunità ebraica della capitale, abiti tipici e cimeli: un vero e proprio viaggio alla scoperta della vita quotidiana della minoranza ebraica, dalle feste religiose, fino ai momenti di convivenza ed aggregazione culturale.
Il nostro viaggio alla scoperta dei luoghi della Memoria si chiude così, con la scoperta di un luogo, che, da quasi un secolo, racconta l’integrazione della comunità ebraica nel nostro paese: una comunità ancora oggi presente, che auspica al superamento di qualsiasi discriminazione etnica e religiosa, anche per bocca delle altre minoranze, utilizzando come mezzo, quello, potentissimo, del ricordo di chi è morto da innocente, difendendo fino alla fine la propria identità e la propria cultura, anche quando i nomi, nei campi di concentramento, erano sostituiti da numeri.
Ora tocca a noi mantenere vivo il ricordo della follia nazista e della tragedia dell’Olocausto, nella speranza che questa sia da monito verso la creazione di una società pacifica, libera e inclusiva, dove la diversità non è minaccia, ma condivisione e scoperta.
Stefano Maggio, Giovane Avanti!
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