Ghosting: un fenomeno disumano
02.02.2023
Diventare “fantasmi” sta diventando sempre più normale. Ovviamente, non stiamo parlando di trasformarsi realmente in ectoplasmi, ma di un fenomeno sempre più popolare che consiste letteralmente nello sparire e interrompere una relazione senza alcuna spiegazione o altra interazione: il ghosting. Chi lo pratica, dunque, diventa un fantasma non rispondendo neanche più al telefono e, talvolta, persino bloccando l’altro/a su vari social per impedire il contatto.
Il fenomeno e i primi studi
Il ghosting è una forma aggressiva di abbandono che non lascia spazio a spiegazioni o possibilità secondarie. Un fenomeno che spesso – anche per via delle caratteristiche di chi si rivelerà un fantasma – si presenta all’improvviso, senza dare segnali particolari. La crudeltà sta proprio in questo: non importa quanti progetti stiate facendo insieme, quante ore passate a parlare, discutere, confrontarsi, il fantasma passerà al silenzio totale e vi lascerà (come si dice a Napoli per “dare buca a qualcuno”) appesi, nel vero senso della parola. Inutile dire come la comunicazione totalmente basata sui social o comunque sul telefono faciliti il fenomeno: abbandonare in modo coatto una persona è semplicemente a portata di click, e praticamente tutto quel che è a portata di click, in fondo, non è poi così grave.
Ad oggi, purtroppo, non sono presenti molti studi. La società di dating internazionale Plenty of Fish ha chiesto a un campione di 800 utenti fra i 18 e 33 anni se avessero mai subito ghosting. Il risultato? La fotografia di un fenomeno aberrante, ma normale: l’80% di essi è stato/a vittima di ghosting.
Le quattro tipologie di ghosting
La ricerca Ghosting in Emerging Adults’ Romantic Relationships: The Digital Dissolution Disappearance Strategy condotta da LeFebvre, Allen, Rasner, e altri colleghi nel 2019 ha individuato quattro forme del fenomeno, basate sulla durata temporale e sulle modalità con cui il fenomeno viene messo in atto: in primis abbiamo il ghosting improvviso a breve termine, ovvero quando nonostante la scomparsa improvvisa senza spiegazioni rimane comunque la possibilità che la comunicazione riprenda come se niente fosse; il ghosting improvviso o a lungo termine, il peggiore di tutti, quello più improvviso e definitivo; il ghosting graduale a breve termine, con cui le comunicazioni si diradano sempre più nel tempo – in modo spesso unilaterale – e rimane la possibilità di riprendere il dialogo; il ghosting graduale a lungo termine, molto simile al precedente, ma senza possibilità di recupero della relazione.
I fenomeni collegati
Come abbiamo visto la possibilità che le comunicazioni riprendano c’è. Ma non stiamo parlando di ripensamenti o altro del genere, piuttosto di strascichi difficili da lasciare andare. Ovviamente, la ripresa delle comunicazioni è forse ancor più crudele dell’improvvisa sparizione, perché non permette alla persona coinvolta di comprendere o elaborare il trauma di fine relazione. Proprio basandosi sulle modalità di un’eventuale ripresa dei contatti è possibile identificare dei fenomeni collegati al ghosting: zombieing, quando il fantasma riappare improvvisamente come se niente fosse; orbiting, quando il fantasma “orbita” intorno alla vittima con like e visualizzazioni che altro non sono che una necessità di controllo; haunting (caccia), quando l’orbiting si trasforma in stalking.
Il fatto che un fenomeno di questo tipo, associato a delle chiare incapacità relazionali e ad un’anaffettività tipica delle comunicazioni sempre più impersonali dietro a uno schermo, diventi normale è semplicemente triste e disumano. Non è un’esagerazione, disumano perché è un fenomeno che provoca un senso di rifiuto sociale nella vittima, provoca livelli di ansia e stress molto alti e talvolta provoca un dolore simile alla sofferenza fisica, una sorta di somatizzazione dell’ansia e dello stress. Le persone non sono la penna usa e getta da buttare, non sono oggetti di cui liberarsi in modo coatto quando non ci servono più. Le persone hanno sentimenti, emozioni, vissuti, caratteri diversi e non è certamente umano liberarsi di esse come lo si farebbe con una tazzina da caffè rotta: gettandola via.
Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!
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