Dodici anni fa moriva Amy Winehouse

3' di lettura
Mi piace!
100%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

24.07.2023

Dodici anni fa una terribile dipendenza strappava la vita alla formidabile cantante inglese Amy Winehouse. La cantautrice è esplosa nel 2006 col suo secondo album Back to Black, che contiene anche il famoso singolo – un cattivo presagio –  Rehab: “they tried to make me go to rehab, I say no no no”. Proprio quel rifiuto alla riabilitazione aggrava la dipendenza di Amy, che nel 2011, a 27 anni, si spegne nella sua abitazione londinese.

La formidabile carriera di Amy Winehouse

Come dicevamo la sua carriera, per quanto breve, è stata formidabile. Esordisce nel 2003 con l’album Frank, già quattro anni dopo vince cinque Grammy Awards per l’album Back to Black. Un successo mondiale che la porta a cantare in ogni angolo del globo: Stati Uniti, Brasile, Turchia e chi più ne ha più ne metta. Un successo meritato per lei che è ritenuta la precorritrice della nuova generazione del soul bianco, seguita poi dalle connazionali Duffy e Adele. Intanto però, insieme al successo, qualcosa dentro di lei si era rotto.

La dipendenza dei più forti: troppa pressione?

I cantanti – ma potremmo dire i personaggi dello spettacolo in toto – non sono alieni, sono persone. E come tali si portano dietro le proprie fragilità e insicurezze, con la differenza che a loro non è consentito mostrarle. A loro è richiesto di vivere a cento all’ora, di spostarsi per decine di migliaia di chilometri in pochi giorni ed essere comunque “al top”, di ignorare (o seppellire dentro sè) tali fragilità. Ed è così che moltissimi di loro si rifugiano nell’uso di alcol e sostanze per annebbiare la realtà. Gli esempi sono moltissimi: da John Belushi, star del cinema morta per overdose, a Kurt Cobain, morto suicida, fino a Jim Morrison e la stessa Amy Winehouse, anche loro morti per una dose eccessiva – talvolta cocktail – di droghe.

Il Club dei 27

Cos’hanno in comune molte di queste star? Sono morte tutte a 27 anni, alimentando leggende su un fantomatico patto con il diavolo: un successo sfrenato, divertimento oltre  confini delle possibilità umane, ma lasciare la vita terrena dopo aver vissuto – più che intensamente – solo ventisette primavere. Una leggenda nata dal brano “Me and the Devil Blues” del  primo del Club, la leggenda blues Robert Johnson, morto nel 1938.

Di questo tanto nefasto quanto esclusivo “club” fanno parte dei grandissimi nomi: Janis Joplin, Jimi Hendrix (il miglior chitarrista della storia), il fondatore e frontman dei Doors Jim Morrison, il co-fondatore dei Rolling Stones Brian Jones, il frontman dei Nirvana Kurt Cobain e, infine, Amy Winehouse.

Oggi ricordiamo Amy Winehouse, una voce speciale che avrà per sempre un posto d’eccezione nella storia della musica. Ma insieme a lei ricordiamo diverse generazioni di cantanti rimasti vittime delle proprie fragilità inespresse, della divisione forzata della propria personalità in favore degli dèi dello spettacolo e del denaro.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

Articoli Correlati