Rimboschimento zone urbane

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16.07.2023

Lo scorso 21 marzo è stata celebrata la giornata internazionale delle foreste, data istituita per dimostrare l’importanza dei “polmoni” verdi terrestri, indispensabili non solo per la nostra sopravvivenza, ma elemento cruciale contro i cambiamenti climatici e l’inquinamento globale, poichè assorbono e compensano le emissioni di carbonio prodotte dalle attività umane.

Le foreste pluviali da sole producono il 40% dell’ossigeno a livello terrestre e la loro deforestazione è una delle principali cause del surriscaldamento globale, poiché produce circa il 20% delle emissioni dei gas serra.

Da 6.000 a 3.000 miliardi di alberi

Secondo uno studio pubblicato sul “Nature” nel 2015, si stima che all’inizio della rivoluzione agricola vi fossero circa 6.000 miliardi di alberi sulla terra, mentre oggi circa 3.000 miliardi. La superficie forestale a livello globale ad oggi è estesa per meno di 4 miliardi di ettari, di cui il 93% è composto da foresta naturale ed il rimanente 7% da piantagioni agricole. Quindi dal 1990 al 2015 abbiamo perso circa 123 milioni di ettari di foreste, un’area di superficie equivalente a quasi tutto il Sud Africa!

Nel nostro paese risulterebbe che la quantità di carbonio ammonta a 472,7 milioni di tonnellate, mentre quella rimossa annualmente dall’atmosfera a 12,6 milioni di tonnellate. È altresì indispensabile fermare la distruzione delle foreste naturali e favorire interventi di riforestazione urbana.

La forestazione urbana

Col termine “forestazione urbana” si intende un intervento attuato nei centri urbani al fine di rinaturalizzare una città, per mitigarne il microclima e l’aumentare la biodiversità.

Per quanto riguarda la quantità e la densità del numero di centri urbani, si può dire che il nostro paese è interessato dal fenomeno dello “sprinkling”: In Italia i centri abitati si sono sviluppati con densità bassissime e su un territorio molto vasto, in una condizione dove il margine urbano non è tracciabile e la città sfuma nella matrice con diversi gradi di periferia (consolidata, degradata, embrionale, campagna urbanizzata).

Un modello che induce una crescita caotica del reticolo stradale che impone maggiori oneri per i trasporti, per la mobilità e per l’erogazione di molti servizi urbani, oltre a provocare un forte incremento dell’impronta energetica urbana, un’elevata frammentazione degli ecosistemi e disturbi complessivi molto estesi.

Una eccessiva urbanizzazione

I comuni con il proprio territorio urbanizzato al di sotto del 2% negli anni ’50 occupavano il 73% dell’intero territorio nazionale, mentre i casi con quota superiore al 50% erano solamente 10 e interessavano una superficie irrilevante della penisola, trovandosi principalmente al Nord, la maggior parte in Pianura Padana. Il quadro cambia drasticamente dopo il 2000. I

nfatti, al di sotto del 2% troviamo comuni che rappresentano meno di un terzo del territorio nazionale, mentre il numero delle municipalità con oltre la metà del proprio territorio sostituito da strati artificiali, diventa 20 volte più alto e copre quasi l’1% d’Italia, dato accompagnato da quasi 1.000 comuni urbanizzati per oltre un quarto della propria superficie.

Quanti metri quadri di verde per persona?

Se invece ci si sofferma sui dati relativi al verde urbano, secondo i dati ISTAT del 2016, si nota che il verde urbano rappresentava in media solo il 2,7% del territorio dei 111 capoluoghi di provincia. Ogni abitante ha a disposizione, in media, 31 metri quadrati di verde urbano, ma nella metà delle città italiane (per quasi 11 milioni di persone, il 60% della popolazione urbana) tale estensione è molto più contenuta (inferiore a 20 metri quadrati) e in 19 città (per 2,2 milioni di cittadini) non raggiunge la soglia dei 9 metri quadrati obbligatori per legge.

Questo è un dato alquanto sconcertante, perché il verde urbano (o Urban Nature) spesso è bene e spazio comune, a disposizione ed alle volte gestito e in cura dei cittadini stessi. Da un rapporto del 2018 sulla qualità dell’ambiente urbano ISPRA che prende in esame un campione di 120 Comuni, emerge che il 70% ha una scarsa percentuale di verde pubblico rispetto alla superficie comunale, con valori inferiori al 4%, mentre la disponibilità di verde pubblico pro-capite è compresa tra i 10 e i 30 metri quadrati per abitante nella maggioranza dei Comuni presi in esame. Le tipologie di verde che incidono di più sono il verde attrezzato e quello storico, seguito dalle aree boschive e dal verde incolto.

Cosa occorre fare per riforestare comuni e città?

Dal 1992 è entrata in vigore una legge nazionale, la n 113, che predispone il piantare un albero per ogni bambino nato o adottato, sostenuta poi dal 1999 a livello regionale. Le specie di alberi scelti sono tutte endemiche della penisola, ma non tutti i comuni attuano questo piano, spesso per mancanza di fondi. La regione che attualmente ha fatto maggiori progressi è l’Emilia-Romagna.

Le infrastrutture Verdi e Blu

Un altro buon metodo è sicuramente l’istituzione delle così dette infrastrutture Verdi e Blu: una rete opportunatamente pianificata a gestire le aree naturali e semi-naturali presenti sul territorio che erogano servizi ecosistemici, con benefici ambientali e sociali.

Esempi di questa iniziativa li troviamo integrati molto bene nella città di Milano coi boschi verticali e nei progetti che coinvolgono le scuole e i piccoli comuni che vengono attrezzati di orti cittadini, giardini ed aiuole.

Altri interventi utili a questo progetto potrebbero essere il recupero e la bonifica di edifici pericolanti o ridotti (quasi) in macerie, edifici storici inagibili, ex aree industriali (parchi, campi, capannoni etc.). Esempio di riutilizzo di queste aree è l’Ex tenuta, militare del MACRICO a Caserta, ora parco cittadino sotto la tutela della LIPU e piccola riserva dell’avifauna locale.

Come massimizzare la resa di queste iniziative?

Sicuramente si dovrebbero migliorare le conoscenze sia delle istituzioni che della popolazione ed avviare un piano di sensibilizzazione comune. I comuni dovrebbero investire meglio nel capitale urbano, legando quello naturale a quello culturale, creando sinergie tra infrastrutture verdi e blu, zone rurali e zone urbane e migliorando i piani di accessibilità alle zone verdi.

Solo con una consapevolezza unitaria fra cittadini e governo si riuscirà a stipulare un piano efficace per far diventare le nostre città più verdi e migliorare il nostro stile di vita.

Gaia Noboa de Jesus, Officina Civile

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