Dca: i disturbi alimentari generati dalla società della perfezione
11.01.2023
Nell’immaginario collettivo si pensa ai disturbi alimentari come ad un problema lontano da noi, dalle nostre abitudini e quotidianità e, invece, dai dati riportati dall’ Istituto Superiore di Sanità oggi, in Italia, esistono più di 3 milioni di persone che soffrono di questi disturbi in fase adolescenziale per i quali i DCA (disturbi del comportamento alimentare) rappresentano la prima causa di morte dopo gli incidenti stradali.
Il covid 19 e il lockdown hanno acuito in maniera esponenziale il fenomeno. Dai dati riportati durante la giornata del “fiocchetto lilla” per sensibilizzare l’argomento dei DCA, infatti, si rileva che nel 2022, in Italia, vi sono percentuali per l’anoressia comprese tra lo 0.2% e lo 0.8% e per la bulimia dell’1,5%. Nel campione analizzato vi si evidenzia la prima comparsa del disturbo tra i 15 e i 18 anni, fascia di età più vulnerabile perché nel pieno del passaggio alla fase adulta. Per quanto riguarda l’anoressia e la bulimia nervosa vi si registra una maggiore frequenza nelle giovani donne, ma non sono esclusi da questi disturbi bambini e pre-adolescenti. Il rapporto dell’incidenza dei due disturbi tra femmine e maschi è di circa 9 a 1.
Il binge eating disorder colpisce, invece, maschi e femmine di età compresa tra i 30 e i 40 anni. Si stima che il 3,5% delle donne e il 2% degli uomini abbiano avuto questo disturbo.
Quali sono e come si manifestano i DCA?
L’anoressia nervosa si verifica quando una persona porta il proprio corpo al di sotto del normopeso, con frequenti digiuni ed eccessiva attività fisica.
La bulimia nervosa si manifesta quando una persona alterna momenti di abbuffate a momenti in cui ci si auto-induce il vomito, si utilizzano lassativi, diuretici o ci si sottopone ad un’intensa attività fisica nel tentativo di non aumentare il proprio peso corporeo.
Il binge eating disorder si verifica quando si sente la necessità di consumare grosse quantità di cibo in poco tempo accompagnata da un forte disagio psicologico e senso di colpa e vergogna. A differenza degli altri disturbi, alle abbuffate non seguono pratiche di eliminazione o compensazione.
La fame nervosa non è propriamente una fame fisiologica, bensì la tendenza a mangiare cibi specifici (tipicamente dolci o comfort food) per compensare emozioni che non si riescono ad affrontare.
Ritmi irregolari e orari di pasti variabili o anomali possono indurre ad un altro disturbo: la night eating syndrome, caratterizzata dalla necessità di svegliarsi durante la notte appositamente con lo scopo della ricerca di cibo.
Esiste una vasta gamma di condizioni intermedie, i DANS: disturbi dell’alimentazione non specificati, che se pur presentando delle somiglianze non corrispondono ai criteri diagnostici fissati.
Quali sono le cause e i fattori che li provocano?
Le cause di questi disturbi sono complesse e sono correlabili a fattori genetici, biologici e psicologici scatenati da eventi ambientali particolari.
I disturbi dell’alimentazione sono dei veri e propri disturbi psichiatrici con importanti manifestazioni psicologiche, le condizioni patologiche accrescono la possibilità di sviluppare i DCA: disturbi d’ansia, bassa autostima, tendenza al perfezionismo, familiari che hanno sofferto di depressione o dipendenze, traumi da abusi fisici e psicologici, sono tutte cause scatenanti o acceleranti della manifestazione dei DCA. In genere chi ne è colpito tende a nascondere il problema o manifesta comportamenti difensivi riguardo il proprio rapporto verso il cibo e il proprio peso.
Quali sono le cure per i DCA?
La guarigione può richiedere tempi lunghi ed è importante che durante questo periodo la persona abbia un costante supporto familiare. Nei casi più gravi la cura di questi disturbi deve avvenire presso centri specializzati dove sono presenti figure professionali preparate. L’equipe di specialisti, infatti, in genere è composta da medici, psicologi, psichiatri, nutrizionisti e dietisti.
Chi conduce una vita sana può cadere nella spirale dei DCA?
Molti di questi disturbi sono sempre più frequenti anche in ambienti, come quello sportivo, che dovrebbero rappresentare un totem di equilibrio, ma invece si trasformano in luoghi in cui l’educazione tossica alla perfezione e alle alte prestazioni ostacolano la crescita e tal volta spezzano le vite di ragazze e ragazzi. Recenti sono le testimonianze e le denunce di coloro che hanno sofferto di DCA nel mondo della ginnastica ritmica e artistica come quella di Carlotta Ferlito, ex ginnasta italiana, atleta olimpica e campionessa mondiale. Carlotta ha raccontato sui social dei suoi disturbi alimentari, causati dai costanti abusi psicologici, durati per tutta la sua carriera, dove insulti e continui controlli del peso erano all’ordine del giorno. Quella di Carlotta non è l’unica testimonianza. Anche Vanessa Ferrari, campionessa di ginnastica artistica del mondo nel 2006 e vice-campionessa corpo libero ai Giochi Olimpici di Tokyo nel 2020, ha denunciato la sua storia sui social.
Su Instagram racconta ciò che ha vissuto sulla sua pelle e di come i disturbi alimentari l’hanno costretta a 19 anni a doversi ricoverare in una clinica. La nostra campionessa racconta per testimoniare il suo dolore, ma anche la sua rivalsa, perché dopo un percorso di due anni è riuscita a guarire, amando ancora lo sport e la ginnastica artistica. La sua storia è un monito ed un incoraggiamento a non abbandonare le proprie passioni, ma soprattutto a chiedere aiuto e a lottare per la guarigione. Di sicuro, queste esperienze invitano a non restare soli, ad ascoltare i campanelli di allarme e a lasciarsi guidare nell’intraprendere un percorso di sostegno e di riabilitazione verso l’accettazione di sé stessi.
In questa era di supremazia delle immagini, in cui i nostri profili sui social media corrispondono a vere e proprie vetrine costruite ad hoc per raggiungere l’acclamazione e la fantomatica perfezione, i soggetti più vulnerabili sono e saranno sempre condizionati. Troppe sono le influenze derivanti dai canoni di bellezza, dai modelli imposti e troppe sono le aspettative di una società che mette al primo posto il profitto e la perfezione. Non puntare sull’educazione sentimentale e emozionale, non educare all’accettazione e alla conoscenza di sé, significa non sostenere, non accogliere i giovani e lasciarli soli dinanzi a traguardi di infelicità.
Officina Civile
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