Cop26, cosa chiedono i giovani per l’ambiente
12.11.2021
Il binomio giovani e ambiente si rafforza sempre più. Nel corso degli ultimi anni, l’ambiente è tra gli interessi (e le preoccupazioni!) principali degli under 35. Gli adolescenti italiani si dimostrano sempre più sensibili ai temi che riguardano la sostenibilità, il rispetto e la difesa dell’ambiente. Sono ormai numerosi i gruppi di giovani ambientalisti che si battono contro il cambiamento climatico e si impegnano attivamente per sensibilizzare, costruire e cambiare i modelli e le abitudini dannose per l’ambiente. Sostenibilità, ecologia, cultura alimentare contro gli sprechi. Sono alcuni degli obiettivi che i giovani attivisti condividono.
Non è un caso che negli ultimi anni il FridayForFuture sia diventata una delle giornate più intense e partecipate. Milioni di ragazzi in tutto il mondo rappresentano il proprio disagio ai potenti della terra.
E per la prima volta, nell’ambito dei lavori della Cop 26, in Scozia, una giornata intera è stata dedicata al dialogo con le nuove generazioni.
La delegazione “Youth4Climate” ha partecipato attivamente alle discussioni della conferenza Onu Cop26 sul clima. 400 ragazzi sotto i trent’anni, di ogni nazionalità, hanno presentato ai leader mondiali il documento messo a punto al Summit Youth4Climate. Il risultato del lavoro della Pre-Cop 26 a Milano. Proposte concrete che affrontano le tematiche più urgenti da affrontare per arginare l’impatto ambientale dell’influenza umana sull’ambiente, soprattutto in ambito produttivo. Quattro i pilastri delle richieste dei giovani alla Cop 26: condivisione, educazione ambientale, sensibilizzazione, comunicazione.
La condivisione delle informazioni e delle soluzioni per il clima attraverso piattaforme, promuovendo la partecipazione ad alti livelli, è uno degli elementi chiave.
I giovani vogliono essere ascoltati e vogliono partecipare alle discussioni globali sui temi dell’ambiente e della sostenibilità.
Fondamentale, poi, è l’educazione completa e universale sui cambiamenti climatici. La conoscenza è il motore del cambiamento e gli under 30 lo sanno forse meglio degli adulti. Ed è per questo che gli altri due pilastri, sensibilizzare e comunicare (bene) l’argomento sono strettamente connessi al concetto di cultura diffusa e traversale su questi temi.
Cambiare gli stili di vita, essere attenti alle news, riempire i social di informazioni e storie dei rifugiati climatici per rendere sempre più concreto il tema ambientale. Comunicare la crisi climatica con serietà e trasparenza, focalizzandosi sui progressi della ricerca scientifica e semplificando la narrazione politica.
Sono obiettivi semplici eppure difficilissimi da raggiungere. L’idea di fondo lanciata dai giovani nella PreCop 26 e discussa, poi, in questi giorni in Scozia, è quella di far uscire i temi ambientali dalla nicchia, perché diventino di tutti.
L’arte, l’istruzione, i social media, il giornalismo, la letteratura, il cinema, sono strumenti per portare la questione “green” nelle case di tutto il mondo, perché nasca un movimento naturale e intimo in ogni persona in grado di attivare la leva del cambiamento.
Sicuramente la visione giovanile delle questioni ambientali si nutre del desiderio ancestrale di un mondo e un futuro migliore. Ma quando l’energia, la passione e l’entusiasmo riescono a sedersi al tavolo mondiale più importante, con i più potenti del pianeta, forse si è sulla strada giusta.
Di contro, fuori dai palazzi, tanti attivisti stanno criticando fortemente le discussioni in corso, la metodologia, il sistema intero. Non è un male. Anzi. È il segno di una ribellione pura, motore concreto verso il cambiamento.
La Uil ha sempre sostenuto l’impegno dei giovani sulle questioni e tematiche ambientali, condividendo l’impegno per una giusta transizione. Garantire il lavoro, la tutela dell’ambiente, del clima e della salute sono obiettivi condivisi, sui quali il sindacato italiano, europeo e internazionale è presente e protagonista.
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Maria A. Lerario
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