Il codice Morse: la prima forma di comunicazione digitale
27.04.2023
Oggi, 27 aprile, si celebra la Giornata mondiale del Codice Morse, che potremmo descrivere come la prima forma di comunicazione digitale ante litteram. Punti e linee che, grazie alla trasmissione con un segnale in codice a intermittenza, diventano lettere, parole, numeri e punteggiatura.
Il Codice Morse
Fu sviluppato dall’inventore statunitense Samuel Morse e dal suo assistente Alfred Vail, noti per aver dato al mondo anche lo strumento con cui trasmettere questo segnale, il telegrafo elettrico. Morse iniziò a studiarlo dal 1835, ma fu solo nel settembre di due anni più tardi che questo speciale alfabeto fu definitivamente messo a punto.
L’anno successivo fu la volta del telegrafo, brevettato poi nel 1840. Solo nel 1844 però fu ultimata la costruzione della prima linea telegrafica, tra Washington e Baltimora.
Da lì in poi il successo fu pressoché incontrastato, almeno fino all’arrivo del telefono, che comunque non lo sostituì completamente: il telegrafo e l’alfabeto Morse rimasero lo standard internazionale per le comunicazioni marittime fino al 1999!
Morse o Vail: chi l’ha inventato?
Sebbene l’idea originaria fosse di Morse, egli non eccelleva in perizia tecnica e per questo si avvalse quasi fin da subito dell’aiuto di Vail. Fu proprio quest’ultimo a perfezionare il sistema in cui ogni lettera o simbolo veniva inviata singolarmente usando una combinazione di punti, linee e pause.
Il sistema fu inserito nel brevetto di Morse – che inventò il telefono – e prese poi il nome di American Morse Code, nonostante il suo inventore fosse di fatto Alfred Vail.
I due dall’iniziale collaborazione passarono presto a una rivalità pesante, che li portò poi in tribunale in un contenzioso mirato al riconoscimento della paternità dell’invenzione, che nel 1844 fu definitivamente assegnata a Morse.
Ma si usa ancora?
Ovviamente nel mondo iper-comunicativo di oggi la sua esistenza è quasi esclusivamente riservata ad appassionati: le comunicazioni via internet sono più veloci, sicure e non hanno bisogno di codifica.
Per questo ad oggi è molto usato dai radioamatori (amanti dei metodi tradizionali) e, anche se raramente, in ambito mercantile o militare ogni qual volta sia necessaria una comunicazione criptata o effettuata in condizioni complicate.
Al codice Morse appartiene la storia delle comunicazioni, soprattutto dal XIX secolo in poi.
Ricordarlo – e provare a salvarlo – significa comunque salvare un sistema di comunicazione possibile da effettuare in ogni contesto e con ogni mezzo possibile, banalmente anche con una torcia.
Insomma, un metodo di comunicazione digitale ma senza il supporto dei mezzi attuali (smartphone ecc.). Utile e affascinante.
Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!
Articoli Correlati
L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

Categorie
I Più Letti
L’intero continente africano è da tempo diventato un enorme campo di battaglia del grande cambiamento economico globale tra Usa,...
Skill. Nella stesura del proprio curriculum vitae. In un colloquio di lavoro. Durante un corso di formazione. In una...