Caffè resistente al cambiamento climatico

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13.07.2023

Negli ultimi mesi sono molto frequenti le notizie secondo cui il cambiamento climatico sarà prossimamente il responsabile della scomparsa di una delle bevande più amate al mondo: il caffè. Proprio per questo motivo gli esperti stanno studiando incessantemente le più disparate soluzioni per la sopravvivenza della pianta sulla Terra.

Il cambiamento climatico e il caffè

Già tempo fa affrontammo l’argomento: il cambiamento climatico, che ahimé non potrà che acuirsi nel prossimo futuro, sarà responsabile della scomparsa di un’enorme percentuale di piantagioni di caffè. Secondo uno studio dello Smithsonian Tropical Research Institute di Panama pubblicato nel 2017 su PNAS, entro il 2050 fino al 90 percento dei terreni agricoli destinati alla coltivazione del caffè non sarà più in grado di sostenere le piantagioni. Solo in Brasile, eccellenza mondiale del caffè, quasi otto terreni su dieci non saranno più adatti alle piantagioni.

Solo arabica e robusta? L’alternativa della liberica

Le varietà più colpite saranno l’arabica – la varietà più debole ma più saporita – e la robusta. Tra le varie ricerche, per dare un futuro alla bevanda più amata del mondo, una ha dato i suoi frutti, riportando alla luce una varietà “dimenticata”: la liberica.

Già dal XIX secolo si hanno notizie della coltivazione di questa varietà in Africa – dove sopravvive ancora oggi, come in Uganda – e già alla fine del suddetto secolo era molto popolare in tutto il mondo, complice le difficoltà dovute alla ruggine (una malattia della pianta derivante da un fungo parassitario) della varietà arabica in Asia. Qualche problema di essiccazione, dovuto alle dimensioni eccessive dei chicchi, e l’esplosione della varietà arabica in Brasile, hanno determinato poi la scomparsa della liberica, almeno fino ad oggi.

Le caratteristiche della pianta

Le caratteristiche positive – almeno dal punto di vista della resistenza – sono molte: è una pianta robusta, discretamente produttiva e che resiste molto bene alle malattie (come la ruggine). Inoltre può crescere in clima caldi e in pianura. Esattamente quel che serve alle piantagioni del futuro.

I contro? La qualità del caffè non era eccelsa: i suoi chicchi sono molto grandi, il che va a complicare tutta la lavorazione dopo la raccolta e soprattutto la fase di essiccazione, la cui tempistica diventa molto difficile da indovinare. Col risultato di un caffè non apprezzatissimo.

Niente paura: nel tempo sono state sviluppate – soprattutto in Africa e Asia – delle varietà alla classica liberica come l’excelsa: la produttività è simile, ma con la differenza di avere semi più piccoli che vanno ad impattare positivamente sulla lavorazione ed essiccazione. Il risultato è un caffè dal gusto più saporito e molto simile all’arabica, indubbiamente più apprezzato della classica liberica.

Questa può essere sicuramente una soluzione importante per permettere lo sviluppo e soprattutto il mantenimento non solo banalmente della tazzina di caffè sulle nostre tavole, ma di un intero settore molto importante per tante economie in tutto il mondo – pensiamo al Sud America ad esempio – la cui scomparsa sarebbe sinonimo di una serie di difficoltà importanti sia a livello sociale e occupazionale, sia a livello economico.

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

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