Giornata Internazionale contro gli armamenti nucleari
26.09.2022
La nascita della Giornata Internazionale contro gli armamenti nucleari
La giornata internazionale contro gli armamenti nucleari venne istituita nella 68° sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 26 settembre 2013. In particolare, con la risoluzione 68/32 la comunità internazionale riconobbe il disarmo nucleare come presupposto essenziale per la pace e la sicurezza mondiale. A questo fine si affermava la necessità di “adottare con urgenza una Convenzione globale sulle armi nucleari con la finalità di proibire il possesso, lo sviluppo, la produzione, l’acquisizione, il ricorso – o la sola minaccia a ricorrervi – di armi nucleari e di provvedere alla totale distruzione di quelle esistenti”. In realtà il disarmo atomico è sempre stato tra le priorità dell’ONU fin dalla sua nascita. E non poteva essere altrimenti dopo la strage di Hiroshima e Nagasaki e lo stallo nucleare tra i due ex alleati.
La storia delle armi atomiche
All’indomani della Seconda guerra mondiale, infatti, sul mondo intero incombeva la minaccia della “pioggia pesante”. Si viveva nella convinzione che la tensione tra i due blocchi potesse degenerare da un momento all’altro nella totale e reciproca distruzione. Il punto di non ritorno sembrò arrivare nel 1962, quando Castro acconsentì allo schieramento di missili sovietici sul territorio cubano e gli USA disposero il blocco navale dell’isola. Il mondo era sull’orlo della fine. Ma la terza, e probabilmente, ultima guerra mondiale fu sventata. Kennedy e Kruscev arrivarono ad un accordo: il primo promise di non tentare nuove invasioni di Cuba, il secondo di ritirare i missili dall’isola. L’escalation era stata disinnescata.
Dal Trattato di non proliferazione alla fine del comunismo.
Un altro sospiro di sollievo arrivò nel 1970 con il trattato di non proliferazione degli armamenti nucleari firmato, inizialmente, da Gran Bretagna, Stati Uniti e Urss. La convenzione vietava alle parti di procurarsi o di trasferire ad altri paesi armi atomiche o altri congegni nucleari esplosivi. Nel 1985 vi aderì la Corea del Nord, nel ’91 il Sudafrica e nel 1992 si aggiunsero Francia e Cina. Nel frattempo, il muro di Berlino aveva iniziato finalmente a sgretolarsi. Dalla metà degli anni ‘80 il presidente americano Ronald Reagan e il leader sovietico Gorbaciov avevano deciso di affacciarsi dall’altra parte della cortina di ferro per tentare di porre fine alla guerra fredda e alla reciproca corsa agli armamenti. Superata l’iniziale diffidenza, i due grandi della terra scoprirono un’inaspettata chimica personale e il tentativo andò a buon fine. Nel 1987, a Ginevra, firmarono il Trattato sulle armi nucleari a medio raggio. Si trattò di una svolta epocale: per la prima volta gli armamenti non venivano ridotti o ritirati, ma effettivamente eliminati. In più la controparte sovietica accettava le clausole sul rigido sistema di ispezioni internazionali sul proprio territorio. Due anni dopo il muro di Berlino crollò e la guerra fredda era finita.
E oggi?
Ma questo non eliminò definitivamente le armi nucleari. Ancora oggi la dottrina della deterrenza rimane un elemento cardine della politica di sicurezza di molti paesi. Non stupisce che lo stesso Trattato di non proliferazione non abbia avuto il successo sperato. Nel 2003 la Corea del Nord si è ritirata dai 191 firmatari, mentre Israele, India e Pakistan non hanno mai aderito. In più, nonostante il Trattato per la proibizione delle armi nucleari del 2017 e il Trattato per la loro riduzione del 2020, i numeri sugli arsenali non sono affatto confortanti. A gennaio 2022, secondo lo studio dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), nel mondo c’erano circa 12.700 le testate atomiche. Di queste, quasi 9.500 erano a disposizione degli eserciti, mentre più di 3.700 erano già schierate su missili e aerei. Come se non bastasse, 2000 erano in stato di allerta.
Purtroppo, abbiamo presto capito perché. Stati Uniti e Russia ne possedevano il 90% e stavano per scontrarsi nel tragico precipitare della crisi ucraina. Così la minaccia della pioggia pesante è tornata a segnare la storia contemporanea. Il mondo è di nuovo con il fiato sospeso. Perciò l’originario proposito dell’ONU sancito con l’istituzione della giornata del 26 settembre è estremamente attuale. Serve sviluppare una maggiore consapevolezza internazionale sui costi sociali, economici, ambientali delle armi nucleari e sugli inestimabili benefici che deriverebbero dal loro definitivo smantellamento.
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L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

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