Amazon: cosa si cela dietro un simpatico pacco dal sorriso nero
23.12.2022
Il Natale si avvicina e come ogni anno migliaia di pacchi con il sorriso nero stampato sul cartone giungeranno nelle case di milioni di clienti. L’avvenire di un mercato sempre più vasto e complesso, ha portato il nostro caro Babbo Natale a cedere lo scettro della logistica dei doni natalizi ad un magnate americano. La nota compagnia Amazon fondata da Jeff Bezos nel 1994 e con sede a Seattle, è la prima Internet Company al mondo.
Agli albori nasce come sito di vendita di libri online, in un piccolo garage della città statunitense; ora è una delle maggiori aziende esistenti, infrangendo la somma dei mille miliardi di valore per l’azienda, record aggiunto nel 2018. Nel 2008 il suo valore ammontava a “soli” 38 miliardi. Nel mercato italiano rappresenta la prima azienda nel mercato dei pacchi B2C (Business to Consumer) ossia nel settore e-commerce e nonché primo cliente e concorrente della storica e nota azienda del paese, Poste Italiane.
È difficile rimanere inermi, e non sdegnarsi, quando aziende di tale portata si scontrano nella tumultuosa guerra del libero mercato. Perché è proprio questo mercato che ha subito le maggiori trasformazioni negli ultimi anni, crescendo ad un tasso medio annuo del 30% in volumi e 18% in ricavi. L’Autorità AGCOM, ossia l’Autorità garante per le comunicazioni, ha riscontrato in Amazon il principale protagonista nell’influenza delle competitive, divenendo in soli quattro anni il primo operatore nel mercato delle consegne e-commerce nazionali.
Lavorando nel settore PCL (Poste, Comunicazione e Logistica) di Poste Italiane, è chiaro come la fetta più consistente del mercato della consegna sia ormai divenuto quello dei pacchi. Con conseguenze debilitanti dal punto di vista lavorativo. La figura del Portalettere risulta ancora oggi, nell’immaginario collettivo, una categoria di lavoro, stabile, tranquilla e privilegiata, ma la realtà è ben lungi da questa spiacevole associazione. La mole di lavoro è strettamente correlata ai corrieri di Amazon, i cui carichi di lavoro possono raggiungere i 200 pacchi al giorno, con una media di consegna di 130-140 pacchi giornalieri a fronte di 8-9 ore lavorative. Nonostante Poste Italiane definisca bene le regole e le tutele dei suoi lavoratori tramite il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro e con gli Accordi sul settore recapito (PCL), firmati tra sindacati e l’azienda stessa, sempre più frequenti e urgenti sono le lamentele da parte dei lavoratori del recapito, che riferiscono di avere quotidianamente, quantità di lavoro che pericolosamente si avvicinano ai numeri dei corrieri Amazon, nonostante a differenza di questi ultimi, siano ben definite i modi e le misure di consegna.
La grande difficoltà sta nel coniugare il lavoro che non solo riguarda i pacchi. Poste Italiane, garante del Servizio Universale Postale, si occupa di invii postali, raccomandate e assicurate. La somma di tutto ciò, alla luce dei fatti, è che nei luoghi di lavoro postali si respira un’aria di cambiamento, difficile da sostenere. E nel mentre si diffonde la logica del “Bezozismo” che prende appunto il nome da Jeff Bezos, come mind-set per spremere al massimo le capacità dei dipendenti, lavoratori di tutto il mondo si stanno unendo nel grido unitario che si esplica nello slogan di “Make Amazon Pay”, tradotto in italiano “Fate pagare Amazon”. Perché a fronte di un aumento dei profitti a livello globale, i lavoratori di Amazon denunciano una diminuzione dei salari, delle condizioni di lavoro stressanti e malsane, di straordinari non retribuiti e di tasse non pagate. Denunciano un sistema di controllo che monitora tutte le pause off task, denominato TOT (Time off task), ossia tutte le pause non permesse, che se si cumulano oltre una certa soglia si rischia ammonimenti o licenziamenti, costringendo così i lavoratori a regolarsi per andare al bagno o semplicemente evitare qualsiasi dialogo con un collega, tutto questo per non abbassare il “rate” o il voto con cui si decide il futuro del lavoratore nell’azienda e per non finire nella black-list dei “Bezozisti”. Eppure, non sono così puntigliosi quando si tratta di mantenere un equilibrio nel libero mercato. Ammonta ad 1 miliardo e 128 milioni di euro l’importo della multa di AGCOM nei confronti della società americana per abuso di posizione dominante.
Difficile contrastare un sistema che di per sé si impronta nel nostro mercato in maniera così scorretta. Sempre più difficile è tutelare una categoria come quella dei Portalettere che direttamente ed indirettamente sono influenzati dalle decisioni di un’azienda così influente nel mercato italiano e globale. Una piaga che rende difficoltoso il lavoro di oltre 60mila dipendenti del recapito, e tra questi una categoria tra le più fragili in assoluto, i CTD, comunemente conosciuti nell’ambiente postale come Contratti a tempo determinato. A subire le conseguenze dirette di questa tremenda mole di lavoro, sono proprio queste migliaia di lavoratori che ogni anno accettano qualsiasi numero di consegne giornaliere, senza lamentarsi, perché costretti dalla spada di Damocle chiamata rinnovo, ad accettare qualsiasi condizione imposta dal datore di lavoro, difficilmente riuscendo a far rispettare uno qualsiasi degli articoli del CCNL o qualsiasi punto dell’Accordo sul recapito. Nonostante l’impegno che un lavoratore possa metterci, la flessibilità selvaggia del lavoro dipende fortemente dai volumi di pacchi, che a periodi alterni determinano il rinnovo o meno di migliaia di lavoratori da tutta Italia.
Il decreto dignità, assieme ai fattori precedentemente imputati in questo articolo, è stato un forte deterrente alla stabilità di questo settore ed è stato, per i motivi sopracitati, un fenomeno strettamente correlato all’avanzamento del precariato. La UilPoste, prima su tutte, è stata fautrice della campagna #fermiamoilprecariato, che ha portato in accordo con gli altri sindacati agli accordi sulle politiche attive. Ed è con estrema fierezza ed orgoglio affermare che ad oggi 20mila persone sono state assunte grazie a questi accordi, e che oggi ingrossano le fila di questa azienda paese; si prevede per l’anno 2024, l’entrata di ulteriori 25000 stabilizzati. Ogni giorno la Uilposte combatte sui luoghi di lavoro, cercando di preservare quello che duramente è stato acquisito negli anni, grazie alla contrattazione collettiva ed agli accordi sindacali e nonostante il terreno sia impervio, sensibilizzare, denunciare e protestare, devono essere la armi con cui combattere un sistema di lavoro che non rispetta il dipendente, ma lo “spreme” nella retorica che piace tanto ai “bezozisti” e che sempre più si sta affermando come dominante. La grande battaglia che ne scaturisce è proprio quella sulla contrattazione collettiva.
Ogni anno Poste Italiane si ripresenta ai tavoli con proposte peggiorative guardando al nuovo modello di Amazon, mentre il nostro sindacato spinge per allargare il contratto collettivo a tutti i lavoratori del settore, garantendo tutele a quello che per ora, è solamente un mercato sregolato e di competizione senza scrupoli. E qui le organizzazioni sindacali sottintendono che il cambiamento deve venire anche dal lato politico e governativo, che per troppo tempo, hanno ignorato questo mercato caotico e complesso, che sempre di più si palesa nello stivale e come ho scritto all’inizio di questo articolo, il Natale si avvicina, e porgendovi i miei più sinceri auguri, spero di aver svelato almeno in parte, quello che si cela dietro un simpatico pacco dal sorriso nero.
Nadir Radi, Uil Poste Toscana
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