60 anni di Michael Jordan: dal basket al brand globale

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17.02.2023

Il 17 febbraio 1963 a Brooklyn (New York) nasce Michael Jeffrey Jordan, quello che secondo l’NBA è “per acclamazione il più grande cestista di tutti i tempi”. Soprannominato His Airness, fu eletto nel 1999 “il più grande atleta nordamericano del XX secolo” dal canale televisivo sportivo ESPN, tanto da avere una sua linea personalizzata della Nike, Air Jordan. Fu anche protagonista del film Space Jam, un cult che recentemente ha avuto un sequel con Lebron James. Insomma, un’icona non solo del basket, ma dello sport in generale. Un atleta fantastico in grado di influenzare intere generazioni anche al di fuori della pallacanestro.

Il basket

Michael al college gioca per tre anni all’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, dove nel 1982 vince il campionato nazionale NCAA. Nel 1984 viene scelto come terza scelta assoluta al Draft NBA dai Chicago Bulls, squadra con cui farà la storia. Infatti, oltre ad aver pesantemente contribuito al successo planetario dell’NBA a cavallo degli anni ‘80 e ‘90, nel 1993 completa il primo three-peat (tre campionati vinti successivamente nel ‘91-’92-’93) coi Bulls, impresa riuscita a pochissimi nella storia e che spinge Air Jordan ad uno stravagante ritiro per immergersi nell’avventura della Major League Baseball. Ritiro che comunque durò poco, visto che Jordan tornò ai Bulls nel 1995 per condurli a un altro three-peat (‘96-’97-’98). Si ritirò una seconda volta nel ‘99 ma anche stavolta non fu definitivo: stavolta però furono gli Washington Wizards ad accoglierlo dal 2001 al 2003, anno in cui si ritirò definitivamente.

In totale vinse sei campionati NBA, due ori olimpici (Los Angeles 1984 e Barcellona 1992), cinque MVP (Most Valuable Player) della regular season NBA, sei MVP delle Finals NBA (record di sempre), dieci volte il premio di miglior marcatore dell’NBA (record di sempre), il premio per il Rookie dell’anno – destinato al miglior esordiente – e una volta il premio per il miglior difensore dell’anno. Ha partecipato a 14 All-Star game risultando MVP in tre e vincendo due Slam Dunk contest, la famosa gara di schiacciate. Impossibile non menzionare il canestro con cui lo vinse nel 1988: una schiacciata il cui salto partì dalla linea del tiro libero, un canestro che lo consacrò definitivamente come His Airness.

Tra gli episodi più significativi, che fanno rendere conto della grandezza di Jordan, c’è sicuramente il Flu Game, quando fu colpito da una violentissima intossicazione alimentare prima di gara 5 delle Finals 1997 contro gli Utah Jazz: il tabellino alla fine recita il punteggio di 90-88 per i Bulls con 38 punti di Jordan. Una delle migliori prestazioni di tutti i tempi.

Air Jordan: un soprannome e una cultura

  1. Prima stagione in NBA per Michael Jordan. Già alla terza partita – contro Milwaukee – dimostra già la sua classe trascinando i Bulls alla vittoria ed entusiasmando il pubblico di Chicago, fino ad allora non troppo affezionato alla sua squadra di pallacanestro. Ma già prima della firma sul contratto offerto dai Bulls (7 milioni di dollari in sei anni) ci fu la firma sul contratto offerto da Nike, al tempo non ancora leader come oggi sul mercato NBA. Infatti, nel 1984 i maggiori produttori di scarpe da parquet erano Converse – con cui MJ ha giocato fino al college – e Adidas. Michael firmò un contratto da due milioni di dollari per cinque anni più una percentuale su ogni scarpa venduta, una cifra mostruosa all’epoca, soprattutto per un giocatore che ancora non aveva firmato un contratto da professionista. Una mossa a dir poco lungimirante quella del colosso sportivo statunitense, che stracciò ogni previsione di vendita già al primo anno: pensavano di fare un utile di circa quattro milioni di dollari nel giro di tre anni, alla fine del primo il fatturato era già a quota 120 milioni. Il fatturato oggi è di circa 3 miliardi all’anno. Fu il primo assaggio del fenomeno globale di Air Jordan. 

Inizialmente furono solo le scarpe – una linea personalizzata – poi pian piano il brand si espanse. Ad oggi è un vero e proprio brand, a tal punto che il classico Swoosh della Nike è stato sostituito, nella linea Air Jordan, dal celebre Jumpman. Le collaborazioni con atleti (come Carmelo Anthony, Russel Westbrook, Luka Doncic, Chris Paul) e squadre – non solo di basket, vedi il Paris Saint Germain nel calcio – sono all’ordine del giorno e di qualità massima. Insomma, il brand sportivo più moderno e alla moda dei tempi odierni. Un fenomeno globale, come il personaggio di riferimento.

Oggi Michael Jordan è presidente della franchigia NBA degli Charlotte Hornets, la sua influenza nella cultura di massa è unica per uno sportivo, paragonabile a quel che sono stati Maradona e Pelé per il calcio: i migliori della storia, delle icone globali. Film, documentari e serie tv sulla sua vita e sulla storia dei Bulls a cavallo degli anni ’80 e ’90 non si contano più. 

Tanti auguri a uno dei personaggi che ha reso grande il mondo dello sport, non solo della pallacanestro. Tanti auguri a Michael Jeffrey Jordan.

“Ultimi 6 secondi di gara, il palleggio per Michael Jordan. Ha spazio, tutti lo aspettano, può essere l’ultima azione della sua carriera NBA. Il tiro… Jordan! Michael Jeffrey Jordan!”

(Chicago Bulls-Utah Jazz, gara 6 delle Finals 1998, 10 secondi alla fine, 86-85 per Utah. Jordan va da 2 punti. Storia. Telecronaca di Flavio Tranquillo)

Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!

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