Welfare aziendale: una risposta ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori

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19.04.2023

Dal 6° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, emerge che questo oggi è conosciuto dal 64,9% dei lavoratori, ma il dato clamoroso è che solo il 19,8% sa con precisione effettivamente di cosa si stia parlando. 

Eppure, il welfare aziendale è stato l’elemento di novità contrattuale abbastanza diffuso negli accordi sindacali del settore privato degli ultimi anni. 

Welfare aziendale: risposta a nuovi bisogni

Infatti, a seguito della crisi del sistema di protezione sociale pubblico e della presenza di cambiamenti notevoli nell’organizzazione del lavoro, le Parti sociali hanno cercato di dare nuove risposte a bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori che sono profondamenti mutati rispetto al decennio scorso. 

Inoltre, un contributo rilevante allo sviluppo della materia lo hanno giocato anche i vantaggi fiscali introdotti dalla Legge di Stabilità del 2016, ed ampliati poi dalla Legge di Bilancio per il 2017 che hanno favorito una spinta ulteriore alla diffusione del welfare nella Contrattazione Collettiva.

La modifica dell’art.51 del Tuir e la disciplina sulla detassazione dei premi hanno permesso, infatti, l’ampliamento della platea delle lavoratrici e dei lavoratori che ne beneficiano, coinvolgendo un numero di imprese sempre maggiore.

Come Uil abbiamo sempre sostenuto che lo sviluppo del welfare contrattuale possa essere un terreno di crescita del benessere organizzativo e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nel quadro di un miglioramento complessivo della produttività e delle condizioni di lavoro. 

Tuttavia, è necessario prestare attenzione ai possibili risvolti negativi e ai rischi ad esso connessi: prima di tutto bisogna tenere presente che il welfare contrattuale svolge una funzione integrativa al welfare pubblico, e non sostitutiva. 

Il welfare aziendale non sostituisce il SSN

Occorre invece difendere il Sistema Sanitario Nazionale, che, proprio perché è universale, copre una platea di beneficiari più vasta.

in secondo luogo, è necessario intervenire nella costruzione di piani di welfare sociale, puntando ad includere quelle prestazioni a carattere socialmente rilevante, evitando la creazione di pacchetti di benefit proposti dai provider, che rappresentano un semplice taglio dei costi per le aziende e  non tengono conto dei reali bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici.

Da ultimo, data la possibilità normativa di trasformare in tutto o in parte il premio in prestazioni di welfare esenti da tassazione, troppe volte si cerca di sostituire quote economiche con tali servizi. 

Quando questo accade, si ottiene una contrazione del reddito di quelle lavoratrici e di quei lavoratori. Non solo, ma sugli importi destinati a tale scopo, non verrà versata contribuzione previdenziale, né Tfr, così facendo il beneficio nell’immediato rischierà di divenire un danno in futuro.

E bisogna anche interrogarsi su che tipo di welfare la Contrattazione Collettiva deve privilegiare.

Sempre dal Rapporto risulta che il 79,4% dei lavoratori desidera un supporto personalizzato, tagliato su misura rispetto alle proprie esigenze; il 79,2% chiede maggiori opportunità di conciliazione tra vita familiare e lavoro; il 79,1% integrazioni del reddito; il 78,0% un aiuto per risolvere i problemi burocratici nel rapporto con le amministrazioni pubbliche; il 68,1% una consulenza psicologica per affrontare le difficoltà quotidiane. 

La cura del lavoratore

Dal nostro punto di vista un buon welfare aziendale è quello che risponde alle necessità sociali delle persone, favorendo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e, più in generale, la cura dei cittadini. In molti casi questo è stato fatto, e su questi il nostro giudizio è positivo.

È vero, d’altra parte, che c’è stata anche una proliferazione del cosiddetto welfare dei benefit, meramente sostitutivi del salario: questa è la strada che non ci piace. 

La valorizzazione delle persone nel contesto lavorativo e nella dimensione privata e familiare è un fattore vantaggioso, sia perché contribuisce a migliorare la qualità del lavoro, sia perché le trasformazioni della società richiedono una sempre maggiore attenzione alla vita delle persone anche fuori dai luoghi di lavoro. 

La Uil è già da tempo impegnata in questo percorso e continuerà a farlo anche nel futuro, perché è fondamentale affiancare alla giusta tutela e incremento dei redditi da lavoro, un altrettanto qualificato welfare integrativo.

Servizio Contrattazione e Politiche settoriali UIL

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