Veronese: “Migliorato il tasso di occupazione, ma persiste gap genere”

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01.12.2022

Il tasso di occupazione registrato ad ottobre, 60.5%, è il più alto dall’inizio della serie storica Istat (2004). Siamo in presenza di piccoli spiragli di luce sul versante occupazionale riscontrabili anche dall’aumento, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, di oltre 502 mila occupati dipendenti a tempo indeterminato, a fronte di una riduzione, seppur minima, di lavoro a termine. I dati mettono in evidenza un positivo ampliamento della distanza tra lavoro stabile e lavoro instabile, a tutto vantaggio del primo. Forse una sferzata verso ciò è stata anche determinata dall’attuazione delle misure del PNRR, ma anche la presa di coscienza che un mercato del lavoro più sano e più tutelato ripaga nel medio lungo periodo.

Seppur in presenza di questo quadro abbastanza positivo, che ci auguriamo continui nel tempo, persiste purtroppo il gap occupazionale di genere, dove la distanza tra donna e uomo è di 18,1 punti percentuali. E’ evidente che le tante criticità del mondo del lavoro femminile, non sono state sanate.

E allora, se il sistema produttivo sta maggiormente investendo nella buona occupazione, ci domandiamo e domandiamo al nuovo Governo, perché invertire questa rotta positiva con la reintroduzione a tutto campo, come si legge nello schema della prossima Legge di Bilancio, del voucher che è inconfutabilmente uno strumento che amplia diseguaglianze sociali e aumenta il rischio di povertà lavorativa?

Forse può essere strumentalmente “venduto” come un escamotage per aggirare, senza troppe complicazioni e in maniera istantanea, il nodo cruciale dell’inefficacia del sistema di incontro domanda-offerta di lavoro soprattutto nei settori interessati dalla stagionalità, ma non è certo questa la strada più opportuna né quella che ci dirige verso un mercato del lavoro di qualità.

 

Roma, 1 dicembre 2022

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