Veronese: «Lenta crescita del tasso di occupazione»
02.03.2023
Nell’ultimo semestre abbiamo assistito a una lenta, ma costante, crescita del tasso di occupazione che, a gennaio, ha raggiunto il 60,8%. Una percentuale che non ha precedenti, stando alla tabella storica dell’Istat che parte dal 2004. Si tratta di un primo positivo risultato che deriva soprattutto da un riscatto dell’occupazione a tempo indeterminato e da una maggiore inclusione delle donne per le quali si registrano numeri di crescita superiori rispetto agli uomini.
Per quanto riguarda i temi del lavoro di qualità delle donne, questi dati non devono rappresentare, però, un punto di arrivo, bensì di partenza. Non possiamo né dobbiamo crogiolarci sugli allori, ma occorre continuare a lavorare per la più ampia e migliore occupabilità di tutti. E dobbiamo farlo a partire dai giovani che, stando ai dati di oggi, non solo vedono una diminuzione in termini di occupati, ma anche un preoccupante aumento degli inattivi, quindi, di giovani scoraggiati e demotivati. Sono loro principalmente a dover fare i conti con forme di lavoro precarie, con tirocini fittizi, con basse retribuzioni, con il non rispetto dei contratti collettivi nazionali e delle norme su salute e sicurezza. Ed in prossimità dell’8 marzo, un’ulteriore riflessione deve riguardare ancora le donne.
Anche se i dati ci parlano di una crescita dell’occupazione femminile, per loro si continuano a registrare gap occupazionali e retributivi rispetto agli uomini (nel 2021 il gap retributivo è stato del 26% ed in aumento rispetto al 2019). Un’alta percentuale di donne è inattiva per motivi familiari. Ecco perché diciamo che pur in presenza del quadro positivo che emerge dai dati Istat di oggi, non ci si può adagiare su questi risultati. C’è molto, moltissimo ancora da fare per costruire un mercato del lavoro inclusivo e di qualità. E, al contempo, è necessario lavorare per evitare di perdere, nel tempo, pezzi di occupazione riconquistata dopo anni difficili. In tale prospettiva, occorre guardare alle trasformazioni demografiche in essere, alla velocità dei cambiamenti del mercato del lavoro, alle nuove competenze richieste dal mercato, puntando su forti investimenti in formazione, in generale, e in formazione continua, in particolare.
Roma, 2 marzo 2023
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