Rinnovare i contratti per contenere l’inflazione

3' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

L’inflazione ad Aprile, nell’euro zona ha raggiunto il picco del 7,5%. Un fenomeno nuovo e inatteso, che ha generato, in Europa, un rialzo dei salari.

Non in Italia, dove le retribuzioni sono rimaste sostanzialmente ferme, a fronte di milioni di lavoratrici e lavoratori in attesa del rinnovo del contratto.

Rinnovare i contratti e dare fiato al potere d’acquisto è il punto di partenza per fronteggiare il rialzo generalizzato dei prezzi, rilanciare il mercato interno e dare spazio alla crescita economica.

IL RINNOVO DEL CONTRATTO DEGLI AUTOFERROTRANVIERI È UNA BUONA NOTIZIA.

In questo senso, è un’ottima notizia il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro degli autoferrotranvieri, arrivato dopo cinque lunghi anni. Il rinnovo riguarda in particolare la parte economica del contratto. Quella normativa sarà discussa nelle trattative future, questo in virtù di un generale riassetto del settore, a partire dalla riforma, ferma in Parlamento dal 2021.

120mila lavoratrici e lavoratori del trasporto pubblico locale, dunque, potranno beneficiare di un aumento medio di 90 euro nel triennio 2021 – 2023, più un contributo di 500 euro una tantum per coprire gli anni di vacanza contrattuale.

RINNOVARE I CONTRATTI PER CONTRASTARE L’INFLAZIONE

È un momento storico molto complesso quello che stiamo vivendo. L’inflazione, il caro energia, le conseguenze economiche della guerra in Ucraina, stanno mettendo a dura prova il potere d’acquisto delle persone con redditi da lavoro e da pensione. L’Istat, nella nota mensile sulla congiuntura italiana, ha messo in evidenza i rischi a cui va incontro l’economia del Paese, che soffre di grande incertezza. E la stima per la perdita del potere d’acquisto vola al 5%.

Sono le imprese, in particolare, sottolinea l’Istat a mostrare meno fiducia nel futuro. Del resto, in materia di rinnovo dei contratti il Presidente della Confindustria, Bonomi, ha precisato in più occasioni che “non c’è spazio per gli aumenti salariali” a causa del caro energia. Considerazioni di parte, che non rispecchiano realmente i fatti. La sofferenza e il disagio sociale sono in crescita e toccano direttamente più le retribuzioni dei lavoratori dei profitti di impresa.

Alcuni imprenditori hanno ben compreso il momento cruciale e, in autonomia, stanno provando a fare qualcosa, elargendo bonus ai propri dipendenti. Ne è un esempio l’iniziativa di Brembo di cui abbiamo parlato.

Anche il Governo, con il Decreto aiuti è intervenuto dando un sostegno una tantum a lavoratori,  pensionati e disoccupati di 200 euro (i redditi devono essere inferiori a 35mila euro annui). Non sono, però, i bonus a poter combattere l’inflazione: serve rinnovare i contratti.

Come ha detto il Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri “chiedere aumenti salariali e chiedere condizioni migliori fa parte di un percorso di civiltà del Paese”.

 

 

 

Articoli Correlati