Le politiche fiscali della NADEF 2023

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13.10.2023

Una NADEF pessimistica e priva di contenuti

Il 30 Settembre è stata pubblicata dal Ministero dell’Economia la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2023. I canali social della UIL presentano una Sintesi in slides di che cosa contiene il Documento, uno dei più importanti dell’anno per la contabilità pubblica, anche perché preannuncia gli interventi che il Governo ha intenzione di attuare nella Legge di Bilancio a fine anno. Interventi che appaiono in linea con le politiche finora attuate dal governo; tuttavia, risalta l’assenza di contenuti in merito a temi fondamentali come pensioni, istruzione, politiche di welfare e di contrasto alla povertà.

La NADEF 2023 prospetta un quadro macroeconomico tendenzialmente pessimistico, soggetto alla forte incertezza del contesto geopolitico e influenzata in particolare dall’evolversi del conflitto russo-ucraino, dalla fase di rialzo dei tassi interesse, dalla dinamica inflazionistica in corso e dalla sostanziale stagnazione economica dell’Unione Europea.

Il tasso di crescita del PIL è stato rivisito in negativo rispetto alle stime del Documento di Economia e Finanza (DEF) pubblicato ad aprile: la previsione tendenziale di crescita del 2023 passa dall’1% allo 0.8%, mentre per il 2024 diminuisce dall’1.5% all’1%. Appare preoccupante l’aumento del deficit per circa 14 miliardi di euro per finanziare la prossima Legge di Bilancio, in quanto rischia di scaricare ulteriormente sulle prossime generazioni un costo che poteva essere sostenuto con forme di finanziamento alternative.

Fonti di finanziamento alternative: uno studio UIL-EURES

La UIL, in collaborazione con l’istituto di ricerca EURES, ha individuato in uno studio quali possibili fonti un aumento della tassazione sui redditi da capitale, sui dividendi distribuiti agli azionisti e ha avanzato come proposta una tassazione rivolta alla totalità delle transazioni finanziarie: sono misure che permettono di reperire i fondi necessari e al contempo contrastano la crescente e grave diseguaglianza economica del nostro paese. Senza dimenticare l’imposta sugli extraprofitti, già obliata da alcuni, che deve essere intensificata per appianare le enormi ricchezze indebite acquisite in seguito alle crisi dalle multinazionali energetiche, farmaceutiche, dell’e-commerce e delle armi.

Il taglio del cuneo fiscale va reso strutturale, ma non basta

La gran parte delle risorse che saranno stanziate per la Legge di Bilancio 2024 saranno destinate alla conferma del taglio del cuneo fiscale, pari a una riduzione contributiva fino al 7% per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 25.000€ e al 6% per i redditi sotto i 35.000€.

Per la UIL la riconferma del taglio del cuneo fiscale è certamente positiva ed è una battaglia della quale la UIL è stata pioniera già nel corso del 2022. Abbiamo rivendicato la necessità di tutelare il potere d’acquisto delle famiglie e delle persone, in ginocchio in seguito alla crisi pandemica e alla dinamica inflazionistica. Tuttavia, il taglio del cuneo deve diventare strutturale, e in quanto tale non potrà essere finanziato con risorse a debito.

Ma il taglio dei contributi non basta. L’Italia è l’unico paese europeo dove il potere d’acquisto reale delle famiglie si è ridotto negli ultimi 30 anni. È necessario aumentare le retribuzioni e ridurre le tasse sul reddito da lavoro e da pensione.

In merito a questo, nella NADEF il governo annuncia l’inizio dell’attuazione della riforma fiscale.

Una riforma che tuttavia muove in senso opposto a quanto da noi auspicato, come già abbiamo già espresso in sede di audizione parlamentare.

La flat tax per i lavoratori autonomi fino a 85.000€, nonché per tutti i lavoratori dipendenti entro fine legislatura, va contro il dettato costituzionale della progressività e rischia di rendere il nostro sistema fortemente regressivo, a vantaggio dei più ricchi.

Il contrasto all’evasione fiscale è stato finora integerrimo a parole ma completamente smentito dai fatti: solo nell’ultimo anno sono stati approvati 13 condoni fiscali e l’atteggiamento permissivo verso gli evasori rappresenta un segnale molto grave che rischia di diventare un incentivo ad evadere.

Il riordino delle agevolazioni fiscali (o tax expenditures), sostenuto anche dalla UIL, non è chiaro come sarà attuato e la preoccupazione è che, ancora una volta, non verranno toccati i privilegi corporativisti di alcune categorie, politicamente influenti.

La riduzione delle imposte sulle imprese maschera un’idea di competitività basata solamente su quante tasse bisogna pagare, un fenomeno che ha causato danni enormi alle democrazie occidentali nel contesto della globalizzazione. Senza contare, per altro, che le imposte sulle imprese sono diminuite in Europa dal 40% del 1980 al 23% del 2022, senza che ciò avesse effetti positivi sulla scelta delle multinazionali di delocalizzare nei paradisi fiscali.

Per la UIL una riforma fiscale equa e giusta deve rispettare il dettato costituzionale della progressività e ci aspettiamo di essere coinvolti dal governo nei decreti attuativi, come non è successo durante la fase iniziale di riforma.

Come UIL, ci preme sottolineare che, da anni, siamo impegnati sul fronte riduzione dei tributi, a vantaggio di lavoratori dipendenti e pensionati, i contribuenti a più alta fedeltà fiscale che rappresentano oltre il 95% del reddito IRPEF.

 

 

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