Lo Studio UIL-EURES per “Interventi e possibili coperture per una manovra finanziaria attenta alle retribuzioni dei lavoratori”
19.09.2023
Quando arriva il momento della discussione sulla manovra finanziaria, è doveroso che il Sindacato faccia sentire la sua voce, attraverso proposte concrete, presso il Governo. A tal fine la UIL, che mai si sottrae al confronto sul merito delle questioni, ha realizzato – in collaborazione con EURES – uno studio, al fine di “definire le priorità e indirizzare le risorse disponibili” rispetto alla stesura della manovra di bilancio.
Lo studio, che non a caso si intitola “Interventi e possibili coperture per una manovra finanziaria attenta alle retribuzioni dei lavoratori”, tiene ovviamente conto delle difficoltà e dei vincoli di bilancio dell’Italia, nonché della possibile reintroduzione del Patto di stabilità, che potrebbe ancor di più limitare i margini di manovra.
A maggior ragione, quindi, rimane prioritario, sempre in un’ottica di sviluppo complessivo del Paese, individuare “criteri guida” in grado di garantire sia la tenuta dei conti, che l’equità sociale.
Prima di tutto viene richiamata la necessità di sostenere le “fasce più colpite dall’inflazione, a partire dal recupero del potere d’acquisto delle pensioni e delle retribuzioni”; ma allo stesso tempo lo studio va ad individuare risorse finanziarie “aggiuntive” per la necessaria tenuta dei conti.
Per quanto riguarda, quindi, nuove risorse possibili, fermo restando la necessità di una lotta più serrata nei confronti dell’evasione fiscale e un abbattimento degli sprechi, la UIL propone un “aumento della tassazione sui redditi da capitale”.
Allo stato attuale i redditi da capitale sono tassati al 26% (valore che scende al 12,5% per titoli di debito pubblico). Una tassazione, per altro, inferiore alla media europea. Solo riallineando le aliquote rispetto a quelle dei nostri partener continentali (31%), si riuscirebbe ad ottenere un gettito pari a 16,9 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’oggi di +2,7 miliardi.
Un’aliquota del 35%, invece, farebbe aumentare il gettito di 4,9 miliari, mentre una tassazione del 43% garantirebbe 9,2 miliardi in più.
Lo studio, però, fa un’ulteriore ipotesi di revisione della tassazione sui redditi da capitale: ovvero, un sistema a scaglioni, “per cui ai redditi più esigui sarebbe applicata un’aliquota del 23% (valida per il primo scaglione dell’Irpef), a quelli medi una tassazione al 35%, laddove le rendite più consistenti sarebbero tassate al 43%”.
Altro punto qualificante dello studio sono le proposte per la tassazione sulle transazioni finanziarie (TTF). Questa è prevista già dalla Legge di Stabilità del 2013, ma sono evidenti fin qui i suoi effetti del tutto marginali, rispetto al prelievo fiscale.
A fronte della misura introdotta dal Governo Monti, e che prevede ad oggi un prelievo dell’uno per mille per le transazioni operate sui mercati regolamentati e del 2% per quelle sui mercati non regolamentati (non si applica alle operazioni finanziarie relative a obbligazioni e titoli di Stato, nonché alle attività di compravendita di azioni di società quotate con capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro), UIL e EURES propongono una tassazione rivolta alla totalità delle transazioni finanziarie.
Secondo le stime, “un’aliquota fiscale dell’1% su tutte le transazioni finanziarie comporterebbe un introito pari a 9,1 miliardi, valore che salirebbe a 14,4 miliardi se l’imposta fosse del 2% e a 18,6 miliardi qualora si optasse per un’aliquota del 3%”.
Vengono proposte anche “Le possibili misure a sostegno del potere d’acquisto delle retribuzioni”, ovvero:
- Taglio strutturale del cuneo fiscale. Questo se applicato nella misura del 5% a favore dei lavoratori con retribuzione fino a 35mila euro, comporterebbe un costo di 8,9 miliardi annui, che verrebbero parzialmente recuperati da “una prevedibile crescita dei consumi interni”. Un taglio del cuneo del 6%, costerebbe invece 10,7 miliardi (con il 7% la spesa sarebbe di 12,4 mld). Attraverso una distribuzione uniforme dei benefici si avrebbero rispettivamente incrementi medi mensili (13 mensilità) di 42, 50 e 59 euro.
- Detassazione della XIII mensilità dei lavoratori dipendenti e dei pensionati con retribuzioni/importi annui ≤35 mila euro. Questo intervento riguarderebbe 24,6 milioni di beneficiari (14,9 milioni di lavoratori e 9,7 di pensionati), comporterebbe mancate entrate per lo Stato complessivamente stimate in 7,9 miliardi di euro (4,9 miliardi per l’intervento a favore dei lavoratori e 3 per quello sui pensionati), generando tuttavia un incremento netto della XIII mensilità pari a 332 euro pro capite per i primi ed a 308 euro per i secondi. Prevedibili anche qui recuperi di gettito con aumento dei consumi.
- Detassazione del recupero del potere d’acquisto dei salari. Questa proposta è finalizzata “a recuperare la perdita del potere d’acquisto maturato tra il 2022 e il 2023, che secondo i dati OCSE ammonterebbe a 7,3 punti percentuali nel periodo tra il primo trimestre dell’anno scorso e il primo trimestre di quello corrente.
Il nostro Paese vive vulnerabilità economiche e sociali importanti, che possono apparire per certi versi anche tristemente strutturali. Per farlo ripartire, in un’ottica di progresso e coesione sociale, servono proposte concrete. È il motivo per cui UIL e EURES hanno voluto redigere questo studio.
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