Innalzamento dell’età pensionabile: facciamo chiarezza
21.01.2025
L’innalzamento dell’età pensionabile agganciato all’aspettativa di vita è stato introdotto dal Decreto-legge 78/2009 e rappresenta una delle riforme strutturali del sistema previdenziale italiano. Ecco come funziona.
Collegamento all’aspettativa di vita
L’età pensionabile è legata all’incremento dell’aspettativa di vita al sessantacinquesimo anno di età. Gli incrementi dell’età pensionabile si basano sugli ultimi dati ISTAT disponibili. Questo meccanismo prevede che, periodicamente, l’età per il pensionamento sia adeguata (innalzata) per riflettere l’allungamento della vita media della popolazione.
Ogni due anni, l’Istat comunica la variazione dell’aspettativa di vita alla Ragioneria Generale dello Stato, che poi aggiorna i parametri tramite Decreto.
Prima del 2019 gli aggiornamenti erano previsti ogni tre anni, dal 2019 in poi l’adeguamento è diventato biennale. Riguarda sia la pensione di vecchiaia (viene innalzata l’età minima per accedere alla pensione) sia la pensione anticipata (i requisiti contributivi sono adeguati in base all’aspettativa di vita).
Innalzamento dell’età pensionabile: gli adeguamenti negli anni
Fino ad ora ci sono stati 3 adeguamenti:
- Nel 2013: incremento di 3 mesi.
- Nel 2016: incremento di altri 4 mesi.
- Nel 2019: incremento di 5 mesi (età pensionabile a 67 anni).
L’innalzamento è stato nullo per i bienni 2021-2022, 2023-2024 e 2025-2026, perché non si sono registrati aumenti della speranza di vita.
Cosa è successo in questi giorni?
Nei giorni passati è scoppiata una polemica tra le parti sociali, la politica e l’Inps. L’istituto di Previdenza è stato accusato di aver aggiornato i propri sistemi di calcolo con l’innalzamento dell’età pensionabile portandola a 67 anni e 3 mesi dal 2027, senza aspettare il Decreto della Ragioneria dello Stato. L’Inps ha poi smentito, chiarendo che non sono stati modificati i requisiti attuali e che le certificazioni seguiranno le tabelle vigenti. Si è però creato un polverone che ha acceso nuovamente il dibattito sulle problematiche di questo meccanismo di adeguamento.
Innalzamento dell’età pensionabile: quali sono le problematiche di questo meccanismo?
L’innalzamento dell’età pensionabile è un tema che accende il dibattito sindacale e politico. Il suo adeguamento all’aspettativa di vita è una scelta che può sembrare logica, ma che in realtà pone non poche problematiche.
Innanzitutto, c’è un problema di metodo: la modifica dei criteri pensionistici va comunicata con un anno di anticipo. Questo non è un tempo sufficiente perché, soprattutto per chi vuole usufruire di isopensione, per gli esodati incentivati all’uscita dal lavoro, o per altri tipi di ‘scivoli pensionistici’, è necessario sapere con più largo anticipo quali saranno le regole al momento del pensionamento.
Il problema più grande naturalmente è di merito: l’innalzamento dell’età pensionabile avrà un limite? Ora come ora, l’Italia, con i suoi 67 anni, ha il requisito dell’età pensionabile più alto d’Europa e, propaganda governativa a parte, senza un intervento legislativo che lo congeli è destinato a salire. Così come sono destinati a salire i 42 anni e 10 mesi di contributi necessari per l’accesso alla pensione anticipata. Non è pensabile un innalzamento all’infinito.
Riaprire il confronto sulle pensioni
La maggior parte dei Millennials e della Generazione Z già rischia di avere pensioni da fame, ma se si continuasse ad aumentare l’età pensionabile, queste fasce d’età in pensione potrebbero non andarci mai. Alla luce di ciò, è più che necessario riaprire il confronto sul ‘cantiere pensioni’. Bisogna fare una riflessione più ampia su demografia, immigrazione e qualità del lavoro. Ci vuole un regime pensionistico che guardi alla sostenibilità del sistema ma anche alle esigenze dei lavoratori e dei pensionati. Non tutti i lavori sono uguali, come non sono uguali tutti i percorsi di vita. Anche per questo sono stati pensati meccanismi come l’Ape Sociale che vanno resi strutturali e meglio organizzati.
Ufficio Comunicazione UIL PENSIONATI
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