Acciaierie Italia: la Uilm non accetta la certificazione degli esuberi

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30.03.2023

Nella giornata di ieri 29 marzo si è tenuto da remoto, con il ministero del Lavoro, l’ultimo incontro dell’esame congiunto per la proroga di cassa integrazione straordinaria richiesta da Acciaierie d’Italia per l’ex Ilva di ulteriori 12 mesi.

L’azienda, fin dal primo incontro, si è resa disponibile a offrire esclusivamente la maturazione dei ratei di tredicesima escludendo la possibile riduzione dei 3mila esuberi. Tale è rimasta l’offerta, tra l’altro peggiorativa rispetto alle condizioni dello scorso anno che vedeva la riduzione di lavoratori in cigs a 2.750. Ci chiediamo, allora, perché altre single sindacali hanno condiviso un’intesa che nel 2022 avevano rifiutato di sottoscrivere? Cosa è cambiato?

La Uilm, nonostante l’inconcludente esperienza della precedente trattativa, fino alla fine ha provato a trattare per chiedere che non si determinassero 3mila esuberi strutturali chiedendo tutte le condizioni di garanzia, a partire dalla salvaguardia dei 1.600 lavoratori in Ilva AS e dell’indotto senza escludere una giusta integrazione salariale all’ammortizzatore sociale con valori economici superiori a quelli già offerti dall’azienda.

La Uilm, insieme alle altre organizzazioni sindacali, ha posto le richieste minime per poter sottoscrivere un accodo di cigs a partire dal tema della tutela complessiva dell’occupazione.

Tuttavia, l’azienda non ha voluto riconoscere la validità dell’accordo del 6 settembre 2018 che rappresenta l’unico atto di salvaguardia ambientale, occupazionale e industriale dell’ex Ilva. Nell’accordo del Ministero è presente una semplice dichiarazione, senza alcun valore, da parte di chi ha sottoscritto l’intesa, ma alcun impegno da parte aziendale che, anzi, nel corso della riunione ha dichiarato di ritenerlo superato.

L’azienda non ha voluto riconoscere la temporaneità e la transitorietà dello strumento di cigs determinando la strutturalità degli esuberi dichiarati in procedura e si è sottratta a qualsiasi confronto sul piano industriale di rilancio e di investimenti che assicurasse una reale prospettiva di lungo periodo.

Inoltre, non ha dato nessuna certezza sugli assetti produttivi di Taranto, Genova, Novi Ligure, Marghera e tutti gli altri siti.

Non ci sono certezze sulla ripartenza dell’altoforno 5, sulla realizzazione di forni elettrici e dell’impianto DRI; Acciaierie d’Italia non ha assicurato che il limite dei 4 milioni di tonnellate anno sia limitato al solo 2023 con piena incertezza per il 2024 prefigurando, di fatto, una cigs senza fine in mancanza di un programma di risalita produttiva.

Inoltre, non ha aggiunto alcun elemento economico alla maturazione dei ratei di tredicesima, già dichiaratamente disponibili nella precedente procedura, mentre la Uilm ha chiesto, invece, che si aggiungessero anche il riconoscimento del Premio e la maturazione delle ferie anche per chi è in cigs.

Ci chiediamo, allora, come è stato possibile firmare un accordo di proroga di cassa integrazione a queste condizioni?

La Uilm, per il bene dei lavoratori, ha ritenuto di non essere complice del disastro sociale e industriale a cui si sta andando incontro e, insieme a chi vorrà unirsi, metterà in campo ogni iniziativa possibile, come ha già fatto, per invalidare gli effetti nefasti di quest’accordo e salvare tutti i posti di lavoro messi a rischio.

Ufficio Comunicazione Uilm

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