Un incontro surreale per il futuro dell’ex Ilva

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31.01.2023

L’incontro che si è svolto questo mese al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla vertenza dell’ex Ilva ci ha lasciato senza parole perché non si è parlato dell’attuale situazione in cui versa l’azienda, né di occupazione o di piano industriale ma di un accordo di programma che prevederebbe la chiusura dell’area a caldo e, quindi, la definitiva chiusura della più grande acciaieria europea. Inoltre, ci hanno illustrato degli “investimenti sul territorio” che ci lasciano al quanto perplessi come la riattivazione del ciclo del cemento, fermo da anni per questioni ambientali, con gli scarti della produzione, un dissalatore off shore, un rigassificatore e un parco eolico dove l’ex Ilva produrrebbe i pali con un tubificio chiuso da anni.

In pratica il Ministro Urso, insieme alla Regione Puglia e al Comune di Taranto, ci hanno presentato un accordo già pre-confezionato al quale dovevamo dare il nostro consenso. Durante l’incontro erano in presidio sotto al Ministero oltre 700 lavoratori provenienti da Taranto per i quali nessuno dei presenti al tavolo ha rivolto una parola.

Ad oggi abbiamo due altoforni che si stanno avvicinando a fine campagna, prevista entro il 2024, e un terzo altoforno che ne ha forse tre. Nel frattempo, non sono mai iniziati i lavori di rifacimento dell’Afo 5 né quelli del tanto annunciato forno elettrico. Non si può tollerare che venga fatto un Accordo di Programma come a Piombino, con la chiusura dell’altoforno per l’avvio di un forno elettrico, mai avvenuto dal 2015 ad oggi.

Nel settembre 2018 abbiamo sottoscritto un accordo all’allora Ministero dello Sviluppo economico, l’unico sottoscritto dal sindacato, dove abbiamo stabilito zero licenziamenti, zero cassa integrazione, investimenti ambientali e risalita produttiva. Un accordo disatteso pochi mesi dopo con l’avvio di una cassa integrazione unilaterale per 1.400 lavoratori. Da dieci anni stiamo assistendo a un lento e inesorabile declino dell’ex Ilva, passato da 8,5 milioni di tonnellate nel 2011 a poco più di 3 dello scorso anno, rendendosi sempre più marginale rispetto al mercato nazionale. Inoltre, da marzo 2022 è stata concessa dal Ministero del Lavoro, senza accordo sindacale, la cigs per 3mila lavoratori, non si conoscono le prospettive occupazionali dei 1.700 lavoratori in Amministrazione Straordinaria e dei migliaia dell’appalto.

Abbiamo chiesto alla politica nazionale e locale di uscire dalle loro ambiguità e ipocrisie perché sulla pelle dei lavoratori non si scherza, su chi da anni ha perso la fiducia nel futuro. Taranto ha bisogno di occupazione e di una prospettiva industriale sostenibile. Noi la parola fine non la scriveremo mai, fino all’ultimo lavoratore che rimarrà. Nelle prossime settimane affideremo nelle mani di un pool legale il rispetto dell’accordo del 2018. Non ci fermeremo mai!

Ufficio Comunicazione UILM

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