Il dominio della catena alimentare globale

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28.09.2022

Lo studio di ETC Group

Uno studio di ETC Group, un’organizzazione di eco-giustizia, rileva che sono poche le grandi aziende a dominare la catena alimentare globale.

Nello specifico, l’intero mercato globale delle sementi è dominato da due multinazionali: Syngenta e Bayer.

Un dato allarmante se pensiamo che solo 25 anni fa a controllare la stessa percentuale erano 10 aziende.

Le ragioni di questo crescente predominio sono da ricercare nell’uso crescente di “big data” (lo sfruttamento dei dati sui terreni e sui gusti dei consumatori) e intelligenza artificiale.

Questi strumenti comportano un importante vantaggio competitivo nel mercato e hanno ovviamente dei costi non accessibili per le aziende più piccole.

Un discorso analogo vale per il commercio di materie prime agricole: solo 10 i commercianti a dominare l’intero mercato per un valore di mezzo trilione di dollari.

Sempre più Cina nell’agroalimentare

Le società cinesi stanno emergendo, e la società statale cinese Cofco è ora il secondo più grande commerciante di materie prime agricole al mondo, dietro solo a Cargill degli Stati Uniti, con vendite nel 2020 di poco più di $ 100 miliardi (£ 89 miliardi), rispetto ai $ 134 miliardi di Cargill.

Il secondo più grande trader, Archer-Daniels-Midland, ha registrato vendite per 64 miliardi di dollari nel 2020, secondo gli ultimi dati su cui si basa il rapporto.

Syngenta, la società di sementi, pesticidi e biotecnologie, è ora di proprietà della maggioranza del governo cinese attraverso Sinochem e ChemChina. Il gruppo controllava circa un quarto del mercato globale dei prodotti chimici per l’agricoltura nel 2020, con 15 miliardi di dollari di vendite, di gran lunga superiori ai suoi rivali più vicini Bayer e BASF.

Anche due delle altre 10 principali aziende di prodotti agrochimici sono cinesi, così come la settima grande azienda di fertilizzanti sintetici, Sinofert.

Agricoltura digitale

Questo dominio diventa sempre più difficile da scalfire anche grazie alle innovazioni tecnologiche, che consentono alle aziende di evitare la trasparenza, automatizzare le transazioni e influenzare la domanda dei consumatori. I lavoratori agricoli rischino di essere espulsi dalla terra poiché la tecnologia robotica ha iniziato ad essere utilizzata in un numero crescente di paesi.

“Abbiamo scoperto una vasta ristrutturazione digitale del sistema alimentare commerciale, inclusi intelligenza artificiale, robot, droni, blockchain”, ha affermato ETC. “Le preoccupazioni includono la manipolazione dei clienti, l’allontanamento del processo decisionale dagli agricoltori, la sostituzione e il controllo algoritmico dei lavoratori della catena alimentare e i costi climatici dell’utilizzo dei dati”.

Le aziende alimentari da parte loro sostengono che l’uso di tale tecnologia comporta una maggiore efficienza, consentendo loro di utilizzare meno risorse preziose come acqua, fertilizzanti e pesticidi e semplificando le operazioni per ridurre i costi per i consumatori.

È chiaro che i possibili danni non si limitano al controllo di ciò che dovremmo seminare e mangiare, compromettendo la varietà e la resilienza dell’alimentazione, ma all’impatto sul mondo del lavoro, che occorre prevedere e controllare.

E ci riferiamo anche al garantire una formazione per i lavoratori agricoli adeguata alle nuove tecnologie.

Gli effetti di pandemia e guerra

I prezzi dei generi alimentari sono aumentati notevolmente negli ultimi mesi, dopo le interruzioni causate dalla guerra in Ucraina e i continui impatti della pandemia di Covid, facendo salire vertiginosamente i profitti dei principali commercianti di materie prime e produttori di grano.

È la popolazione più povera che sta soffrendo maggiormente gli effetti di questo difficile periodo storico e i dati OCSE riportano un quadro generale allarmante, che trovate qui.

Abbiamo infatti parlato più volte di come la crisi sanitaria ha aggravato significativamente la disuguaglianza economica (leggi qui) e ha aumentato il divario tra ricchi e poveri.

E lo stesso problema non poteva che influenzare anche la politica di concorrenza. Nell’ultimo periodo molteplici autorità hanno in effetti fornito linee guida sulle modalità e priorità di enforcement in questo frangente, ma come sindacato continuiamo a insistere per un maggiore sostegno pubblico all’economia per fronteggiare gli effetti economici della pandemia e della guerra.

Non appare inutile ricordare che

“….il mercato è una creazione umana e l’intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé distorsivo o vessatorio…”(Lezioni di Politica Economica)

Mai come oggi appare necessaria piena consapevolezza del fatto che, sia nel breve che nel medio termine, la concorrenza è uno strumento prezioso per evitare i problemi di scarsità, tenere bassi i prezzi e accelerare la ripresa economica.

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