La crisi climatica si aggrava: il Rapporto sul cambiamento climatico

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08.04.2023

Il 20 marzo scorso, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC, Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico) ha concluso la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici, con la presentazione del cosiddetto Rapporto di Sintesi, che integra i risultati dei tre gruppi di lavoro sulla crisi climatica.

Le basi fisico-scientifiche (2021), impatti, adattamento e vulnerabilità (2022), Mitigazione dei cambiamenti climatici (2022) – e dei tre rapporti speciali – Riscaldamento Globale di 1.5 (2018), Climate Change and Land (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019) editi nel corso degli ultimi anni.

Il Rapporto di Sintesi che conclude un lavoro di otto anni (uno in più rispetto al canonico ciclo settennale, a causa delle difficili condizioni dettate dall’emergenza pandemica) si presenta con una struttura rinnovata rispetto al precedente.

I punti chiave del Rapporto sulla crisi climatica

Progettata per integrare analisi che riguardano il passato e il presente, le proiezioni future sui cambiamenti climatici fino al 2100 e oltre, nonché inserendo un focus sullo stato attuale delle politiche climatiche e una previsione sul periodo che ci separa dalla finestra temporale critica prevista per il decennio 2030- 2040.

Il documento restituisce la gravità della crisi climatica in atto e l’urgenza di agire per contrastarla.

Si concentra anche sulla reale speranza di arginare in tempi certi il riscaldamento del Pianeta e i suoi disastrosi effetti sull’ecosistema globale.  

In particolare, preoccupano le considerazioni circa la possibilità che alcune mutazioni dovute alle emissioni nocive in atmosfera del recente passato e del prossimo futuro si rivelino irreversibili addirittura per secoli o millenni.

Si tratta, nello specifico, dei cambiamenti relativi agli oceani, alle calotte glaciali e al livello globale del mare. Tutte situazioni rispetto alle quali agire con tempestività mitigherebbe, in tempi relativamente rapidi, l’incidenza dei fenomeni estremi.

Gravità, Urgenza, Speranza sono, come detto, le parole chiave del Rapporto. 

Viene messa in risalto l’importanza di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, abbattendo drasticamente le emissioni climalteranti, a protezione di molte popolazioni, regioni ed ecosistemi sia costieri che dipendenti dall’eventuale scioglimento di ghiacciai e nevi perenni. 

Ridefinire gli accordi di Parigi

Viene poi rilevato che, allo stato di fatto, gli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi (2015) non sono abbastanza ambiziosi e che le politiche attuali trascurano sovente la corretta direzione delineata da tale Accordo. 

Questo fa presagire un incremento della temperatura media globale che potrebbe addirittura raggiungere i 3,5°C, rappresentando una grave minaccia per l’umanità nel suo complesso. 

Accanto a questi scenari, però, resiste la possibilità concreta di invertire la rotta, motivo per cui il Rapporto IPCC presenta un’ampia varietà di soluzioni all’interno di settori specifici e anche a livello intersettoriale. 

Prima di tutto, però, viene ribadita la necessità di accelerare il passaggio dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili. 

Così si ridurrebbe l’inquinamento atmosferico abbassando al contempo le emissioni di gas serra. 

Insieme a questo, la tutela delle specie vegetali e arboree e la gestione sostenibile delle foreste e dell’agricoltura vengono indicate dagli esperti come le buone pratiche per eccellenza per assorbire anidride carbonica, migliorare i servizi ecosistemici e, di conseguenza, le condizioni di vita di molte popolazioni.

Se il Rapporto si configura come un vademecum che i governi di tutto il mondo potranno usare per indirizzarsi o mantenersi correttamente sulla strada del necessario cambiamento, lo stesso sottolinea che non solo non può esservi azione climatica senza giustizia sociale. 

Esiste anche una responsabilità individuale, fatta di semplici azioni quotidiane che possono aggiungersi alle politiche nazionali per raggiungere gli obiettivi per la salvaguardia del Pianeta.

Verso una giusta transizione

Come UIL, siamo convinti che, mai come in questo delicato contesto storico, il tema di una Giusta Transizione che sia determinante. Per garantire occupazione, salvaguardia dell’ambiente, del clima e della salute per il mondo intero e per il nostro Paese.

Gli impegni assunti anche dall’Italia con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – accompagnati dalla Strategia europea per la decarbonizzazione, che punta al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 – impongono un radicale cambiamento del nostro modo di produrre e di lavorare.

Questo sarà possibile solo a fronte di un impegno concreto e sinergico da parte di tutti gli attori coinvolti: perché le sfide che abbiamo di fronte sono epocali e non ammettono errori.

Siamo di fronte ad una crisi climatica senza precedenti, che necessita di azioni adeguate alle attuali criticità, sia di natura gestionale che infrastrutturale. 

Eventi climatici estremi

L’anno scorso il nostro Paese ha registrato oltre 300 eventi climatici estremi, che hanno causato morti e danni, sia materiali che immateriali (il 50% in più rispetto all’anno precedente). 

Questi fenomeni – i cui impatti sempre più catastrofici sono anche influenzati da fattori come la cattiva gestione dei fiumi, della biodiversità e delle aree naturali, nonché da una impermeabilizzazione sempre più acuta dei suoli – impongono l’avvio di interventi e di azioni efficaci mediante un fattuale confronto tra Governo, Istituzioni, Parti Sociali, e tutti gli Stakeholder, al fine di delineare una strategia unica che consenta di superare un’emergenza divenuta ormai cronica. 

Serve allora un segnale chiaro del Governo per invertire questa tendenza. Un primo intervento potrebbe essere quello di fare la propria parte con la revisione, prevista entro il prossimo giugno, del Piano Integrato Clima ed Energia (PNIEC), fermo ormai da anni ed in continua fase di revisione. 

Occorrerebbe allinearlo ai nuovi obiettivi europei sul clima perché, per arrivare al 100% di rinnovabili nel settore elettrico e raggiungere la neutralità climatica nel 2050, serve un impegno concreto da parte di tutti, a cominciare dalla politica.

Crisi climatica e lavoro

La UIL è da sempre impegnata per tutelare il lavoro di qualità, e per promuovere uno sviluppo che sia realmente sostenibile e rispettoso dei valori congiunti di giustizia sociale e climatica.

Tramite un impegno quotidiano svolto attivamente sul campo, attraverso la negoziazione e la contrattazione, perché è anche nei luoghi di lavoro che dobbiamo e possiamo fare la nostra differenza come Organizzazione Sindacale.

I temi ambientali, in modo trasversale, richiedono grande responsabilità da parte di tutti.

Se non si adottano tempestivamente misure efficaci per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, attraverso azioni straordinarie di prevenzione e di controllo, investendo nella salvaguardia del territorio, nell’efficientamento energetico e nelle risorse rinnovabili e trasformando in chiave green i settori maggiormente inquinanti, assisteremo ad eventi sempre più drammatici e a una trasformazione irreversibile della nostra “casa comune” che davvero non possiamo permetterci.

Dipartimento Ambiente UIL

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