La cultura della prevenzione contro gli eventi climatici estremi

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22.11.2022

Il recente rapporto Il clima è già cambiato, a cura dell’Osservatorio CittàClima 2022, realizzato da Legambiente con il contributo del Gruppo Unipol, sintetizza nella cosiddetta “mappa del rischio climatico” una situazione a dir poco allarmante.

Gli eventi estremi stanno avendo impatti sempre maggiori sui Paesi di tutto il mondo, a partire dall’Italia. Le regioni più colpite risultano essere la Sicilia (175 fenomeni l’anno), la Lombardia (166), il Lazio (136), la Puglia (112), l’Emilia-Romagna (111), la Toscana (107) e il Veneto (101).

La mappa permette di individuare sul territorio della Penisola, tra il 2010 e il 31 ottobre 2022, 1.503 fenomeni estremi, dei quali ben 529 sono stati allagamenti da piogge intense, spesso associati a grandinate ed esondazioni; 531 i casi di stop alle infrastrutture con 89 giorni di blocco di metropolitane e treni urbani; infine, 387 sono stati gli eventi con danni causati da trombe d’aria. Ad andare in sofferenza sono stati, soprattutto, i grandi centri urbani, con diverse conferme tra quelle che sono le aree urbane del Paese più colpite in questi 13 anni (Roma, Bari, Agrigento, Milano).

GLI STUDI DI SETTORE: UN’ARMA IN PIÙ PER LA PREVENZIONE 

Per molti anni gli scienziati hanno cautamente evitato di collegare in maniera diretta i singoli eventi meteorologici ai cambiamenti climatici, in quanto risultava complesso comprendere la reale influenza delle attività antropiche sulla variabilità naturale del clima e del meteo. Tuttavia, gli studi di settore hanno rapidamente cambiato rotta e, nell’ultimo decennio, si è registrato un incremento vertiginoso della ricerca nel campo delle scienze del clima, con particolare riguardo al settore della climatologia che opera l’attribuzione del cosiddetto “evento estremo”.

Quest’ultima, nello specifico, parte dalla logica considerazione circa il fatto che eventi disastrosi, quali ondate di calore e piogge intense, sono destinati a diventare sempre più comuni, poiché l’accumulo di gas serra sta riscaldando l’atmosfera, immagazzinando nella stessa sempre più energia; inoltre, la tendenza crescente delle temperature sta cambiando gli schemi di circolazione atmosferica a livello globale.

In generale, va annotato che i dati forniti da Legambiente, così come quelli messi a disposizione da altre indagini in materia, costituiscono la tragica fotografia di una preoccupante mancanza, in Italia, di una seria opera di prevenzione contro i fenomeni metereologici estremi e, in particolare, contro il dissesto idrogeologico.

Ribadiamo la necessità di utilizzare le risorse esistenti – anche quelle provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – per fornire effettiva operatività ai Piani di tutela dei territori contro inondazioni, alluvioni, frane e fenomeni similari, evitando, come troppo spesso accade, di agire soltanto negli stati di emergenza. Inoltre, la prevenzione meteorologica, insieme ad un corretto ed efficace sistema di allertamento, può costituire la migliore arma di difesa contro l’aumento esponenziale degli eventi naturali estremi: l’obiettivo deve essere il contenimento dei danni in termini ambientali, ma anche economici e di vite umane.

È noto, infatti, che grazie all’affinamento dei sistemi di pre-allertamento precoci e alle strategie di riduzione del rischio di disastri, dal 1970 ad oggi, il numero di decessi è diminuito di quasi tre volte. Il miglioramento dei sistemi di allarme rapido multirischio ha infatti portato ad un significativo abbassamento della mortalità causata da eventi meteoclimatici disastrosi.

In conclusione, ciò che chiediamo ormai da tempo ai vari esecutivi che, nel tempo, si sono succeduti è di aprire un tavolo di lavoro e di confronto che veda pienamente coinvolte le Parti Sociali.

Il nostro Paese, infatti, necessita di progetti di prevenzione, di infrastrutture e di piani di riassetto urbanistico e naturalistico che agiscano in funzione della diffusa fragilità di molti territori. Il tempo dei rinvii è ormai trascorso.

Affinché, tra qualche tempo, non torniamo a piangere le vittime dell’ennesimo disastro ambientale (non ultimo, quello che ha colpito la regione Marche durante lo scorso mese di settembre) vanno programmati interventi urgenti da parte degli organi competenti in materia; e il riassetto idrogeologico e la messa in sicurezza delle aree più vulnerabili del Paese devono diventare una priorità nell’agenda politica nazionale.

Se non si adottano tempestivamente misure efficaci per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, attraverso azioni straordinarie di prevenzione e di controllo, investendo nella salvaguardia del territorio, nell’efficientamento energetico e nelle risorse rinnovabili e trasformando in chiave green le nostre priorità, assisteremo ad episodi sempre più drammatici e a una trasformazione irreversibile della nostra “casa comune” che davvero non possiamo permetterci.

Ufficio Ambiente UIL

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