Digital Markets Act, l’intesa europea contro lo strapotere delle digital Big Tech

3' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

13.04.2022

È stato raggiunto e definito poche settimane fa, da Commissione e Parlamento europeo,  l’accordo sulla legge sui mercati digitali (Digital Markets Act). Un’intesa che, oltre a tutelare i “consumatori digitali”, riesce ad allargare le maglie del mercato delle piattaforme, rendendo meno dominanti le posizioni di grandi colossi del web. I cosiddetti “Gafam” (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft).

Il Digital Markets Act (Dma) dell’Unione europea, affronta di fatto le criticità emerse negli ultimi anni a causa dello strapotere che i big del sistema di comunicazione e commercio digitale hanno conquistato negli anni. Si regolano, così, per la prima volta, temi fondamentali come la vigilanza, il contrasto al monopolio, le eventuali sanzioni.

Nello specifico, i punti più salienti sono:

  • il riordino dei mercati dei servizi digitali, aprendo i mercati alla concorrenza e mettendo un freno a pratiche scorrette dovute alla predominanza dei grandi colossi;
  • consente e tutela la formazione di start-up in grado di offrire servizi agli utenti, limitando le acquisizioni selvagge di piccoli progetti potenzialmente fruttuosi. Questa pratica diffusissima negli ultimi anni, ha, nei fatti, fatto crescere esponenzialmente, i big della digital valley, stroncando però sul nascere future concorrenze, incrementando i guadagni;
  • regolano il sistema di raccolta e diffusione dei dati. Nel Digital Markets Act, infatti, si prevede che le persone debbano esplicitare il consenso all’utilizzo dei dati e potranno liberamente trasferirli da un servizio a un altro, seppur concorrente.

I limiti allo strapotere attuale dei giganti del web è evidente. Così come è evidente che, nel tempo, ci siano stati abusi dovuti proprio alla grandezza e all’espansione globale della loro influenza.

Le aziende che saranno coinvolte dall’applicazione del Dma sono quelle di grandi e grandissime dimensioni (in gergo, gatekeepers), attive in quelle parti di mercato che nel mondo digital sono ormai predominanti: social network, motori di ricerca, commercio on

Le cifre che daranno contezza delle realtà che dovranno seguire regole e potranno subire sanzioni sono le seguenti: 75 miliardi di capitalizzazione di mercato, 7,5 miliardi di vendite in Europa, 45 milioni di utenti finali attivi e 10.000 aziende utenti.

In sostanza tutte le grandi aziende tecnologiche sono coinvolte, da Google ad Amazon, da Meta a TikTok.

Per gli utenti, cambieranno tante piccole cose che da sempre nascondono grandi profitti.

Un esempio? Si potranno disinstallare liberamente tutte quelle app “proprietarie” che appaiono di default sui nostri dispositivi (app meteo, browser di navigazione, feed di notizie, app di navigazione ecc) e si potrà accedere allo shop anche da altre app diverse da App Store o Google Play. Persino negli attuali – e futuri – dispositivi tecnologici indossabili (pensiamo agli smart watch o agli smart- glass).

Su quest’ultimo scenario, che si sta allargando sempre più, pensiamo agli ultimi Ray-ban smart, il DMA prevede che le case produttrici di accessori intelligenti potranno accedere ai sistemi operativi di tutte le grandi piattaforme senza difficoltà e in un’ottica di collaborazione coordinata.

Importante anche segnalare che sarà garantita quella che si definisce “interoperabilità” tra i servizi di messaggistica. Vuole dire, cioè, che gli utenti di varie app di messagistica istantanea potranno tra loro comunicare.

Le sanzioni per chi non accoglierà il regolamento sono onerose: multe fino al 10% del fatturato mondiale dell’azienda e fino al 20% nel caso in cui le infrazioni fossero ripetute.

Articoli Correlati