Al via il Tavolo Tecnico per il riconoscimento del caregiver familiare
22.01.2024
Un data storica quella del 17 gennaio 2024 perché, finalmente, dopo anni di sollecitazioni da parte di UIL, CGIL e CISL confederali e delle rispettive categorie dei pensionati, si sono aperti i lavori del Tavolo Tecnico interministeriale per il riconoscimento legislativo del caregiver familiare. Un’urgenza e una necessità che doveva essere avviata da tempo in considerazione del fatto che l’accudimento e la cura di una disabilità gravissima o di anziani non autosufficienti avviene in contesti domestici.
Perché è necessaria una legge sui caregiver?
In un paese sempre più anziano con oggi il 46,2% della popolazione over 65 e prospettive demografiche con indici di invecchiamento preoccupanti, la rete parentale svolge quindi un ruolo sociale fondamentale. Tuttavia, non deve essere né l’ammortizzatore sociale che si fa carico dell’assenza di servizi, né rappresentare un ostacolo per la piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro in quanto costrette a rinunciare ad un’occupazione stabile retribuito o accettare orari ridotti o flessibili per accudire e sostenere i familiari fragili, rinunciando, di fatto, al proprio reddito e alle possibilità di carriera.
Tra l’altro i problemi derivanti dall’invecchiamento ai quali si abbinano un aumento delle malattie croniche comporteranno, necessariamente, una maggiore attenzione alla qualità delle cure che dovrà andare di pari passo ad una riorganizzazione del sistema dell’accudimento e dell’assistenza poiché si dovranno fare i conti con dinamiche sociali e demografiche complesse. Il 33,2% delle persone vive da solo (single, vedovi e monogenitori), il 18% sono le coppie senza figli e il 31,2% sono nuclei familiari con figli, dati questi che lontani dal concetto di famiglia tradizionale anche perché sempre di più i figli migrano all’estero per motivi di lavoro o studio. Anche questo, un fenomeno che deve integrarsi con quello dell’invecchiamento e la denatalità.
Nell’ultimo decennio si stima che 1,3 milioni di giovani italiani, fra i 20 e i 39 anni, hanno lasciato l’Italia per trasferirsi in Europa, un dato comunque sottostimato poiché spesso mantengono la residenza nel nostro Paese. Una panoramica preoccupante per tutto il sistema complessivo del nostro sistema di welfare che coinvolge anche l’accudimento familiare.
Ma quanti sono i caregiver familiari che si occupano di parenti malati, disabili e anziani oggi nel nostro Paese?
I caregiver familiari sono prevalentemente donne (circa l’85% del totale), spesso si tratta dei coniugi delle persone non autosufficienti, ma ancora più spesso coinvolge prevalentemente le figlie con oltre il 50%. Secondo un’indagine dell’Istat del 2018, i caregiver familiari tra i 18 e i 64 anni che prestano accudimento a tempo pieno ai familiari di 15 anni in su, non autosufficienti, sono complessivamente 2 milioni 827 mila persone, di queste, 646 mila persone si occupano contemporaneamente di figli con meno di 15 anni e anche di altri familiari non autosufficienti. Se allarghiamo la platea alla genitorialità sono 10 milioni 564 mila i genitori che si prendono cura di figli minori di 15 anni o anche di parenti disabili e anziani non autosufficienti, di questi, il 40% risultano occupati.
L’impatto sulla vita lavorativa e le gravi difficoltà di conciliazione costringono i caregiver, sia uomini che donne, ad un ridimensionamento del proprio impegno professionale e, come suddetto, questo stato di cose costringe più spesso le donne a dovervi rinunciare.
Un prezzo molto elevato pagato dai caregiver e dalle famiglie, aggravatosi negli ultimi anni da una carenza di servizi sociali e sanitari e una disomogeneità delle prestazioni che mette a dura prova la capacità di autoregolazione delle famiglie in difficoltà. Una maggiore flessibilità degli orari nell’assistenza domiciliare, una migliore articolazione dei centri diurni, anche nel fine settimana insieme al sostegno per le continue battaglie quotidiane che i caregiver devono affrontare nella intermediazione per ottenere i servizi, consentirebbe di sostenere le condizioni fisiche e mentali del caregiver familiare.
Per questo è un dovere civile riconoscere il caregiver familiare e il significato che assume il nuovo Tavolo Tecnico, per il suo riconoscimento, è fondamentale, anche in relazione al ricorso presentato di una caregiver familiare italiana e accolto dal Comitato ONU con decisione 3/10/2022.
: un iter complesso.
Tuttavia, la materia si presenta molto complessa, già dalla prima riunione del 17 gennaio, poiché sarà necessario, in prima battuta, fare una ricognizione dello stato dell’arte tra le proposte di legge depositate in parlamento, nonché delle tante e diverse leggi regionali per poter costruire una legge nazionale organica.
Si dovrà procedere ad una puntuale definizione del “profilo” del caregiver, ad esempio, valutare se necessario fare una distinzione tra convivente e non convivente, ricomprendere i caregiver sia non lavoratore, che lavoratore.
Avere contezza dei dati per definire la platea di riferimento anche per bilanciare gli “oneri di cura a pari condizioni nel mercato del lavoro”, o procedere alla sola contribuzione figurativa.
La ricognizione degli interventi e progetti di sostegno attivati nelle regioni.
Un tema critico e complesso sono le risorse a disposizione che come sempre accade nell’ambito di questa “nuova stagione” del welfare sociale che stiamo attraversando, sono poche e male allocate.
Ma andiamo per ordine:
Iter normativo
- Per quanto riguarda l’iter normativo del profilo caregiver, dobbiamo attenerci al perimetro delineato dall’art. 1, comma 255, della legge 205/2017 che lo definisce “come persona che si prende cura di specifici soggetti” quali: familiare o affine entro il secondo e il terzo grado; il coniuge o una delle parti dell’unione civile.
- Le proposte di legge depositate in parlamento (S.890, S.853, S.555, S.1461), sono finalizzate a riconoscere ai caregiver familiari la tutela previdenziale attraverso la contribuzione figurativa.
- Per i caregiver lavoratori la nostra normativa riconosce alcuni benefici previdenziali come, la riduzione a 41 anni del requisito contributivo; il pensionamento anticipato APE; il riconoscimento secondo il sistema contributivo al coniuge o genitore convivente, in base alle condizioni previste dalla l.104/1992, di 25 giorni annui complessivi nel limite di 24 mesi per l’assistenza ai figli a partire dal sesto anno di età.
Le risorse a disposizione.
- Per quanto riguarda le risorse a disposizione per il caregiver familiare rammentiamo che il “Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare” è pari a 25.807.485 euro annui (l. n. 205/2017, art. 1, comma 254);
- Le stesse risorse, come disposto dalla LdB 213/2023, art.1, comma 212, sono confluite nel “Fondo Unico per la disabilità” a decorrere dal 2024. Con il comma 213 la stessa LdB declina le finalità alle quali è diretto il Fondo Unico per l’inclusione che, però, non ricomprende il sostegno al ruolo del caregiver familiare.
Rimane, quindi, la criticità delle risorse che costituiscono l’asse portante necessario per portare a termine un inquadramento normativo ben fatto e poco pasticciato, anche in considerazione del fatto che non sono stati fatti passi avanti nel definire i Decreti attuativi che metteranno a terra progetti e interventi definiti nella legge delega n. 33/2023, in materia di politiche in favore delle persone anziane, in relazione soprattutto al ruolo fondamentale che ricopre il caregiver familiare nel processo di valutazione multidimensionale dei fabbisogni assistenziali delle persone non autosufficienti.
Articoli Correlati
L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri
26.11.2024Categorie
I Più Letti
La quattordicesima mensilità (o tecnicamente “somma aggiuntiva”) è una prestazione che l’INPS eroga d’ufficio ogni anno, solitamente nel mese...
L’Estratto Conto Certificativo (ECOCERT/ECOMAR) è un documento che attesta i contributi che un lavoratore ha versato durante la sua...