Perché la Sugar tax è sbagliata e dannosa
09.04.2025
La Sugar tax, una tassa che riguarda tutte le bevande analcoliche addizionate di zuccheri (cole, aranciate, limonate, cedrate, succhi di frutta, the e soft drink), è stata introdotta nel 2020 dal governo Conte II che, seguendo l’esempio di alcuni paesi europei, tra i quali Regno Unito, Francia, Irlanda, Norvegia, si poneva l’obiettivo di limitare il consumo eccessivo di zuccheri, contenuto in alcuni tipi di bevande e contrastare così l’obesità e altri problemi connessi all’apporto di zuccheri.
La situazione attuale
In realtà, la Sugar tax non è mai entrata in vigore perché la sua introduzione è stata di anno in anno rinviata. Questa volta, però, nonostante gli appelli e le voci contrarie espresse sia dalle imprese che dai sindacati del settore, la sua ulteriore proroga, normalmente contenuta nel cosiddetto decreto “Milleproroghe” recentemente approvato, quest’anno non c’è stata e, malgrado il Governo si sia impegnato ad affrontare il tema con un altro provvedimento, la spada di Damocle della sua entrata in vigore dal prossimo 1° luglio pende sulla testa di imprese, lavoratori e consumatori.
Le ripercussioni negative
Sin dall’approvazione della legge di bilancio 2020 che ne prevedeva l’introduzione, la Uila ha sempre contestato la scelta ideologica che sottende alla Sugar tax, considerandola una norma sbagliata che penalizza un importante comparto produttivo del nostro Made in Italy. Lungi dal portare benefici alla salute, la tassa avrà infatti ripercussioni negative per l’industria, i consumatori e tutta la filiera produttiva del settore food & beverage.
Per quanto riguarda l’aspetto salutistico, i benefici derivanti dall’applicazione della tassa non sono mai stati confermati da solide evidenze scientifiche e nei Paesi del Nord Europa, in cui essa è stata introdotta, il tasso di obesità non è diminuito in modo significativo.
Al contrario, diversi studi hanno evidenziato che il nostro Paese pagherebbe un prezzo altissimo in termini di minore occupazione e calo dei consumi. Secondo le imprese del settore, l’introduzione della Sugar tax comporterà un aumento del 28% sulla fiscalità che grava su questo tipo di prodotti, ricarico che verrebbe in buona parte scaricato sui consumatori.
L’aumento dei prezzi e la contrazione dei consumi
L’aumento dei prezzi determinerà una ulteriore contrazione dei consumi, e quindi delle vendite (-16% nelle stime di Assobibe, con un mancato gettito Iva pari a 275 milioni di euro sull’intera filiera), con rischi di delocalizzazione degli impianti e gravi ripercussioni anche sul fronte occupazionale. Questa nuova tassazione, inoltre, non produrrà un aumento del gettito che, al contrario, si stima sarà inferiore a quanto previsto e causerà, invece, pesanti ricadute occupazionali.
“In un Paese attraversato da tante crisi aziendali – afferma Enrica Mammucari, Segretaria Generale della Uila-Uil – è assurdo mettere in difficoltà imprese che generano ricchezza, investimenti e posti di lavoro, con il solo, mero intento di fare cassa. Basta fare due conti: ai circa 200 milioni € incassati dallo stato con l’entrata in vigore della Sugar tax, vanno sottratti i costi degli ammortizzatori sociali da affrontare, la riduzione dei consumi causata dall’aumento dei prezzi e, inoltre, la possibile distrazione di investimenti dall’Italia verso altri Paesi più competitivi e con minor costi. Un vero e proprio auto-sabotaggio che assume i contorni di una tragedia se si considera che a farne le spese possono essere gli oltre 5.000 lavoratori del settore, i quali, non solo andranno ricollocati, ma peseranno, fino a quel momento, sulle casse dello stato per tutti gli aspetti relativi agli ammortizzatori sociali”.
“L’obesità – spiega Mammucari – non si contrasta con l’introduzione di tasse. È il momento di aprire una riflessione seria, in Italia e in Europa, sui temi dell’educazione alimentare e del consumo responsabile, sull’esigenza di una seria ed efficace campagna di informazione, a partire dalla scuola primaria, sull’importanza di seguire diete equilibrate. L’obiettivo di un’alimentazione sana si può raggiungere senza condannare il settore produttivo a un perenne stato di incertezza e, soprattutto, senza farne pagare il conto alle lavoratrici e ai lavoratori. Auspichiamo quindi che il Governo intervenga, non più con un ulteriore rinvio della Sugar tax ma trovando il coraggio di cancellarla definitivamente”.
Ufficio Stampa UILA
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