Stupri di guerra: l’Ucraina non fa eccezione
19.06.2023
Forse è il crimine di guerra più raccapricciante. Il peggiore. Ammesso che in guerra il peggio abbia fine. La violenza sessuale è la costante dei conflitti. Una brutalità collaterale che è diventata una vera e propria arma non convenzionale, usata a scopo di tortura e come strumento di terrore. Purtroppo, non ci sono eccezioni, neanche in Ucraina.
La denunce da Kiev degli stupri di guerra
La denuncia più cruda è arrivata nel dicembre del 2022 dal procuratore generale di Kiev, Andriy Kostin. Intervistato dalla testata tedesca Funke Media Group e da quella francese Ouest-France rese noto che le vittime degli stupri erano sia donne che uomini, spesso seviziati sotto gli occhi di parenti e bambini. Per Kostin, inoltre, i comandanti russi non solo erano a conoscenza delle violenze, ma anzi le incoraggiavano come mezzo di umiliazione della popolazione ucraina. Anche per Wenzel Michalski, direttore della sede tedesca di Human Rights Watch, dietro le atrocità sferrate dai soldati di Putin c’è una strategia di guerra.
Nel mentre, la procura di Kiev ha aperto ben 154 inchieste per violenza sessuale ma i casi potrebbero essere “molti molti di più”. Lo ha dichiarato al New York Times, Irina Didenko, rappresentante del dipartimento di giustizia che ha preso in carico questi crimini. È di certo d’accordo con lei, il capo dell’ONG Global Rights Compliance, Wayne Jordan. Secondo la sua esperienza, infatti, avere un’idea realistica della diffusione delle violenze è complicato. In primo luogo, perché le poche vittime che denunciano, identificano delle truppe, non singoli responsabili. In più, di frequente, i colpevoli sono militari di basso rango e la possibilità di rintracciarli è ancora più remota.
Stupri di guerra in Ucraina: Le inchieste internazionali
Le denunce non arrivano solo da Kiev. Anche la Commissione ad hoc dell’ONU che indaga sulle violazioni del diritto internazionale nella guerra in Ucraina, ha accertato l’impiego dello stupro come strategia offensiva. Stando alle informazioni raccolte, nella “stragrande maggioranza dei casi” è stato perpetrato dalle truppe russe contro donne di età compresa tra i 4 e gli 80 anni. Gli aguzzini di Mosca non risparmiano nessuno, neanche le bambine. E Putin o i vertici militari non hanno emesso una sola parola di condanna.
Nello sconcerto, l’Unione Europea non è rimasta a guardare. In particolare, il Consiglio dei Ministri ha pronunciato accuse ben circostanziate contro le forze russe. Ad esempio, lo scorso 7 marzo ha sanzionato due alti funzionari dell’esercito per aver pianificato una serie di stupri nelle zone occupate. Successivamente ha poi accusato altri due gerarchi per le violenze sessuali compiute contro delle donne russe contrarie all’invasione.
Il rischio dell’impunità.
Ma una condanna effettiva di tutti i responsabili, Putin compreso, potrebbe non arrivare mai. Di fatto, non c’è un’autorità in grado di giudicare questi crimini. Innanzitutto, perché tra i firmatari dello Statuto di Roma – che fondò la Corte Penale Internazionale – non ci sono né Kiev, né Mosca. E, sebbene l’Ucraina ne abbia accettato in extremis la giurisdizione ad hoc, la Russia non farà mai altrettanto.
Anche l’ONU ha le mani legate. Il Consiglio di Sicurezza potrebbe avere voce in capitolo, ma qualsiasi iniziativa sarebbe bloccata dal veto moscovita. Farebbero lo stesso gli alleati di Putin in seno all’Assemblea Generale, stroncando l’istituzione di qualsiasi tribunale ad hoc. Quindi non si possono replicare i precedenti, per quanto non eccellenti, della Ruanda o della Sierra Leone. In parallelo, dentro i confini UE, si è dibattuto sulla possibilità di un’azione penale sulla base della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, ma dal 2014 lo Stato Russo non ne è più soggetto.
The West versus the rest?
L’unica strada percorribile sembra il modello Norimberga. Infatti, quando gli alti gerarchi nazisti furono messi sotto processo, l’autorità preposta a giudicarli non era altro che un tribunale istituito da Francia, URSS, USA e Regno Unito. Non esisteva alcun tipo di organizzazione o organo giudiziario internazionale competente in materia. Contro Mosca la soluzione potrebbe essere simile, inglobando qualsiasi Stato pronto a impegnarsi su un unico fronte democratico e liberale. Ma questa opzione non sarebbe priva di insidie. Potrebbe essere interpretata come il ritorno della prepotenza politica occidentale sul resto del mondo, il cosiddetto “The West versus the rest”. Senza contare che il mondo stesso è cambiato. Rispetto a 70 anni fa, sulla scena globale ci sono nuovi attori ed equilibri diversi. Perciò la riuscita di una nuova Norimberga potrebbe essere più difficile che in passato.
Una ferita senza cura
Ad ogni modo, gli stupri di guerra in Ucraina continuano e l’assistenza umanitaria deve procedere più rapidamente della burocrazia internazionale. Nel protocollo della Gestione Clinica dello Stupro (CMR), è previsto che entro 72 ore alla vittima sia fornita la profilassi post-esposizione (PEP). Nello specifico, si deve provvedere alla somministrazione di antiretrovirali, antibiotici e della pillola contraccettiva d’emergenza per sventare gravidanze forzate. Di pari passo, non si può trascurare il relativo trauma psicologico ed emotivo che rende irreparabile la profonda ferita inferta al popolo ucraino.
Perché la violenza sessuale è un atto de-umanizzante, che mina l’autodeterminazione dell’individuo. Chi lo subisce, è totalmente soverchiato e perde il controllo del proprio corpo. Quindi, nel caso degli stupri di guerra, l’invasione non è più solo territoriale, ma si consuma sulla pelle di persone indifese. Negli uomini, all’intimo lacerato, si somma l’umiliazione di non aver difeso la “donna-nazione”. Il trauma è sia personale che collettivo. Sia fisico che simbolico. Per le donne, invece, la dinamica di violenza è ancora più complessa e, soprattutto, frequente. Perché, nei rapporti di forza di un conflitto, intervengono anche quelli tra maschile e femminile. La guerra esacerba la disparità di genere e svela il volto più mostruoso del patriarcato. La donna diventa la madre del nemico e il bottino da razziare. È il corpo attraverso cui compiere lo sterminio di un popolo intero. Se la donna genera, la guerra distrugge.
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L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

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