Guerra in Ucraina: la testimonianza di una sindacalista

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14.03.2022

Il 24 febbraio 2022, alle 5 del mattino, la Russia ha invaso l’Ucraina.

Una data che resterà impressa nei libri di storia.

Da quel momento, la vita di un intero popolo è stata stravolta, mutata radicalmente, in un’escalation di terrore e paura costanti.

Sono passate poco più di due settimane. E la guerra non è più uno spettro.  Tutti gli equilibri geopolitici mondiali sono in fortissima crisi e il popolo ucraino è stato costretto a lasciare abitazioni, lavoro, abitudini per mettere in salvo sé stessi e i propri cari dalle bombe. Non si tratta più di vivere, insomma, ma di sopravvivere.  Alla guerra.

Siamo tutti sconvolti. Seguiamo con apprensione le evoluzioni di questa pagina di storia. Toccano, nel profondo, tutte le testimonianze dirette di questa guerra che si combatte a pochissimi chilometri da noi e dalle nostre vite, che pure, anche se in misura minore, sono state scombinate.

Sulla rivista on line Jacobin, l’articolo di Radu Stochita, un attivista del sindacato romeno Cartel ALFA, ha raccontato le prime reazioni della sindacalista ucraina, Olesia Briazgunova, segretaria internazionale della Confederazione dei sindacati liberi in Ucraina (KVPU) e il lavoro dei sindacati vicini alla Ucraina per aiutare e sostenere le centinaia di migliaia di rifugiati.

Radu, nel suo articolo, racconta l’esperienza di Olesia:

Stava dormendo nella sua casa a Kiev quando è stata svegliata da un’esplosione nelle vicinanze. Per i successivi tre giorni è rimasta nella Capitale, non disposta ad abbandonare la città che ha chiamato casa in questi anni; ha detto che avrebbe preferito combattere piuttosto che andarsene. Eppure, le circostanze drastiche l’hanno presto costretta a lasciare Kiev, per raggiungere un luogo sconosciuto da cui abbiamo parlato; mi ha sussurrato al telefono, con le luci dell’appartamento spente. Olesia ha detto che aveva paura che l’esercito russo scoprisse dove si trovava, soprattutto perché il KVPU ha esplicitamente condannato l’invasione russa.

Nei primi tre giorni non riusciva a dormire, ma soffocava le lacrime: voleva essere forte per sua madre. Ma dopo un paio di giorni, i suoi sentimenti le hanno teso un’imboscata, soprattutto quando la sua migliore amica le ha scritto, dicendo che la ama e che è pronta a morire. Quando abbiamo parlato, Olesia ha fatto riferimento ai suoi fratelli e sorelle del sindacato, raccontando di quanti di loro sono fuggiti dal paese o sono partiti per combattere. Hanno mobilitato persone ovunque potevano, in tutta l’Ucraina, aiutando le persone a spostarsi, organizzando bunker e centri di rifornimento. Hanno trovato rifugio in luoghi sconosciuti dove stanno preparando pacchetti di risorse per le persone in fuga e fornendo dispositivi di protezione a coloro che hanno bisogno di combattere.

Non è la prima volta che i sindacati devono adattarsi a una situazione di guerra. Nel 2014, con il conflitto nel Donbas, anche il KPVU ha dovuto far uscire tutti. Olesia ricorda come alcuni dei leader locali siano stati rapiti e le organizzazioni sindacali siano state vietate nella parte orientale dell’Ucraina. Ora stanno cercando di aiutare il più possibile, portando le persone in rifugi sicuri e offrendo loro risorse. Intervenire sul campo, però, è più difficile che mai. La situazione non consente più ai sindacati di chiedere la pace con cortei nelle strade sventolando bandiere. Secondo Olesia:

Il nostro sindacato doveva fare il servizio militare, soprattutto gli uomini. Abbiamo anche soldati volontari, come una difesa del territorio che di solito rimangono ai posti di blocco per un’intera notte per proteggere i loro distretti e città. È una tragedia per noi. È molto difficile impugnare le armi, soprattutto per chi come noi è pacifico e gentile. Bisogna farlo, devono farlo . .”

L’articolo pubblicato da Jacobin continua elencando le mobilitazioni dei sindacati europei e internazionali per sostenere il popolo ucraino.

I sindacati più vicini – si legge – si sono subito attivati per ospitare i rifugiati in strutture ricettive e offrire loro generi di prima necessità, altri hanno organizzato consegne e donazioni.

I sindacati si sono rapidamente mobilitati a livello internazionale per prestare aiuto alle persone in Ucraina. La Confederazione sindacale internazionale (ITUC) e la Confederazione sindacale europea (CES) hanno condannato l’invasione, chiedendo che tutte le forze russe lascino immediatamente l’Ucraina. L’ITUC ha creato un fondo di sostegno per raccogliere donazioni e per  sostenere le principali confederazioni sindacali ucraine (Federazione dei sindacati o FPU e KVPU) nell’acquisto di cibo, acqua, forniture mediche e articoli igienici (…).”

Anche la Uil si è mobilitata. Con Progetto Sud ha inviato un primo carico di aiuti umanitari e aperto una campagna di donazioni per sostenere la popolazione ucraina.

Potete trovare qui tutti i riferimenti della campagna di solidarietà.

Difficile immaginare cosa stanno vivendo realmente le donne, i bambini, gli anziani, gli uomini in Ucraina. Tutti erano “qualcuno”, avevano “qualcosa” prima del 24 febbraio 2022. Tutti avevano una vita più o meno ordinata, più o meno organizzata, più o meno attiva.

Tutti inseguivano sogni. Vite erano pronte a salutare il mondo, nella pace e nella gioia di una vita che nasce. Ora i bimbi vengono alla luce tra i boati delle bombe. O in tortuosi e incerti percorsi di salvezza. Si è costretti a combattere, con tutte le forze. A resistere per difendere il proprio Paese e la propria vita. La libertà.

“La voce di Olesia tremava durante la nostra conversazione telefonica, mentre mi raccontava del coraggio che i suoi colleghi sindacalisti hanno dimostrato in questa guerra. Una situazione in cui i lavoratori non sono mai vincitori.(..).”

Dalle parole della sindacalista Olesia emerge, forte, il coraggio di chi ha sempre creduto nella vita, nei suoi valori, nella pace. Aiutare. Aiutarsi. È il primo pensiero, l’impegno costante, la forza nello sconforto. Uno dei più forti messaggi di speranza.

 

* l’articolo originale è consultabile qui ➡️ https://jacobinmag.com/2022/03/trade-unions-humanitarian-crisis-ukraine-eastern-europe-refugees

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