In partenza la Sonda Juice dell’ESA per Giove
15.04.2023
Pronti per andare su Giove. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sta portando a termine una missione per esplorare Giove e le sue tre lune, Europa, Ganimede e Callisto. Lo farà con la sonda JUICE, al cui sviluppo ha contribuito anche l’Agenzia Spaziale Italiana, insieme alla NASA.
La storia della sonda Juice: alla ricerca di nuovi mondi
Tutto partì nel 1995, quando la sonda Galileo della NASA entrò nel sistema gioviano e fece alcune importanti scoperte. Tra queste l’esistenza di oceani subglaciali, il che fece rivalutare completamente i vincoli secondo i quali un pianeta può essere abitabile o meno.
Da lì la necessità di sviluppare altre missioni, congiuntamente ad altre agenzie per abbattere i costi.
Fu nel 2008 che venne approvata la missione Europa Jupiter System Mission, che prevedeva l’utilizzo di due sonde, una di proprietà dell’ESA e una della NASA.
Proprio quella dell’ESA fu in seguito modificata in quella definitiva, JUICE, per via dei costi elevati dati dalle difficoltà nel sorvolare Europa, una delle lune gioviane.
Il definitivo via libera alla missione, che ha comunque costi importanti – nell’orbita delle centinaia di milioni di euro solo per la costruzione della sonda – venne dato solo nel 2014.
Cinque anni più tardi, nel 2019, è iniziata la costruzione della sonda, affidata ad Airbus Space and Defense (con sede in Francia e stabilimenti in Germania).
Nel gennaio di quest’anno è stata ultimata e presentata a Tolosa, prima di essere spostata nella Guyana francese (a Kourou) per il lancio previsto venerdì 14 aprile, poi rinviato all’indomani. La fine della missione è prevista nel 2035.
Gli obiettivi della missione
Citati brevemente poco fa, gli obiettivi della sonda Juice, possono essere così riassunti: vedere se Giove, ma soprattutto i suoi satelliti e in particolare Ganimede, sono pianeti in grado di ospitare in qualche modo forme di vita.
Per quanto riguarda Ganimede e Callisto, gli obiettivi specifici della missione sono la cartografia topografica, geologica e compositiva della superficie.
Inoltre, il rilevamento di possibili serbatoi d’acqua sotterranei, lo studio delle proprietà fisiche delle croste ghiacciate, della struttura e delle dinamiche interne e dell’atmosfera.
Infine, l’analisi del campo magnetico intrinseco e le sue interazioni con quello di Giove, quest’ultimo molto potente vista l’enorme massa del pianeta in questione.
Per quanto riguarda Europa invece l’analisi è più di tipo chimico, con rilevazioni sulle molecole organiche essenziali per la vita, sulle croste superficiali e sulla composizione di ghiacci diversi da quello d’acqua.
La strumentazione: orgoglio italiano
Ovviamente la strumentazione a disposizione sarà tra le più avanzate esistenti.
Tra queste, molte sono di produzione italiana, tanto che nessun altro Paese ha fornito più strumentazioni del nostro.
Parliamo di tre dispositivi: Janus, Rime e 3GM.
- Janus (Jovis, Amorum ac Natorum Undique Scrutator) è una telecamera ad alta risoluzione pensata per studiare la morfologia e compiere mappature delle lune. È stata costruita da Leonardo e ITAF ma fornita dall’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.
- Rime (Radar for Icy Moons Exploration) è un potente radar per lo studio del sottosuolo ghiacciato delle lune che effettua rilevazioni fino a 9 km di profondità. Lo strumento è fornito dall’Università degli Studi di Trento.
- 3GM (Gravity & Geophysics of Jupiter and Galilean Moons) è un pacchetto radiofonico per studiare sia il campo gravitazionale delle lune gioviane, sia l’estensione degli oceani su queste ed è fornito dall’Università “La Sapienza” di Roma.
Anche in quella che può tranquillamente essere definita la missione spaziale più importante del decennio il contributo italiano è evidente, così come la capacità d’innovazione che le nostre università possiedono.
Nonostante la fuga di cervelli, gli stipendi imbarazzanti – non è possibile definirli in altro modo – dei ricercatori italiani in confronto a quelli di altri Paese e la carenza di investimenti (ma non di tagli) in università e ricerca.
Una situazione che è un orgoglio ma che al contempo dovrebbe far riflettere tutti sulle potenzialità inespresse della ricerca italiana.
Insomma, il più classico dei “se solo avessimo le possibilità economiche degli altri”.
Riccardo Imperiosi, Direttore Giovane Avanti!
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