Siccità e incendi: le conseguenze di una delle estati più calde di sempre

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27.06.2022

Quella che stiamo attraversando è una delle estati più calde di sempre; lo dicono gli esperti, lo dice chi, banalmente, avverte sulla propria pelle la pesantezza dell’aria che respira. Siamo nel bel mezzo dell’anticiclone Caronte, caratterizzato da masse di aria umide e caldissime. Gli effetti di questo clima tagliente sono sempre più tangibili e difficili da affrontare. Tra le maggiori conseguenze troviamo la desertificazione e la siccità. Ma a preoccupare sono principalmente gli effetti della siccità, in particolar modo nel settentrione, e la quantità di incendi che si propaga tra Centro e Sud della Penisola.

Un’emergenza che fa cumulo con le altre – rialzo dei contagi da Covid, aumento dell’inflazione e altre conseguenze della guerra in Ucraina – rendendo l’estate 2022 poco spensierata. Il punto è che in Italia l’acqua non manca, ma mancano le infrastrutture idriche. Alcuni esperti, come Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Italia Centrale ed ex sottosegretario del governo Letta con delega anche alle dighe e infrastrutture idriche, hanno definito il tema come uno dei più grandi paradossi di questo Paese.

INVESTIRE NELLE INFRASTRUTTURE SIGNIFICA INVESTIRE NEL FUTURO

Della questione climatica se ne parla quotidianamente; si sprecano gli studi, così come i podcast, le interviste, e i talk monotematici. E nonostante la vasta quantità di informazioni che circola, la gestione delle risorse sembra essere al momento compromessa. D’Angelis parlava di infrastrutture assenti; ebbene, dando un’occhiata agli investimenti previsti dal PNRR nel settore idrico, pare che la questione venga effettivamente considerata secondaria rispetto ad altre. Si prevede, infatti, che gli investimenti in merito alle reti idriche riguarderanno tra l’1 e il 2% dei fondi.

SICCITÀ E INCENDI: COSA STA ACCADENDO?

Al netto dei fatti, la scarsa lungimiranza verso tali fenomeni ha portato l’Italia a soffrire enormemente nelle ultime settimane. Se a Nord la fa da padrone la siccità, il Centro e il Sud e le isole vedono crescere sempre più il numero di incendi. In Puglia, ad esempio, è andata distrutta un’intera pineta; sono decine i roghi attivi anche nel palermitano. Ma allora, qual è la soluzione? In che modo si dovrebbe agire per limitare i danni? Per rispondere guardiamo alle parole di Fabrizio Curcio, capo dipartimento della protezione civile, il quale ha recentemente dichiarato: “Nelle prossime giornate, al massimo in un paio di settimane, avremo chiare le misure da applicare e potremo dichiarare lo stato di emergenza. Ci stiamo lavorando con le Regioni che ci aiutano a capire le misure”. Successivamente ha aggiunto: “Lo stato di emergenza non aiuta tutte le problematiche strutturali che vanno affrontate nell’ordinarietà”.

Perché, in effetti, la questione andrebbe affrontata nell’ordinario. I temi correlati al cambiamento climatico hanno bisogno di attenzione e di essere discussi con lungimiranza; il futuro è incerto ma si può fare in modo che vengano attivate delle misure di prevenzione volte alla protezione del territorio e della salute, prima che le criticità diventino ingestibili.

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