Schiavitù infantile. Un fenomeno da combattere in tutti i modi

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16.04.2023

Ogni anno il 16 aprile si celebra la Giornata internazionale contro la schiavitù infantile. 

Una data scelta per ricordare il piccolo Iqbal Masih, assassinato in Pakistan il 16 aprile 1995 all’età di 12 anni, per aver cercato di promuovere la difesa dei bambini dallo sfruttamento lavorativo.

Il “lavoro minorile” è, purtroppo, presente in tutti i sistemi economici, ma essendo un fenomeno di difficile definizione risulta complessa una sua corretta quantificazione.

La schiavitù infantile esiste in Europa?

L’Europa e il nostro Paese non sono esenti dalla schiavitù infantile, nonostante sia vietato in Italia dal 1967. Povertà, disagio, condizione culturale delle famiglie sono spesso alla base di questa drammatica ingiustizia che sottrae ai bambini il futuro, privando tutti noi della parte più importante della nostra società, quella che dovrebbe contribuire ad un futuro migliore, quella a cui dovremmo riservare tutele e cura senza discriminazione.

Per la stragrande maggioranza di loro, lavorare in giovane età a discapito del vivere l’ambiente scolastico significa rischiare di diventare facili prede della criminalità organizzata. Abbandonare la scuola comporta, inoltre, compromettere un corretto sviluppo fisico e pregiudicare l’equilibrio interiore in modo spesso irreversibile.

La mancanza di sostegno sociale

Come messo in evidenza da UNICEF, la povertà è spesso la causa principale del lavoro minorile e al tempo stesso conseguenza dello sfruttamento dei più piccoli. Esiste, infatti, una stretta relazione fra povertà e lavoro minorile, anche se non vi è una scontata consequenzialità tra le due.

Il lavoro minorile si sviluppa, in prevalenza, laddove le politiche volte all’inclusione sociale sono carenti: assenza di scuola, sanità pubblica e assenza di sostegno sociale che consenta di soddisfare i bisogni di base. 

La complessità del fenomeno rende pertanto necessario integrare diverse politiche: sociali, formative, della salute, del lavoro e della sicurezza, per superare le condizioni di degrado sociale ed economico che sono alla base del lavoro illegale dei minori.

Strategie per combattere il lavoro minorile

Fra le strategie da adottare per contrastare il lavoro minorile la priorità assoluta è, per la UIL, l’istruzione obbligatoria, universale, gratuita e accessibile a tutti. Di fondamentale importanza sono, inoltre, le azioni di prevenzione dell’abbandono scolastico, l’adozione di misure per l’accesso alla protezione sociale per tutti e l’implementazione di politiche attive e concrete per un lavoro dignitoso per giovani e adulti, soprattutto per quelli più esposti a rischio di marginalità economica e sociale. 

I giovani che lasciano prematuramente la scuola restano spesso fuori dal mercato del lavoro, ricadendo così in disoccupazione, povertà, esclusione sociale e devianza, oggi, ne sono un esempio i numerosi giovani NEET.

La scuola al centro 

Occorre, pertanto, un impegno concreto e vero, che coinvolga tutti gli attori del sistema, perché la scuola diventi un ambiente capace di promuovere il benessere fisico, cognitivo e relazionale e di prevenire le situazioni di disagio infantile e adolescenziale attraverso un forte collegamento in rete con tutte le altre figure professionali del territorio. 

Una scuola più equa, capace di rispondere in modo adeguato alle esigenze di ciascuno, è il presupposto fondamentale per una società più equa, in cui ogni persona possa realizzarsi al meglio delle sue potenzialità.

La UIL rinnova la sua partecipazione per porre fine alle forme inaccettabili di sfruttamento di bambini e adolescenti nel mondo del lavoro, battendosi ogni giorno, per dare a bambine e bambini, ragazze e ragazzi la vita a cui hanno diritto.

Dipartimento politiche sociali di cittadinanza e del welfare UIL

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