Dispersione scolastica e fondi del PNRR

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15.07.2022

Cresce il fenomeno della dispersione scolastica in Italia. Il nostro Paese è il quarto in Europa per abbandono scolastico: un dato desolante. È nel Sud della penisola che il numero tocca picchi importanti: il 20% dei giovani studenti lascia gli studi per non proseguirli più. Fa al paio con l’abbandono scolastico la povertà educativa, altro elemento che limita la crescita umana e culturale dei giovanissimi.

Il problema della dispersione scolastica non è nato ora, ma è in questi ultimi anni che le sue criticità si percepiscono maggiormente. Il motivo? Rispetto a cinquant’anni fa, gli studenti sono molti di più. Il dato è legato ad un fenomeno diffuso in tutte le regioni: si è stabilizzato il numero di famiglie che non ha bisogno del lavoro dei figli, che possono, quindi, andare a scuola.

È altrettanto vero l’inverso: con l’aumento della povertà, più studenti ci sono, più cresce la dispersione.

Negli ultimi giorni, si è acceso un forte dibattito sulla questione, precisamente sui fondi del PNRR destinati al fenomeno in questione.

DISPERSIONE SCOLASTICA E FONDI DEL PNRR: QUALI CRITICITÀ

Sono 1,5 miliardi i fondi del PNRR che dovranno essere utilizzati per arginare la dispersione scolastica e per agevolare la prosecuzione del percorso di studi. Il 50% di questi è destinato al Sud, dove le criticità sono nettamente maggiori. I dati forniti da Invalsi ci dicono infatti che in Italia la dispersione scolastica si attesta al 22,6%, con picchi in Campania (39%), Calabria (37,4%), Sicilia (35,9%) e Puglia (31,8%).

I dubbi nascono non solo dalle modalità erogazione annunciate lo scorso 24 giugno da una nota ministeriale, ma anche la volontà di affidarsi ai dati della dispersione implicita raccolti dalle elaborazioni degli invalsi.

COME ARGINARE IL FENOMENO

Riportare i ragazzi a scuola, significa far funzionare bene la scuola.

L’assegnazione dei fondi desta quindi alcune preoccupazioni, ma ci sono degli aspetti su cui si può lavorare prescindendo – forse – dagli investimenti.

Bisogna fare una distinzione tra dispersione propria, quella che si concretizza con l’evasione dell’obbligo scolastico e quella impropria, che si caratterizza per gli insufficienti risultati educativi.

Nel primo caso – sottolinea la Uil Scuola – il nemico numero uno è la povertà. Nel secondo invece, l’unico modo per migliorare la situazione sta nell’investire nel settore attraverso il ritorno ad un insegnamento critico che apra le menti, senza volere inseguire un sistema (quello emergente) di addestramento professionale che rischia di accentuare il fenomeno, piuttosto che ridimensionarlo.

In conclusione, è chiaro che alla base debba esserci l’impegno nel dialogo con le famiglie, gli insegnanti e gli studenti stessi. Lo studio deve essere non solo un dovere, ma un diritto. Pertanto, bisogna tutelare le ragazze e i ragazzi, dando loro delle opportunità. Il coinvolgimento nel percorso formativo deve essere attivo e soprattutto reso accessibile a tutti.

 

UIL Scuola

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