Ripensare il mercato unico europeo 

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27.02.2023

Il mercato unico europeo rappresenta una pietra miliare del processo di integrazione europea ed uno dei suoi principali motori di crescita. Esso ha apportato innumerevoli benefici all’economia dell’Unione e, attraverso la circolazione delle c.d. quattro libertà (persone, servizi, merci, capitali), ha generato un’area di libero scambio in cui gli Stati si sono riuniti in uno spazio economico unificato, privo di barriere doganali o commerciali. 

Il mercato unico continua, tuttora, ad essere una delle forze trainanti dell’Unione per affrontare nuove sfide e cambiamenti. Tra questi emerge in primis l’impatto generato dalla transizione energetica e digitale. 

Un quadro relativo all’importanza e alle opportunità strategiche del mercato interno europeo sono al centro dello studio effettuato dall’ETUI (l’istituto sindacale indipendente di ricerca e formazione della CES) che mette in luce come tali cambiamenti richiederanno un nuovo bilanciamento rispetto al funzionamento del mercato stesso. 

Il mercato unico, così come lo conosciamo oggi, è nato il 1° gennaio del 1993 a seguito della firma del trattato di Maastricht e rappresenta un modello singolare di integrazione, volto ad aprire i mercati degli Stati alla libera circolazione, nel rispetto della diversità delle istituzioni e degli approcci regolatori nazionali. Per realizzare questa visione, i paesi dell’Unione hanno eliminato non solo le barriere commerciali tra di loro, ma anche armonizzato le legislazioni nazionali. Un ruolo importante è stato, inoltre, esercitato dalla Corte di giustizia dell’UE (CGUE) che, con la storica sentenza Cassis de Dijon del 1978, ha definito uno dei cardini sui quali il mercato unico si basa: il principio del mutuo riconoscimento delle regole nazionali.  Secondo questo principio un bene legalmente prodotto e commerciato in uno Stato membro può essere venduto, senza restrizioni, in un altro. 

Successive sentenze hanno affinato il principio ed esteso l’applicazione anche ai servizi e agli individui intenzionati a stabilirsi e lavorare in un paese diverso da quello di origine.

Il progetto del completamento del mercato unico ha, poi, ricevuto un forte impulso con la pubblicazione del Libro bianco sul completamento del mercato interno, che prevedeva l’armonizzazione di 300 disposizioni legislative da implementare tra gli Stati membri.

Il mercato unico ha un carattere dinamico, tende ad evolversi e adattarsi alle nuove realtà. Negli ultimi anni è cresciuto ancora, contribuendo attivamente allo sviluppo economico europeo, garantendo maggiori flussi commerciali e maggiore competizione tra i paesi dell’Unione. Oltre ai vantaggi legati all’economia e alle imprese europee, ha apportato benefici anche per i cittadini: tra questi, ad esempio, la possibilità di viaggiare in un altro Stato membro senza alcun tipo di ostacolo o limitazione; la possibilità di studiare all’estero, così come il diritto di lavorare e vivere all’estero. I cittadini europei, inoltre, in quanto consumatori, usufruiscono di una serie di vantaggi legati al mercato unico ed hanno la possibilità di scegliere tra una vasta gamma di beni e servizi di alta qualità.

Nonostante i grandi benefici prodotti, il mercato interno non ha ancora raggiunto il suo pieno potenziale in quanto la presenza di una serie di ostacoli continuano a limitarne il funzionamento. I più comuni riguardano legislazioni nazionali restrittive e capacità amministrative diseguali tra gli Stati membri. La creazione di un mercato unico formato da Stati diversi, ognuno dei quali con una propria legislazione, ha determinato infatti una proliferazione legislativa ed un conseguente aumento del livello di contenzioso in ambito europeo.

Inoltre, in un contesto sottoposto a continui mutamenti geopolitici, tecnologici, socioeconomici ed ambientali, sono emerse nuove esigenze che rendono necessario un ulteriore sviluppo del mercato unico.

Alla luce di questi bisogni, l’ETUI ha fornito uno studio sull’importanza e sulle opportunità strategiche del mercato interno europeo, delineando tre assi fondamentali alla base del progetto per “ripensare il mercato interno”: 

  • L’asse della doppia transizione
  • L’asse della sostenibilità sociale
  • L’asse dell’autonomia strategica

Transizione verde e digitale. Una rivoluzione già in atto

Il primo asse fa riferimento alla transizione verde e digitale. La crisi climatica sta costringendo il mondo a ripensare molti processi economici sin dal principio, con l’obiettivo di ridurre l’intensità di carbonio e l’impronta ecologica in generale. La rivoluzione digitale si basa invece sull’automazione avanzata e sullo sviluppo di Internet ed avrà degli effetti significativi sui modelli di crescita e sulle più ampie relazioni sociali ed economiche, compresi i rapporti di lavoro. In questo scenario, i processi economici alla base del mercato unico si stanno lentamente riconfigurando sotto la pressione della digitalizzazione e della decarbonizzazione. Mentre l’economia sociale di mercato è stata finora relativamente inclusiva, è probabile, tuttavia, che nel prossimo futuro si verifichi una maggiore frammentazione, proprio perché queste rivoluzioni avranno degli effetti redistributivi: ciò richiede un ripensamento su come controbilanciare gli effetti differenziati della transizione, al fine di evitare nuove linee di frattura.

L’economia sociale di mercato dell’UE

Il secondo asse si concentra sullo stato dell’economia sociale di mercato nell’Unione, espressione di una lunga ed intensa armonizzazione della legislazione sociale (art. 157 TFEU). Si è venuto a creare uno stretto nesso tra l’acquis sociale europeo e il mercato unico, come due elementi che si completano a vicenda. 

In continuità con gli obiettivi della transizione duale, è necessario intraprendere azioni volte a garantire che nessuno venga lasciato indietro e che le disuguaglianze affrontate durante la transizione siano fronteggiate in maniera adeguata. Tra le azioni proposte viene considerata una nuova regolamentazione del mercato del lavoro, l’ampliamento delle aree di politica sociale e il potenziamento delle capacità e delle competenze dei lavoratori, solo per citarne alcune.

L’autonomia strategica

Il terzo ed ultimo asse riguarda il dibattito sull’autonomia strategica aperta (OSA), ovvero la capacità dell’UE di fornire beni e servizi critici in maniera autonoma, al fine di ridurre le dipendenze esterne nelle aree ritenute strategiche. L’autonomia strategica è considerata un elemento importante non solo in sé, ma anche per garantire il successo delle transizioni verdi e digitali, con misure che vanno dalla creazione di posti di lavoro sostenibili e di qualità, al riciclo di materie prime preziose. Le politiche Osa devono essere articolate con le regole esistenti del mercato unico e, con riguardo alla dimensione sociale, essa rappresenta un elemento indispensabile in quanto la sua esclusione rischia di ridurre il successo e la sostenibilità della politica stessa.

Questi importanti obiettivi richiedono una ricalibrazione del mercato unico, per renderlo più adatto al prossimo decennio. È necessario, infatti, mettere in atto una serie di strumenti che possano permettergli di contribuire al raggiungimento delle sfide attuali e future. 

Riorganizzare il quadro normativo del mercato unico intorno al successo della transizione duale, della sostenibilità sociale e delle priorità dell’OSA potrebbe sia rivitalizzare il progetto del mercato unico stesso, sia dare peso al progetto per la realizzazione di quella che è probabilmente una delle più urgenti priorità politiche a medio termine: la realizzazione di una giusta transizione verde. 

Dipartimento Internazionale UIL

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