RePower EU, rivela una Unione senza visione

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20.12.2022

Partiamo dal fondo di questa storia. La Bce nel giro di qualche mese ha portato i tassi di riferimento dallo 0,5% a qualcosa come il 2,5%. L’istituto centrale ha pensato bene – in modo scolastico –  che, davanti all’aumento dei prezzi così vorticoso siamo difronte a una inflazione da curare a colpi di aumenti del costo del denaro.

Tutto bene? Per niente. Per un semplice motivo: questa inflazione non è generata da un surriscaldamento di un’economia in forte espansione ma da una tempesta speculativa sui prezzi dell’energia. L’aumento dei tassi non fa altro che entrare a gamba tesa su una economia che sta cercando di ripartire dopo il Covid. Facendo pagare il conto proprio a chi già sta soffrendo l’aumento dell’energia, come imprese e famiglie. In questo modo sommiamo al costo enorme delle bollette anche l’aumento degli interessi su prestiti e mutui, solo l’ultima mossa della BCE significa – secondo la CGIA di Mestre – un aumento di costi a carico delle imprese italiane di circa 15 miliardi di euro. Che le banche incassano senza muovere un dito e poi distribuiscono in dividendi.

Adesso andiamo in testa a questa storia, prendendo come riferimento “RePowerEU”, che la stessa Commissione Europea definisce come “piano per rendere l’Europa indipendente dai combustibili russi ben prima del 2030”. RePower ha tra gli obiettivi l’aiuto ai paesi a cambiare velocemente fonti di approvvigionamento, sollecitare – anche tramite il PNRR –  la conversione verso l’energia verde mentre le trattative per un tetto massimo ai costi ogni volta sta naufragando. In verità il progetto UE sta solo sponsorizzando la sostituzione di una dipendenza vecchia con una nuova.

Renderci indipendenti dalla Russia (comprensibile) sta spingendo con enorme fretta a dipendere da altri paesi (arabi, nordafricani, Usa), non risolvendo una serie di temi. Il primo è storico: l’assottigliamento di risorse “tradizionali” renderà le crisi (e le speculazioni) una cosa normale, oggi la Russia domani Africa o Asia.

Il secondo: la strategia di fare sacrifici pubblici per aiutare famiglie e imprese a pagare rifornimenti e bollette è comprensibile ma sta finanziando la speculazione stessa.

Il terzo: RePowerEu sembra avere un approccio traballante e sbrigativo a una questione seria nata ormai 30 anni fa, quando con una leggerezza insostenibile ci fu una ventata di privatizzazioni selvagge in tutta Europa.

Indovinate chi sta andando forte? Paesi come l’europeissima Norvegia (ma non nella UE), che con Equinor (settore gas e petrolio) ha triplicato gli utili netti nei primi nove mesi 2022 a qualcosa come 24 miliardi di euro mentre il governo di Oslo non ne vuol sapere di Price cap e solidarietà. A proposito, Equinor è di proprietà pubblica e quella massa enorme di soldi confluisce in un potentissimo fondo sovrano che torna utile agli appena 5,2 milioni di abitanti del Paese.

Da noi siamo costretti a correre dietro agli extraprofitti dei nostri colossi energetici inventandoci leggi fiscali improvvisate (forse volutamente) che sono state più volte ostacolate dai nostri colossi, che da tempo lavorano per i propri conti e non per quelli del Paese.

Francesco Leitner Portolesi

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