IN ITALIA 463 MILA INVISIBILI
12.07.2023
L’ultimo rapporto Eurispes sui senza fissa dimora traccia un quadro allarmante della situazione italiana.
Nell’immaginario collettivo quando si parla di persona senza dimora è automatico pensare al barbone, al vagabondo e al clochard ma nella realtà questa terminologia include tipologie di situazioni e di svantaggio vaste e diversificate.
La fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora) considera la persona senza dimora come un “soggetto in stato di povertà materiale e immateriale, portatore di un disagio complesso, dinamico e multiforme, che non si esaurisce alla sola sfera dei bisogni primari ma che investe l’intera sfera delle necessità e delle aspettative della persona, specie sotto il profilo relazionale, emotivo ed affettivo”.
I DATI
Complessivamente la popolazione è costituita da 463.294 persone, pari allo 0,8% della popolazione. In particolare, le persone senza dimora e senza tetto iscritte nelle anagrafi comunali alla fine del 2021 sono 96.197. Quasi il 38% è di nazionalità straniera e l’età media è di 41,6 anni. Metà di loro provengono dal continente africano, il 22% è di cittadinanza europea mentre il 17% è di origine asiatica, mentre il 4,5% proviene dall’America.
Le persone senza dimora risultano iscritte in 2.198 comuni italiani ma concentrate per il 50% in sei città: Roma (23,1%, oltre 22mila), Milano (quasi il 9%), Napoli (circa il 7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%).
Il rapporto Caritas 2022 illustra che sono state assistite 227.556 persone. Di queste il 16,2% ovvero 23.976 sono persone senza dimora. Rispetto al 2021 si registra un incremento in valore assoluto di circa 1.500 persone.
NON SOLO “SENZA DIMORA”
L’assenza di un alloggio è la radice di numerose problematiche che possono portare alla marginalizzazione di una persona, ma il grave disagio in cui queste persone versano è riferito, non solo, all’assenza di un’abitazione ma alla più ampia e complessa mancanza di un ambiente di vita, di un luogo di sviluppo delle relazioni affettive, di progetti, di interessi, di uno spazio dove prendersi cura di sé.
Ma il fenomeno, come detto, non si limita al solo disagio abitativo, in quanto, ad esso è associato un disagio sociale legato a condizioni di povertà, esclusione e isolamento sociale molteplici, aggravati dalla vita in strada o da sistemazioni alloggiative inadeguate, che causano conseguenze gravi, spesso irreversibili.
PRINCIPALI INTERVENTI IN ITALIA
Tra i documenti di programmazione politica più importanti vi è, attualmente, il “Piano Nazionale degli Interventi e dei Servizi Sociali 2021-2023”, della Rete della protezione e dell’inclusione sociale, che contiene al suo interno il Piano sociale nazionale, il Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà e il Piano per la non autosufficienza.
La parte del piano dedicata alla povertà e alla marginalità estrema, fa riferimento alle “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta” e alla “Lisbon Declaration on the European Platform on Combatting Homelessness”, promuovendo il superamento di approcci di tipo emergenziale in favore di approcci maggiormente strutturati.
Un passo significativo verso un welfare più inclusivo e universalistico per le persone senza dimora è rappresentato dall’individuazione dei seguenti LEPS:
- Pronto Intervento Sociale e la Residenza Anagrafica con i relativi servizi di supporto e la definizione di finanziamenti dedicati al potenziamento dell’Housing Led e dell’Housing First all’interno del PNRR e del Fondo Povertà;
- Servizi di accesso alla Residenza anagrafica e Fermo posta/Centri di Servizi per il contrasto alla povertà”
LA MISSIONE 5 DEL PNRR
Nel PNRR Missione 5 “Inclusione e coesione” – Componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore”, l’obiettivo dell’investimento 1.3. “Housing Temporaneo e Stazioni di posta per le persone senza fissa dimora” è quello di aiutare le persone senza dimora ad accedere a una sistemazione temporanea, in appartamenti per piccoli gruppi o famiglie, offrendo servizi integrati volti a promuovere l’autonomia e l’integrazione sociale.
Un disagio complesso che, pur essendo sotto gli occhi di tutti, è ancora troppo invisibile e che necessita di una qualificata e fondamentale risposta sociale attraverso un cambiamento concreto delle modalità di presa in carico, di tutela e di prevenzione, attraverso équipe multi-professionali socio-sanitarie ed investimenti economici per affrontare il tema dell’abitare, del lavoro e della salute.
Le difficoltà che sussistono nel sistema socio-assistenziale per i senza dimora attengono sia a questioni strutturali di funzionamento dei servizi, sia a difficoltà che le persone più fragili incontrano per ottenere il sostegno di cui hanno effettivamente bisogno.
IL PROBLEMA DELLA RESIDENZA
La residenza anagrafica è l’ostacolo più significativo e discriminante per il pieno accesso ai servizi pubblici, anche a causa di procedure applicate in maniera non uniforme dai vari uffici anagrafe comunali. Risiedere in un comune diverso da quello in cui si vive, l’assenza di una iscrizione anagrafica e dei relativi documenti, non consente di avere un medico di base, di ricevere indennità o sussidi, di iscriversi al centro per l’impiego, di votare e di aprire un conto corrente e soprattutto di essere seguiti da un’assistente sociale per una presa in carico presso i servizi.
È necessario, quindi, comprendere come superare le barriere di accesso e come mettere a sistema azioni che favoriscano un’effettiva integrazione delle persone più vulnerabili nella comunità, partendo da una presa in carico strutturate e il collegamento tra i servizi e tra gli interventi da offrire alla persona.
Donatella Querci – Servizio Politiche sociali di cittadinanza e del welfare UIL
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