PNRR: l’Italia riuscirà a spendere i fondi UE?

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31.03.2023

L’impressione è che quando l’Unione europea ha deciso di assegnare all’Italia una quota enorme di soldi per il cosiddetto piano di resilienza (Pnrr) per ripartire dopo il Covid, qualcuno a Bruxelles si sia fatto due conti. 

E ha pensato: se l’Italia riesce di solito a spendere il 30% scarso dei fondi che le vengono messi a disposizione allora dei 191,5 miliardi di euro se va bene ne verranno spesi circa 60. Le ultime giornate sembrano dare ragione a questa teoria. La Corte dei Conti dice che la terza tranche dei fondi è in pericolo, l’Ue accetta di rinviare di qualche settimana l’analisi delle proposte mentre il Governo ha il solo pensiero di non prendersi la colpa. 

Eppure, la situazione è il segnale di come il continuo depauperamento dell’Amministrazione Pubblica per risparmiare sia stato un costoso disinvestimento nel futuro (e nel presente) del nostro Paese. Facciamoci due conti. 

Quanti soldi prendono i Paesi europei dal Pnrr?

All’Italia come detto spettano dal Pnrr qualcosa come 191,5 miliardi di euro come aiuti, la seconda in classifica è la Spagna, con 69,5 miliardi, seguita dalla Francia con 39,4 miliardi e la Polonia con 35,4 miliardi (i Polacchi, ormai, sono 20 anni che assorbono enormi quantità di risorse Ue). Per meglio capire le proporzioni, i soldi del Pnrr portano 3.400 euro per ogni italiano, oltre il doppio dei 1.463 euro a testa degli Spagnoli (secondi) e ben 6 volte rispetto ai 581 euro per ogni francese. Una cifra enorme per noi!

E l’Italia riuscirà a spendere tutti i fondi del Pnrr?

Tuttavia, la recente relazione della Corte dei Conti è stata impietosa e ha spinto qualche esponente del Governo a mettere le mani avanti, dicendo che è matematico che entro la data di giugno 2026 (data di completamento del Pnrr) alcuni interventi non verranno realizzati. Ma cosa sta succedendo? Una cosa semplice, a forza di togliere fondi e personale dell’Amministrazione pubblica per risparmiare alla fine perderemo una barca di soldi, per ora siamo arrivati a mettere a regime solo il 6% dei fondi, a oggi sul tema salute dei soldi già a disposizione abbiamo speso sì e no il 20% delle risorse. 

I tagli nella PA mettono a rischio i finanziamenti

È vero, ci sono stati imprevisti, come la speculazione sui mercati che ha spinto a dover rivedere un po’ tutti i progetti (ma questo vale anche per gli altri Paesi Ue). Siamo però il Paese che ha perso circa 140mila lavoratori della Pubblica amministrazione tra il 2001 e il 2021 (fonte Ragioneria dello Stato), l’età media dei dipendenti è salita a oltre 50 anni, è diventato impossibile fare delle assunzioni dignitose per i giovani. 

E i Comuni, non avendo personale qualificato e neanche tempo e risorse per fare nuovi progetti anche importanti, spesso per risparmiare tirano fuori dal cassetto vecchie idee che però non sono più adeguate ai tempi del Pnrr. 

Lavoro e nuove assunzioni nella PA

Assumere giovani laureati? Si parla di concorsi andati quasi deserti visto che vengono offerte condizioni di lavoro risibili (per salario e stabilità).  

Il risultato è che nella PA gli under 30 al lavoro sono circa il 5%, negli Enti Locali, il 45% degli assunti ha tra i 50 e i 59 anni (fonte Openpolis su dati Openbdap), mentre per redigere i progetti si prendono risorse interne che devono arrangiarsi. Così l’Europa brinda due volte. La prima con i soldi che abbiamo risparmiato sotto la pressione di Bruxelles, la seconda per i soldi che non prenderemo dalla Ue. E fa sorridere che sia la Corte dei Conti a raccontarci questa realtà, perché l’organismo è stato negli anni precedenti un censore durissimo contro la spesa della Pubblica Amministrazione, in particolare nel campo delle assunzioni.  

L’opportunità di non fallire per l’ennesima volta sui fondi europei

La capacità media europea di rastrellare fondi è appena del 40% (contro il 30 italiano) e quindi forse c’è anche qualcosa che non va nel sistema a livello dell’Unione. 

La seconda, molto triste: un nostro fallimento nel presentare progetti adeguati al Pnrr sarà un alibi molto potente per quei falchi che hanno concesso aiuti al nostro Paese a malincuore. Se questa occasione del Pnrr andrà male per l’Italia potrebbe essere, sul serio, l’ultima opportunità.

Francesco Leitner

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