Patto di stabilità: per ripensare un nuovo modello più giusto e sostenibile
28.06.2023
La prossima finanziaria è già alle porte, mentre a livello europeo si discute della revisione del Patto di stabilità. È giusto, dunque, porre l’attenzione sulle misure e gli investimenti che verranno a mancare per l’obbligo di rientrare all’interno dei parametri fiscali europei, sospesi a marzo 2020 a causa del Covid.
Nel corso della pandemia è stato ben evidente per tutti che le politiche di austerità avevano creato nel corso degli anni situazioni disastrose in particolare per il sistema scolastico, sanitario e sociale del Paese. Questo è solo uno dei motivi per cui, come sindacato, abbiamo dato il via in tempi non sospetti alla nostra campagna “Patto di stabilità? NO, grazie!”.
L’idea di Europa sociale con cui è stata creata è venuta sempre più a mancare rispetto a politiche economiche destinate solamente a far quadrare conti, mentre gli investimenti nel sociale, nel welfare e nel lavoro erano sempre più scarsi.
Se la riforma del Patto di stabilità dovesse passare per l’Italia ci sarebbero 10 miliardi di euro in meno da poter utilizzare nella finanziaria, soldi che potrebbero essere investiti per sostenere un sistema al collasso e una popolazione in difficoltà dopo anni di covid, guerra e inflazione crescente.
L’ETUC ha recentemente stimato che con quelle risorse si potrebbero assumere più di 320mila infermieri e 390mila insegnanti. Ecco, sarebbero investimenti dedicati per il rilancio di due pilastri fondamentali su cui si fonda lo Stato sociale.
Il sistema dell’istruzione e quello della sanità negli ultimi 10 anni hanno subito tagli decisamente importanti che hanno creato enormi difficoltà alle persone, creando buchi generazionali nel personale a causa del blocco del turn over, aumentando il precariato e le disuguaglianze nel Paese.
Il rientro dei parametri fiscali imposti dal Patto di stabilità se hanno fatto quadrare meglio i conti (ma non ne siamo così sicuri!), dall’altra hanno pesato enormemente sulle fasce di popolazione più debole.
Senza voler solo guardare al passato ma dando un’occhiata al futuro, davanti a noi c’è un percorso di transizione ecologica e digitale da affrontare, bisogna dare spazio agli investimenti sociali ed ambientali. E come possiamo farlo partendo con una finanziaria che prevede un – 10 miliardi solo per far quadrare i conti a livello europeo?
Bisogna ripensare ad un nuovo modello giusto, equo e sostenibile che metta al centro la persona e uscire fuori dall’austerità a tutti i costi.
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