NADEF: su lavoro e inclusione non fa abbastanza

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13.10.2023

Lavoro, inclusione e sicurezza. Nella NADEF del 2023 mancano misure utili a questi asset cruciali per il rilancio del nostro paese. Capitolo dopo capitolo, emergono lacune importanti sia in termini progettuali che economici. La persistente logica della spending review falcidierà gli investimenti con un taglio del 30% delle spese in conto capitale e i fondi disponibili per la crescita si limiteranno alle risorse europee per la coesione, il PNRR e il Piano complementare. Ma anche in questo caso la gestione non è delle migliori. 

Una beffa per il Mezzogiorno

Per quanto riguarda il PNRR, il Governo nella NADEF non fa altro che elencare le misure legislative adottate quest’anno. Perciò rimangono assolutamente insufficienti, specie sul frangente del rafforzamento della capacità amministrativa dei pubblici uffici, locali e nazionali.

Non convince neanche quanto previsto sul tema della complementarità. Nella nota, infatti, si rimanda al Decreto Mezzogiorno che ha suscitato non poche criticità. Innanzitutto, perché ha messo a rischio la quota del 40% dei progetti per il Sud d’Italia, rimodulando i finanziamenti del PNRR. Secondo poi, perché coprirà questi progetti de-finanziati usando il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Data la sua ripartizione territoriale, che destina l’80% delle risorse al Mezzogiorno, la beffa è presto detta. Al Sud potrebbero arrivare soldi che già gli spettano di diritto e meno soldi dal PNRR.

La Sicurezza sul lavoro non è la priorità

La delusione arriva anche da altri frangenti, come quello della salute e sicurezza. Mentre contiamo più di mille morti ogni anno, per il Governo è sufficiente affidare quest’emergenza al fondo di sostegno per le famiglie vittime di gravi infortuni sul lavoro. L’unico sforzo ulteriore è la previsione di nuove risorse per le famiglie degli studenti vittime di infortuni nell’alternanza scuola lavoro. L’urgenza di potenziare le ispezioni, aumentare gli ispettori e investire in formazione non è tra le priorità di Palazzo Chigi. Anzi, con gli ingenti tagli nella sanità, probabilmente di investimenti e interventi in salute e sicurezza ne vedremo meno.

Lavoro povero e precario

Inoltre, sempre nella NADEF, mancano finanziamenti adeguati a stimolare l’occupazione di qualità e le politiche attive del lavoro. Per quanto siano norme “ordinamentali” non inseribili nella legge di Bilancio, si poteva certamente fare di più. Il generico disegno di legge collegato alla manovra non dà assolutamente certezze su un mercato del lavoro più efficiente – dove domanda e offerta possano incontrarsi a condizioni dignitose – e sul contrasto senza se e senza al precariato.

Politiche abitative

Altro grande assente è il problema dell’abitare, ma non stupisce nessuno. Almeno non i sindacati, dato che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti aveva ripromesso l’apertura di un tavolo in materia di cui ad oggi non c’è traccia. Eppure, si tratta di un bisogno primario delle persone, di un tema di diritto che comprende nodi strutturali del nostro sistema sociale, degenerati in emergenza con lo sblocco degli sfratti. Bisognerebbe intervenire su più fronti.

Da un lato serve aumentare la dotazione del fondo per il sostegno agli affitti e del fondo per la morosità incolpevole. Dall’altro è necessario lavorare su un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica, combinando al meglio risorse ordinarie ed europee e coinvolgendo in modo organico gli enti territoriali. Sempre senza dimenticare che entrate aggiuntive potremmo recuperarle aumentando l’aliquota della cedolare secca per le abitazioni affittate a canone libero, portandola al 23 % (valore della prima aliquota IRPEF).

Ma niente di tutto questo è in programma, neppure per sostenere studenti e studentesse universitari fuori sede contro il caro affitti. L’esecutivo ha solo inserito tra i collegati alla manovra un Disegno di Legge Delega in materia di politiche abitative per gli universitari, senza indicare nuovi fondi da cui attingere per borse di studio o sostegni economici per garantire il diritto allo studio. Si ripropone la stessa strategia per le politiche sulla parità di genere, con altri due collegati per il sostegno della maternità dei primi anni di vita del bambino e per le famiglie numerose.

Tra le misure che saranno inserite nella legge di bilancio spicca poi il bonus per il terzo figlio. L’ennesimo intervento contingente che non risponde all’esigenza di riforme strutturali sulla genitorialità e i servizi di conciliazione vita-lavoro.  E, ancora, non si ravvisano iniziative né per incentivare l’imprenditoria femminile né per ripristinare opzione donna nella sua versione originale.

Autosufficienza, istruzione, immigrazione e autonomia differenziata

Non si finanziano adeguatamente nemmeno la legge sulle disabilità e la legge per i servizi a supporto delle persone anziane. La prospettiva è quella di grandi difficoltà nell’attuazione di questi due importanti provvedimenti sul fronte della non autosufficienza. 

Ovviamente non sono abbastanza i disegni di legge sulla revisione del Testo Unico del Enti Locali per rispondere alle gravi inefficienze dei servizi pubblici sul territorio nazionale, messi a rischio erogazione dalla disposizione per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Infine, a quanto pare, la coperta è troppo corta anche per tornare a investire in formazione e istruzione. Nella NADEF non compaiono risorse aggiuntive per il personale della scuola e contro il precariato.  Sul versante dell’immigrazione invece questo tema non è proprio nominato. O meglio, compare solo due volte e soltanto come titolo del recente Decreto Mezzogiorno.

Il nostro paese merita di più.

 

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