L’unità socialista ai tempi del fuoriuscitismo.

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22.08.2023

Il 22-23 agosto del 1943 si tiene a casa di Oreste Lizzadri, in viale Parioli 44, un piccolo congresso di fondazione del “Partito socialista italiano di unità proletaria”. Già dal nome si comprende che non è il Psi di Turati e Costa e neppure l’organizzazione politica che si è tenuta in piedi, tra mille difficoltà, in esilio: è un partito più complesso che tiene insieme tante anime giunte al socialismo in modo diverso.

Dentro c’è il vecchio socialismo riformista, la classe dirigente che si è formata in esilio (in Francia e in Svizzera) e la nuova generazione di socialisti, approdata al socialismo, dopo essere cresciuta nelle istituzioni fasciste.

Nascita del Psiup

La nascita del Psiup segna, infatti, l’incontro di 4 organizzazioni costituitesi in clandestinità: il “Partito socialista italiano”, rifondato da vecchi dirigenti come Romita, Vernocchi e Lizzadri nel 1942 ma ridotto a pochi militanti, tanto che Nenni al suo rientro in Italia, rimase esterrefatto guardando l’elenco degli iscritti («Ma siamo pochissimi – esclamò – il Partito non c’è, ci sono solo i comunisti»); il “Movimento di Unità proletaria” di Lelio Basso e Domenico Viotto, radicato soprattutto al Nord; l’”Unione Proletaria italiana” di altri due giovani giuristi: Giuliano Vassalli, nipote di Mario Angeloni, e Mario Fioretti; il “Partito socialista rivoluzionario” (che non compare agli atti della fondazione del Psiup, poiché era stato già assorbito dall’Upi), un’organizzazione filo comunista, diretta da Mario Zagari, Achille Corona, Tullio Vecchietti e Giovanni Barbera che guarda con diffidenza alla ricostruzione del Psi, ritenuto, per certi versi, responsabile dell’avvento del fascismo e incapace di svolgere il ruolo di guida della classe lavoratrice. Nenni, da pochi giorni liberato dal confino di Ponza è acclamato dall’assemblea segretario del partito e direttore dell’Avanti!.

Per il leader socialista si tratta di una «commovente attestazione di fiducia», tuttavia, sin da subito, esprime riserve e perplessità su quella fusione, necessaria, ma fatta frettolosamente. Annota sul diario: «Non mi sfugge l’aspetto composito e improvvisato delle forze qui rappresentate. […]Ho l’impressione assai netta che la fusione col partito del MUP e dell’Unione proletaria si sia fatta un po’ leggermente e senza andare al fondo delle cose».

Soprattutto, Nenni diffida dei giovani del partito (che poi chiamerà “giovani turchi”), ai quali riconosce la preparazione intellettuale ma li ritiene «difficili da assimilare e disciplinare».

Un’organizzazione che si affida a uomini dalla grande tempra politica. Ad affiancare Nenni, come vicesegretari, il pluricondannato dai tribunali fascisti Sandro Pertini e Carlo Andreoni (quest’ultimo poi sostituito da Giuseppe Saragat).

In direzione entrano: Morandi, Lizzadri, Buozzi, Fabbri, Viotto, Basso, Luzzatto, Romita, Vassalli, Zagari, Corona, Crisafulli e Vecchietti. Un partito che cerca un’anima, pur senza rompere i legami con le origini, che vuole essere partito di classe ma anche espressione del ceto medio, pacifista e nazionalista ma anche internazionalista e federalista (soprattutto grazie all’influenza di Colorni).

Un partito che cerca un’anima

Ad unire queste direzioni politiche la solidarietà umana e politica accresciuta durante la resistenza e l’antifascismo. Infatti, con l’occupazione di Roma da parte delle truppe tedesche, il Psiup è tra le prime organizzazioni a dotarsi di una struttura militare, capace di compiere numerosi atti di sabotaggio e di guerriglia.

Pianificano anche evasioni. Eclatante quella degli inizi del 1944 quando su pressioni di Pietro Nenni, l’organizzazione militare socialista in capo a Vassalli e Gracceva pianifica l’evasione dal carcere di Regina Coeli dei condannati a morte Peppino Saragat e Sandro Pertini. 

Nel Secondo dopoguerra il Psiup sarà protagonista delle battaglie per la Costituente e la Repubblica. Tuttavia, raggiunti questi obiettivi, emergeranno con maggior vigore le diverse anime di un partito che alcuni storici hanno definito “inquieto”; anime che si raccoglieranno intorno a riviste e correnti e che sembreranno avere sin dal 1945-46 una vita autonoma, con canali di finanziamento autonomi.

Se da una parte il pluralismo ha rappresentato una grande ricchezza per il socialismo italiano, la deriva correntizia ha determinato un forte scontro interno, aizzato da delusioni elettorali e soprattutto dall’annosa questione del rapporto con i “cugini comunisti”.

Contrapposizioni che porteranno, come è stato ampiamente dibattuto dagli storici, a diverse scissioni. Lacerazioni che Pietro Nenni definirà «la sciagura della mia vita».

Fondazione Nenni

 

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