SCUOLA, L’UE CI BACCHETTA: troppi precari
Negli ultimi nove anni, nella scuola pubblica, il numero di lavoratrici e lavoratori a tempo determinato è raddoppiato. Oggi siamo a quota 230 mila, tra docenti di ruolo o di sostegno e personale ATA. Un dato che non è passato inosservato a Lussemburgo.
Per la precisione è stato richiesto di prevedere anche per i docenti a termine una progressione retributiva basata sui periodi di servizio a tempo determinato. Questo perché, fino ad oggi, i cosiddetti scatti di anzianità spettano solo ai docenti assunti a tempo indeterminato.
Si tratta del terzo step nella procedura di infrazione avviata dalla Commissione UE con le due lettere di diffida, inviate nel 2019 e nel 2020. In breve, siamo a rischio sanzione. L’accusa è di continuare a violare le norme comunitarie sul lavoro a tempo determinato nel settore scolastico, senza prendere provvedimenti. “Questa situazione danneggia i nostri alunni e il personale. Bisogna fermarsi e riprogrammare con coraggio”, sollecita Giuseppe D’Aprile, Segretario Generale della UIL Scuola RUA, profondamente critico anche sul dossier concorsi.
Infatti, la notizia dell’apertura di una nuova procedura concorsuale, non considerando gli idonei in graduatoria nei precedenti concorsi è stata aspramente contestata. “È paradossale che per l’anno scolastico 2024/25 siano stati accantonati circa 19.000 posti da destinare al prossimo concorso PNRR non ancora bandito. Siamo contrari a nuove procedure concorsuali senza prima aver coperto tutti i posti vacanti – spiega D’Aprile – È necessario prima assumere tutti gli idonei dei precedenti concorsi, 2023 compreso”.
Sottoporre a una nuova verifica di titoli e competenze chi ha già dimostrato di possederle è ingiusto.
Su questo, sembra aprirsi uno spiraglio di confronto con il Ministro, dopo l’interlocuzione con la Comunità Europea
“Nell’immediato, inoltre – continua il Segretario – i posti autorizzati per l’a.s 2024/25 e non coperti per mancanza di aspiranti in una regione, si potrebbero redistribuire tra le diverse regioni in modo da coprire tutti i posti disponibili e, allo stesso tempo, permettere lo scorrimento delle graduatorie degli idonei del concorso 2020”
Altra urgenza impellente è quella di rivedere il metodo di assunzione degli insegnanti di sostegno.
È assurdo che in alcune regioni ci siano docenti specializzati precari che non lavorano, mentre in altre si può ottenere il posto senza titolo. Un’evidente iniquità che può essere sanata, secondo la UIL scuola RUA, con una graduatoria nazionale da utilizzare una volta esaurite le graduatorie di specializzati a livello provinciale. Le istanze della UIL Scuola Rua non finiscono qui. Anche sul macro-tema delle assunzioni temporanee, i problemi non mancano.
“Il sistema di assegnazione delle supplenze ha mostrato tutti i suoi limiti” ha sottolineato D’Aprile “l’algoritmo ha fallito”.
Il Segretario generale della UIL Scuola Rua si riferisce a un software, tra l’altro costato svariati milioni, che avrebbe dovuto gestire le graduatorie Provinciali per le Supplenze e le Graduatorie di Istituto in modo rapido ed efficiente. Secondo i piani, l’algoritmo era programmato per elaborare il punteggio dei docenti e le preferenze espresse su istituti e materie, combinandoli con i dati sull’effettiva disponibilità delle cattedre. Nulla di tutto ciò è successo. Gli effetti sono stati disastrosi. Tra la compromissione della continuità didattica e palesi disparità tra docenti, segreterie e dirigenze scolastiche si sono ritrovate allo sbando.
Non va dimenticato il personale ATA che deve sopperire a una cronica carenza di personale, svolgendo mansioni che non rientrano nelle proprie competenze. La Corte di Giustizia si è pronunciata specificatamente anche sul loro conto, segnalando che non possono esserci discriminazioni tra il personale ATA assunto a tempo determinato e quello a tempo indeterminato sulla base dei periodi di servizio lavorati.
Ultimo, ma non ultimo: il nodo degli stipendi.
Per gli insegnanti, gli ultimi dati OCSE evidenziano pesanti divari salariali con i colleghi del resto d’Europa. In Germania, il compenso medio arriva ai 47250 euro l’anno, in Francia si attesta sui 37080 euro e in Spagna sui 33030. L’Italia segue timidamente con un reddito annuo lordo di soli 31250, decisamente più basso della media OCSE di 42300 euro. Come se non bastasse, il dato è pure in leggero calo rispetto al 2019, sempre in netto contrasto con la tendenza positiva registrata negli altri paesi europei.
Tra gli obiettivi della UIL Scuola Rua c’è, quindi, la necessità di un maggiore riconoscimento sociale per il lavoro svolto dal personale scolastico che può realizzarsi esclusivamente con l’aumento delle retribuzioni. Per fare ciò, è decisivo svincolare la spesa per la scuola pubblica dai limiti imposti con il patto di stabilità.
La strada giusta è abbandonare la politica dei tagli e dell’austerità.
Non si può continuare a fare cassa sul diritto all’istruzione. Bisogna investire in riforme strutturali con cui “stabilizzare il personale e migliorare la funzionalità delle scuole” per il rilancio economico e sociale del Paese.
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L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

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