Scuola precaria, dove non si investe e si fa cassa. Ma le soluzioni ci sono

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09.09.2024

Il nuovo anno scolastico parte con problemi e incertezze che continuano a ripetersi. La campanella suonerà infatti con 250 mila supplenti (il 72% in più in 7 anni). Anno dopo anno i precari aumentano mentre, a causa del calo demografico, gli studenti diminuiscono. Oltre al danno la beffa, visto che secondo la Corte dei Conti, i 250 mila supplenti costeranno alle casse dello Stato circa 7 miliardi di euro, due in più rispetto all’anno scolastico 2023-24. Un record.

COME SARÀ LA SCUOLA NEL 2025?

Al di là dei dati sul precariato, il nuovo anno scolastico prenderà l’avvio con diverse novità per il personale della scuola, le famiglie e gli studenti.

Tra i cambiamenti, vi è la riforma degli istituti tecnici e professionali che riduce il percorso di studio a quattro anni, seguiti da due anni presso gli Its Academy. Inoltre, l’educazione civica sarà insegnata con un forte orientamento verso valori legati al lavoro e alla patria, nonostante il parere contrario del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Viene vietato l’uso degli smartphone a scuola e reintrodotto quello del diario tradizionale. Alcune riforme, come quelle per studenti con disabilità e stranieri, sono state parzialmente avviate, mentre altre, come il ritorno del voto in condotta e i giudizi sintetici alle elementari, sono state rinviate.

UN SISTEMA DI RECLUTAMENTO FALLIMENTARE

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha dato il via libera a 45.124 nuove assunzioni di docenti di ruolo, coprendo così solo il 70% delle posizioni necessarie. Il problema? Ne sarebbero serviti 64.156. I circa ventimila posti rimanenti in organico di diritto verranno assegnati agli insegnanti precari, alcuni dei quali resteranno in servizio per un periodo breve di soli tre mesi, fino all’arrivo dei vincitori del concorso-Pnrr. In sostanza, l’attuale sistema di reclutamento non risolve i problemi e il precariato rinasce sempre più ampio.

I precari nella scuola hanno due tipi di contratto: il primo prevede che i supplenti vengano chiamati a coprire i posti di organico di diritto (nomine per l’intero anno scolastico, fino al 31 agosto); il secondo riguarda invece la copertura dei posti di organico di fatto, vale a dire quello che viene stabilito, ogni anno in ogni scuola, per assegnare il corretto numero di insegnanti in relazione alle iscrizioni di alunni. Le supplenze su posti in organico di fatto sono assegnate fino al 30 giugno. Su questi posti non possono esserci immissioni in ruolo di precari.

Ed è proprio su quest’ultimo punto che i numeri risultano più impietosi. La Uil Scuola Rua ricorda che degli oltre 200 mila supplenti certificati dallo stesso Ministro Valditara, 106.000 sono insegnanti di sostegno: un grave danno per il nostro sistema di inclusione.

Male anche la situazione del personale Ata, il cui precariato ammonta a oltre 50 mila unità. Il tutto in attesa dei risultati di un algoritmo che negli anni passati ha mostrato tutti i suoi limiti, con graduatorie piene di errori dapprima pubblicate, ritirate, ripubblicate, favorendo il balletto dei docenti con ricadute inevitabili sulla gestione della scuola da parte dei dirigenti scolastici, del personale delle segreterie già oberate di lavoro, sugli alunni e sulle famiglie che vedranno la continuità didattica sempre più come un miraggio.

SULLA SCUOLA SI CONTINUA A FARE CASSA ANCHE SE STABILIZZARE I PRECARI DELLA SCUOLA SAREBBE POSSIBILE

Sulla scuola serve un cambio di passo e, nonostante i dati preoccupanti, le soluzioni ci sono. Bisogna partire dalla stabilizzazione. Trasformare l’organico di fatto in organico di diritto e assumere su tutti i posti vacanti rappresenta una scelta coraggiosa che ha costi ragionevoli.  Secondo un’indagine della Uil Scuola Rua, la stabilizzazione dei precari comporterebbe una spesa di poco più di 180 milioni di euro l’anno, ossia 715 euro per ogni precario. È “una cifra all inclusive” che porterebbe beneficio non solo in termini di continuità ma vantaggi ben più ampi.

Servono scelte coraggiose. E volontà politica. Investire nelle persone che ogni giorno rendono possibile il funzionamento delle scuole risulta sempre più cruciale, perché significa investire nel futuro del Paese.

Ufficio Comunicazione Uilscuola

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