In piazza, unitariamente, a rappresentare un’Italia che soffre

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Bologna 6 maggio, Milano 13 maggio e Napoli 20 maggio

Siamo pronti, perché non ci siamo fermati, non abbiamo mai smesso di rivendicare, di ascoltare le persone e di trasferire alla politica il sentimento del Paese reale e le conseguenti opzioni di intervento.

Abbiamo atteso il tempo doveroso e necessario per capire quale fosse l’orientamento nel merito delle questioni del Governo in carica e dell’attività parlamentare.

Non possiamo non riscontrare che le scelte messe in fila sinora dalla politica siano perlopiù deludenti e inefficaci, in altri casi persino profondamente sbagliate.

Non siamo interessati ai colori di chi governa, ma alle misure che vengono decise.

Come siamo scesi in piazza con i precedenti governi – anche sotto attacco della pesante artiglieria mediatica – lo faremo anche stavolta, perché le persone sono stanche e sofferenti e ci chiedono di rappresentare il loro malessere.

In realtà, già da due mesi abbiamo dato vita a partecipatissime assemblee sui territori per discutere e riflettere assieme sulle cose che non vanno come vorremmo e per dare forza alla nostra voce e alle nostre chiare proposte.

Siamo sempre dell’idea che “insieme siamo più forti” e quindi meglio se proseguiamo il percorso di mobilitazione insieme a CGIL e CISL con cui abbiamo sempre mantenuto un rapporto sinergico e di confronto privilegiato anche dinanzi a sfumature talvolta non perfettamente coincidenti nel mezzo per raggiungere il comune obiettivo.

L’evasione fiscale continua a non essere una priorità da aggredire. La tassazione sulle rendite e sulle speculazioni finanziarie è ignorata e l’extra tassa sugli extraprofitti è ancora timida e insufficiente.

Ecco dove andare a prendere e risorse.

Ma per fare cosa?

Intanto per rispondere nell’immediato all’affanno di milioni di persone dinanzi alla perdita del potere di acquisto. Lavoratori e pensionati è da un anno e mezzo che pagano l’inflazione al 10%.

Oltre 7 milioni di lavoratori sono ancora in attesa del rinnovo del contratto. Detassiamo gli aumenti contrattuali!

Cosa si aspetta per intervenire in modo determinato sul cuneo fiscale per aumentare il netto in busta paga?

La riforma del fisco è ancora una vetrina che non risponde alle storture, all’idea costituzionale di progressività ed alle esigenze chi sta più indietro. Non si vede all’orizzonte alcuna riduzione delle aliquote IRPEF. Bisogna redistribuire il peso fiscale.

Scuola e sanità non ricevono l’attenzione di investimenti che meritano, da gangli decisivi quali sono per il riconoscimento e la fruizione di diritti costituzionalmente garantiti.

Sulla sicurezza sul lavoro sono stati fatti persino passi indietro, smontando l’Ispettorato nazionale del lavoro e in virtù di un nuovo codice degli appalti che incoraggia sistema di subappalti a cascata e la discrezionalità.

Dinanzi alle numerose sfide che riguardano la quotidianità delle persone oggi e domani, alle disuguaglianze che si amplificano sempre più, ad un sistema che è sempre più globale si può davvero rispondere con l’autonomia differenziata? Per noi è inaccettabile. Se non riusciamo a garantire la stessa dignità del lavoro in tutto il Paese o gli stessi servizi pubblici, si crea un grave danno anche per le generazioni più giovani. Non possiamo permettere che il Paese continui a viaggiare a due velocità. Se resta indietro il Mezzogiorno, resta indietro tutta l’Italia!

Diamoci appuntamento nelle varie iniziative unitarie provinciali, in attesa di colorare assieme e far straripare di energia le piazze di Bologna, Milano e Napoli.

Buona mobilitazione!

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