Adoc: carovita è ancora emergenza nazionale
02.02.2024
Nel 2023 i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del 5,7%, in flessione dall’8,1% del 2022. Sono i dati dell’Istat dai quali emerge come, nonostante una fase di rallentamento dell’inflazione, dovuta principalmente al calo dei prezzi energetici, i beni alimentari e di prima necessità continuino a rappresentare una sfida significativa per le famiglie italiane. Nel 2023, i prezzi di questi beni sono aumentati del 9,8%, creando difficoltà particolari per le famiglie più povere e a reddito fisso. Quella dei prezzi costituisce ancora una vera emergenza nazionale – sottolinea Anna Rea, presidente di Adoc nazionale, secondo cui, nonostante il taglio del cuneo fiscale sui salari, non si è verificato alcun recupero significativo del potere d’acquisto.
L’inflazione in Italia: Analisi del periodo 2019-2023
Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023, l’Italia ha affrontato una significativa variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, registrando un aumento del 17,2%. Questo dato, reso noto dagli esperti dell’Istat durante la conferenza stampa dal titolo “L’inflazione 2023: una lettura degli indici, l’eredità per il 2024 e gli effetti sulle classi di spesa delle famiglie”, rivela impatti differenziati sulle diverse fasce della popolazione.
L’impatto maggiore sulle persone a basso reddito
A pagare il prezzo più alto sono le persone che hanno meno. Secondo l’Istituto di Statistica nazionale, sempre durante il periodo preso in esame, la crescita cumulata dell’indice generale è risultata essere del 21,7% per chi ha minore capacità di spesa, al contrario, il tasso di inflazione per le famiglie con i livelli di spesa più elevati è stato del 15,2%. L’inflazione colpisce quindi in particolar modo le fasce più deboli e vulnerabili, aumentando le disuguaglianze sociali ed economiche nel nostro Paese.
Dallo zucchero al latte, i prodotti che sono aumentati di più
Tra i prodotti alimentari che hanno subìto un aumento rilevante, rispetto agli altri prodotti del paniere, nel periodo 2019 – 2023, figurano lo zucchero che è aumentato del 64,8%, il riso aumentato del 50% e l’olio di oliva il cui prezzo è salito del 42,3%. Sono cresciuti anche i prezzi della pasta secca (+40,1%), del burro (+36,5%) e del latte intero (+21,9%). Tra i prodotti con la “maggiore flessione del prezzo”, gli smartphone (-36,7%).
Le preoccupazioni e le richieste di Adoc
Adoc esprime preoccupazione riguardo ai dati Istat. Secondo Anna Rea, presidente dell’Associazione Difesa e Orientamento dei Consumatori, quanto emerso dall’Istat contraddice le affermazioni trionfalistiche del governo e rivela una realtà diversa in cui i carrelli sono sempre più vuoti e la spesa più cara.
L’aumento dei prezzi, a cui le famiglie hanno fatto fronte nel corso del 2023 cambiando abitudini di spesa, non si arresterà neanche nel 2024. Ecco perché – continua Rea – continuiamo a ribadire che il carovita è ancora un’emergenza nazionale che sta impoverendo le persone e frenando i consumi. Serve un confronto costruttivo e responsabile con tutti i protagonisti della filiera, dal produttore al consumatore, che trovi soluzioni adeguate e risposte concrete alle difficoltà delle famiglie il cui potere d’acquisto è eroso dall’inflazione. E mentre salari e pensioni rimangono fermi al palo, tutto il resto aumenta. A salire oltre ai prezzi al consumo ci sono il costo dell’energia, dei carburanti, delle bollette e dei mutui. In questo ring, in cui tutto aumenta, i consumatori cambiano stili di vita, abitudini, comprano meno e chiedono meno prestiti, ma i colpi bassi arrivano anche dalle spese dei conti correnti e dall’Rc Auto. È ora di intervenire – conclude Anna Rea. Non possiamo permettere che il carovita mandi al tappeto i consumatori.
Ufficio stampa e comunicazione Adoc Nazionale
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